Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

28/05/10

GLI EROI DI CERNOBYL: UNA LOTTA CON UN NEMICO INVISIBILE


Cernobyl è una cittadina sul fiume Pripjat’ nella regione di Kiev. Nel 1970, a una decina di chilometri da Cernobyl fu costruita la prima centrale nucleare in Ucraina. Sedici anni più tardi avvenne il più grave incidente dell’energia nucleare della storia.

Che era successo un incidente alla centrale nucleare di Cernobyl l’allora soldato Igor’ Grigor’evič Tambovskij lo venne a sapere dalla cronaca dei giornali. La notizia della tragedia lo urtò profondamente.

Il capitano Tambovskij ha consacrato la propria vita al servizio nella Polizia stradale dell’Ucraina nella regione di Nikolaev. Igor’ Grigor’evič è nativo del villaggio urbanizzato di Domanevka, dove è cresciuto, ha terminato la scuola, e ancora oggi continua a lavorare come ispettore investigativo. Nel suo lungo cammino, iniziato nel lontano 1944, da semplice agente a ufficiale maggiore gli è toccato di vedere molte cose. Ma in particolare gli è rimasta nella memoria la permanenza nella zona dei 30 chilometri attorno a Cernobyl, dove fu destinato per dovere di servizio dopo l’incidente di Cernobyl.

– Quando studiavo all’allora Istituto di costruzioni navali di Nikolaev, – ricorda il liquidatore, – mi chiamarono nelle file dell’Armata sovietica. Allora la mia unità militare 3395 era dislocata nella città di Doneck. Niente presagiva la disgrazia…

Igor’ Tambovskij venne a sapere della tragedia dai giornali locali e soltanto in seguito venne destinato nella città di Vyšgorod per la riqualificazione. Proprio in quel luogo i liquidatori giungevano letteralmente da tutte le regioni del paese, s’inserivano nelle disposizioni militari generali. E già nel giugno del 1987 furono inviati nel territorio della centrale di Cernobyl.

– Quando capitai sul luogo della tragedia, – ricorda Igor’, – ebbi la sensazione di essere finito poco lontano dall’inferno. Un altro passo – e la fine. Poco tempo prima lì c’era una bella e giovane cittadina dove abitavano persone che avevano un lavoro prestigioso alla centrale nucleare, e all’improvviso… il nulla… la paura…

La centrale di Cernobyl vera e propria si trova a 16 chilometri a nord-ovest della cittadina di Cernobyl in un luogo pittoresco sul fiume Pripjat’. E in un solo istante tutto divenne appassito, rimase orfano, gli uomini vennero privati di tutto quello che li aveva circondati per molti decenni. Tutta la popolazione delle città di Cernobyl, Pripjat’ e di tutti i villaggi e centri abitati nel raggio di 30 chilometri dalla centrale nucleare furono evacuati. Questa zona divenne morta, e tale è rimasta fino a oggi, a eccezione di un numero esiguo di abitanti che di propria volontà sono ritornati nelle loro case.

Di quei lontani avvenimenti l’ufficiale ne racconta con una certa prosaicità. Probabilmente perché non considera la sua partecipazione alla liquidazione della centrale di Cernobyl come una cosa straordinaria. «Tale è il nostro lavoro», – sorride il capitano.

– Tutto quel territorio nel raggio di 30 chilometri fu accuratamente circondato con filo spinato per evitare che vi penetrasse qualunque tipo di essere vivente, – racconta Igor’ Tambovskij, – fu installato il servizio di guardia, furono collocati dei punti di controllo, e l’ingresso nella zona veniva permesso soltanto con dei lasciapassare speciali. Proprio di questo mi occupai per quei lunghi 16 mesi – della guardia e della difesa della centrale nucleare di Cernobyl.
Tambovskij tornò a casa quando scadde il termine di servizio. Nel novembre del 1988 Igor’ si era svincolato con la sensazione che i suoi compagni e lui avessero fatto la cosa giusta. I genitori e le persone vicine sarebbero stati orgogliosi di loro. Non avevano niente di cui vergognarsi. Era il loro dovere, l’avevano compiuto con onore.

Passati alcuni mesi dal ritorno a casa Igor’ Tambovskij, dopo aver un po’ “riposato” dal pesante servizio militare che gli era toccato in sorte, trovò impiego nel distaccamento Sud dell’unità militarizzata dei pompieri. In seguito, già nel 1994, ebbe inizio la sua carriera lavorativa negli organi del ministero degli Interni nella regione di Nikolaev.

Più di vent’anni ci separano dalla catastrofe di Cernobyl, che sconvolse i destini di molte migliaia di persone. Nei diversi angoli del paese vivono oggi i liquidatori di quell’incidente. Tristi e inquietanti sono talvolta i loro ricordi dei giorni lontani dell’epopea di Cernobyl. La giornata del 26 aprile è come una ferita ancora aperta nel cuore.

Un prezzo troppo alto è stato pagato dai nostri liquidatori in favore della salvezza dell’umanità. Fu quella una crudele e mortale guerra senza regole né trincee. Contro un nemico invisibile che non ha né viso né gusto né ombra, che sparava e spara pallottole invisibili.

Data: 22.04.2010
Fonte: novosti-n.mk.ua
Traduzione: S.F.

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