Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

14/01/14

EKOUZNIK 2013 - EKOPRISONER 2013 - RAPPORTO ANNUALE


cronaca delle persecuzioni dei difensori dell’ambiente in Russia

PANORAMA 2013

Il 2013 è stato dichiarato dale autorità russe Anno dell’Ecologia.

Nel corso del 2013, secondo i dati di «Ekouznik», sono stati uccisi tre ecologisti: Igor’ Sapatov, Nikolaj Podol’skij e Sergej Malašenko. Inoltre è deceduto per le conseguenze di un feroce pestaggio il giornalista Michail Beketov, che si occupava di informazione ambientale.

Le autorità russe, alla vigilia delle Olimpiadi di Soci, hanno inasprito le persecuzioni degli attivisti ecologisti del Territorio di Krasnojarsk. Sono state intentate alcune cause penali. Diversi dirigenti e attivisti delle organizzazioni ambientaliste locali hanno subito perquisizioni, interrogatori e anche arresti.

Gli abitanti della regione di Voronež hanno intensificato le proteste contro i tentativi di avviare l’estrazione del nichel nelle terre nere (černozëm), nei pressi del parco naturale di Prichoperskij, sulle rive del Chopër, uno dei fiumi più puliti d’Europa. Alla difesa del territorio si è unita anche la comunità dei kazaki. I fautori della protesta sono stati brutalmente picchiati dai sorveglianti della compagnia del nichel. I locali agenti della sicurezza hanno dato il via a una campagna di persecuzione degli attivisti. Le perquisizioni sono avvenute con singolare cinismo. In particolare, Nelli Rudčenko ‒ una delle attiviste in difesa del Chopër ‒ è stata costretta a rimanere in piedi al gelo con solo una camicia addosso durante tutta la perquisizione. Alla fine dell’anno è stato trattenuto uno dei più celebri attivisti kazaki impegnati a difendere le loro terre, Igor’ Žitenev.

Tra le regioni del paese, quella di Mosca rimane una delle più aggressive nei confronti degli eko-attivisti. Dopo un brutale attacco e le ferite da coltello riportate, è rimasta viva per miracolo una politica locale, Ljudmila Garifulina, che si era schierata per la salvaguardia delle zone verdi dal folle sviluppo edilizio. Gli attivisti verdi hanno subito arresti e contro di loro sono state intentate cause giudiziarie. Una di esse è stata condotta contro un operatore della Forestale che aveva tentato di trattenere dei bracconieri VIP. Aleksandr Dovydenko è stato licenziato e in seguito condannato con la condizionale. Quest’anno è morto Michail Beketov, il quale era stato brutalmente picchiato a Chimki e che non si è più ripreso dalle conseguenze di quell’aggressione. I mandanti e gli esecutori di quel crimine a oggi non sono ancora stati trovati.

Un’ampia risonanza ha avuto il caso della nave Arctic Sunrise. Gli attivisti di Greenpeace, l’organizzazione ecologista nota e rispettata in tutto il mondo, hanno provato a difendere con mezzi pacifici l’Artico russo. L’azione di protesta indiscutibilmente pacifica ha provocato una reazione del tutto inadeguata da parte dei Servizi di sicurezza russi. La nave è stata sequestrata e scortata fino a Murmansk. Per tutto il tempo l’equipaggio è rimasto senza collegamenti. Successivamente, i tribunali hanno preso la decisione di fare arrestare I membri dell’equipaggio. I prigionieri sono stati trattenuti in condizioni inaccettabili, non a tutti sono stati messi a disposizione gli interpreti. La campagna mediatica aggressiva intrapresa dai mass-media controllati dal governo ha fatto degli eko-attivisti ora dei pirati ora degli assalitori. Le accuse mosse loro dalla Procura non si sono discostate dalle versioni dei mass-media governativi. Infine, insieme ai veri e propri attivisti di Greenpeace sono stati arrestati anche dei giornalisti che cercavano di fare luce su quest’avvenimento.

Purtroppo, la regione di Murmansk non si è contraddistinta soltanto per l’arresto degli attivisti di Greenpeace. Nel 2013 vi sono infatti stati uccisi due eko-attivisti: Nikolaj Podol’skij e Sergej Malašenko.

Non è stata fatta luce sull’assassinio dell’eko-attivista Igor’ Sapatov in Tatarstan.

Dall’analisi degli episodi di persecuzione nei loro confronti, se ne conclude che per la maggior parte gli eko-attivisti sono stati oggetto di persecuzione in quei casi dove le autorità locali (o federali) appoggiavano progetti di strutture commerciali e coprivano i metodi criminali delle compagnie nei riguardi della protesta civile della cittadinanza.

Un pericolo non di poco conto per i verdi è derivato quest’anno dalle forze di sicurezza e dai tribunali, i quali hanno prodotto cause amministrative e penali per i motivi più fantastici.

Nel diagramma seguente è raffigurato il quadro delle persecuzioni degli attivisti ambientali per regione, secondo i dati di monitoraggio di “Ekouznik”. Le cifre indicano il numero degli attivisti uccisi, arrestati o sottoposti ad altro tipo di persecuzione in una data regione.


Regione di Murmansk – 32
Territorio di Krasnojarsk – 8
Regione di Mosca – 5
Regione di Voronež – 3
Tatarstan – 1
Regione di Sverdlovsk – 1

Il triste primato è detenuto dalla regione di Murmansk, nella quale sono stati assassinati due eko-attivisti e il tribunale ha condannato all’arresto 30 membri dell’equipaggio della nave “Arctic Sunrise” di Greenpeace.

Segue il territorio di Krasnojarsk, dove 8 attivisti hanno subito pressioni di vario genere fino all’arresto.

5 eko-attivisti sono stati perseguitati nella regione di Mosca, dove è stato brutalmente picchiato Michail Beketov, poi deceduto nel 2013.

Uno degli omicidi degli ecologisti è avvenuto in Tatarstan.

Link alla versione completa del rapporto (in russo)

Data: 01.09.2014
Fonte: www.ecouznik.livejournal.com
Autore: Oleg Kozyrev
Traduzione: S.F.



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