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"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

02/07/10

UN MICROBO PER CERNOBYL

Degli studiosi americani sono riusciti ad accertare in che modo un tipo di batterio riesca a sopravvivere dopo l’irradiazione di una dose di radiazioni che supera di mille volte la dose mortale per l’uomo. E di pari passo a impostare la preparazione per la creazione di un preparato contro la radioattività.

Nel corso della ricerca, capeggiata dal dottor Michael J. Daly del Dipartimento di Patologia medico-militare dell’Università dello stato del Maryland, si è riusciti a stabilire la causa della resistenza del batterio Deinococcus radiodurans a livelli elevatissimi di radiazioni.




Il microbo si difende dall’irradiazione sferzante grazie a un potente meccanismo di difesa della proteina dall’ossidazione durante tutto il periodo dell’irradiazione.

Il Deinococcus radiodurans si mantiene in vita con un livello di radiazioni mille volte maggiore di quello che ucciderebbe la maggior parte degli organismi viventi tra cui l’uomo. Queste proprietà del batterio possono risultare utili per la depurazione biologica di un ambiente contaminato da una dispersione di radiazioni.

Il principio fondamentale della radiobiologia è basato sul presupposto che le radiazioni sono estremamente pericolose a causa della loro azione distruttiva sul DNA. Secondo Daly, le cose non stanno così.

Secondo i suoi dati, la capacità delle cellule di sopravvivere a un elevato livello di radiazioni dipende dalla quantità di proteine distrutte nel periodo dell’irradiazione.

È interessante il fatto che una dose di radiazioni che può arrecare danni irrilevanti al DNA in cellule sensibili alle radiazioni possa provocare la distruzione sostanziale delle proteine rispetto a cellule resistenti alle radiazioni irradiate dalla medesima dose.

Il nuovo modello di lesione radioattiva ottenuta nel corso della ricerca di Daly sposta l’accento dal danno al DNA al danno alle proteine. Nelle cellule con un’elevata sensibilità alle radiazioni il DNA rispondente alla ricostituzione delle proteine viene anch’esso danneggiato. Nelle cellule resistenti i fermenti rispondenti alla riparazione sopravvivono e funzionano con grande efficacia dopo l’irradiazione, in quanto essi sono difesi da un particolare meccanismo chimico con l’incorporazione dello ione bivalente del manganeso.

Il nuovo modello di opposizione efficace delle cellule all’irradiazione permette di far convergere insieme la gran quantità di risultati contradditori ottenuti negli ultimi due decenni e dimostra l’esistenza di potenti radioprotettori naturali sulla base del manganeso che prevengono il danno alle proteine.

Daly spera che l’estrapolazione dalle cellule del batterio e la conseguente impiantazione di radioprotettori contenenti manganeso depurati nelle cellule sensibili alle radiazioni possano renderle resistenti all’irradiazione per qualche tempo.
Il lavoro dell’èquipe americana apre nuove possibilità per la difesa dalle radiazioni. Come dicono gli studiosi, in futuro è possibile la creazione di preparati in grado di alleviare il ristabilimento in seguito a un’irradiazione. Inoltre potrà forse essere semplificata la depurazione biologica dell’ambiente colpito da contaminazione radioattiva: infatti molti tipi di batteri predisposti alla depurazione biologica di un ambiente colpito da dispersioni dannose sono sensibili alle radiazioni.

Dalle parole degli specialisti, gli studi sul Deinococcus radiodurans consentiranno già di capire come poter rendere questi microorganismi più resistenti alle radiazioni.

L’importanza di questo lavoro per l’ecologia è testimoniata anche dal suo sponsor: la ricerca è infatti finanziata dal US Department of Energy Office of Science’s Environmental Remediation Science Program (ERSP).

Al mondo scientifico la ricerca è presentata nel numero di «PLoS Biology» del 20 marzo 2007.

Data: 23.07.2007
Fonte: www.gazeta.ru
Autrice: Snežana Šabanova
Traduzione: S.F.

Link al pdf dell'articolo: Un microbo per Cernobyl
Link all'articolo originale: Микроб для Чернобыля

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