Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

26/04/19

CHERNOBYL, I LUOGHI DELL'ABBANDONO: COSA RESTA 33 ANNI DOPO IL DISASTRO

Chernobyl, i luoghi dell'abbandono: cosa resta 33 anni dopo il disastro


Tavole ancora imbandite, oggetti personali e fotografie, documenti privati e suppellettili, testimonianze di vite spezzate, segnate per sempre dalla tragedia. È quello che resta a 33 anni dal disastro nucleare di Chernobyl , avvenuto il 26 aprile 1986.La Zona di Esclusione, così è chiamata l’area di 30 km attorno al reattore, presidiata militarmente e a cui si accede solo grazie a particolari permessi, appare oggi come un girone infernale: dai villaggi più perimetrali come Zalissya e Kopachi, di cui restano solo le abitazioni con i tetti e i pavimenti divelti, le attrezzature agricole e qualche macchinario abbandonato, fino al cuore di Chernobyl, l’area delle centrali nucleari e dei radar sovietici come l’imponente ''Duga'' ancora in piedi. Si arriva poi a Pripyat, l’unica area veramente disabitata, nelle altre soggiornano addetti ai lavori e militari per brevi periodi di tempo e su turnazione. Questa cittadina, che ospitava all’epoca 50mila persone, era ricca e fiorente. Chiamata anche 'la città dei bambini', qui avevano trovato la loro dimora i dipendenti delle centrali nucleari e le loro famiglie.

Data: 26.04.2019
Fonte: www.video.repubblica.it

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