Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

07/03/18

LA NUBE RADIOATTIVA DELLO SCORSO ANNO POTREBBE ESSERE STATA PRODOTTA IN RUSSIA


La nube radioattiva dello scorso anno potrebbe essere stata prodotta in Russia


Nell’autunno del 2017 per due settimane una nube radioattiva ha coperto parte dell’Europa centrale e occidentale, come rilevato da numerose agenzie per l’ambiente tra Ucraina e Francia, Norvegia e Grecia. La nube conteneva Rutenio-106, un isotopo radioattivo solitamente derivato dal combustibile nucleare esaurito. Era molto rarefatta per essere pericolosa per la salute, ma il semplice fatto che sia esistita continua a essere un mistero per esperti e agenzie nucleari, che da mesi stanno cercando di ricostruire le sue origini. Una nuova ipotesi sostiene che la nube si sia prodotta in Russia, durante la preparazione del materiale radioattivo da inviare in Italia per un discusso esperimento nei laboratori del Gran Sasso, ora cancellato.

I ricercatori dell’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare (IRSN), in Francia, hanno diffuso un comunicato nel quale spiegano che il rilascio di isotopi potrebbe essere avvenuto nell’impianto russo per il trattamento di rifiuti nucleari di Mayak, a poca distanza dalla città di Ozyorsk, nella Siberia occidentale. Altri esperti avevano fatto ipotesi simili alla fine dello scorso anno, ma le autorità russe avevano negato la circostanza e ancora oggi sostengono che non ci siano legami dimostrabili tra la nube radioattiva e le attività svolte a Mayak. L’Istituto di sicurezza nucleare dell’Accademia delle Science russa (IBRAE) si è riunito a Mosca alla fine di gennaio e, dopo un lungo dibattito, i suoi membri non sono arrivati a una posizione comune sulle origini della nube.


Data: 19.02.2018
Fonte: www.ilpost.it

FUKUSHIMA: DOPO 7 ANNI IN MOLTE ZONE LA CONTAMINAZIONE È 100 VOLTE SUPERIORE ALLE NORME


Fukushima: dopo 7 anni in molte zone la contaminazione è 100 volte superiore alle norme
radiazioniDisastro nucleare di Fukushima: non è servita a molto la decontaminazione svolta in alcuni punti. Sette anni dopo la catastrofe, in alcune aree si registrano valori di contaminazione radioattiva fino a 100 volte superiore alle norme.
A snocciolare i dati è Greenpeace Giappone che, in un’analisi relativa alla situazione delle aree contaminate dalla catastrofe nucleare dell’11 marzo 2011, delinea una situazione ancora molto grave.

Sette anni dopo l’esplosione della centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi e il conseguente disastro e un anno dopo che il governo giapponese ha revocato gli ordini di evacuazione nelle aree di Namie e Iitate, i livelli di radiazione rimangono troppo alti per il ritorno a un ambiente sicuro per le migliaia di cittadini giapponesi sfollati.

Questa è la conclusione dell’ultimo ampio studio (Reflections in Fukushima: The Fukushima Daiichi Accident Seven Years On) sulle radiazioni nella Prefettura di Fukushima, a Namie e Iitate, di Greenpeace, che arriva anche a specificare che in quelle aree, dove gli ordini di evacuazione sono stati revocati nel marzo 2017, la contaminazione rimarrà ben al di sopra delle raccomandazioni internazionali di massima sicurezza per l’esposizione alle radiazioni pubbliche di 1 millisievert all'anno (1mSv, il sievert è un’unità di misura della radioattività) per molti decenni.

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Data: 02.03.2018
Fonte: www.greenme.it

NON SOTTOVALUTIAMO LE BASSE DOSI DI RADIAZIONE!


Non sottovalutiamo le basse dosi di radiazione!


Il 17/09/2008 Fehr Hans-Jürg, membro del Consiglio Federale Svizzero, presentò un postulato (interrogazione) al Consiglio Nazionale con tema gli effetti che le radiazioni nucleari a bassa intensità hanno sulle persone, animali e piante presenti nell'ambiente circostante le centrali nucleari svizzere. Il Consiglio Federale, accettando in data 26.11.2008 il postulato, decise di finanziare degli studi in merito e il 19.12.2008 il Consiglio Nazionale adottò il provvedimento. Il 28 giugno 2011 venne pubblicato il risultato degli studi commissionati .

Il 2 marzo di quest’anno, dopo quasi 10 anni dalla presentazione del postulato, il Consiglio Federale ha, finalmente, preso atto del rapporto concernente lo stato delle conoscenze sui rischi delle radiazioni ionizzanti a basse dosi (o dosi deboli), riportando testualmente nel suo comunicato: “Il rapporto conclude che recenti studi supportano l'applicazione del modello lineare senza soglia come base per la protezione dalle radiazioni in Svizzera. Secondo questo modello, qualsiasi esposizione a radiazioni ionizzanti, anche a basse dosi, aumenta linearmente il rischio di cancro o di malattie ereditarie. Non c'è una dose al di sotto della quale si può considerare che l'esposizione non abbia alcun effetto”. Subito dopo vene aggiunto: “Il rispetto dei limiti di dose stabiliti dalla legislazione garantisce che questo rischio sia tollerabile per la popolazione svizzera”. L’annotazione, pur cercando di tranquillizzare la popolazione svizzera, afferma con più forza il rischio correlato alle bassi dosi definendolo non superato o superabile, ma semplicemente “tollerabile” .

Quanto riportato impone la necessità, sostenuta da anni da Mondo in cammino, della revisione del concetto di norma, riferito alla contaminazione radioattiva degli alimenti assunti dall’uomo. Non si possono, infatti, stabilire - con numeri puramente amministrativi (vedi, per esempio, quelli sul Cesio 137 che in natura non esiste, ma è frutto dell’attività umana) - i limiti ammissibili di contaminazione radioattiva per il cibo. E’ necessario rivedere le norme europee, partendo dal fatto che “non c'è una dose al di sotto della quale si può considerare che l'esposizione non abbia alcun effetto” per l’organismo umano che abbia assunto cibi contenti radioattività, così come ammessa e contemplata dalle attuali norme europee.

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Massimo Bonfatti
(presidente di Mondo in Cammino)

Data: 03.03.2018
Fonte: www.progettohumus.it

LÀ SUTA, IL DOCUMENTARIO SULL’EREDITÀ NUCLEARE DI SALUGGIA


Là suta, il documentario sull’eredità nucleare di Saluggia

Presentato in anteprima e in una versione non definitiva nell’edizione 2014 di CinemAmbiente, Là suta. La nostra eredità nucleare in un triangolo d’acqua di Daniele Gaglianone, Cristina Monti e Paolo Rapalino è il documentario con il quale i tre autori torinesi hanno raccontato la parabola del nucleare in Piemonte. Si tratta di una storia lunga sessant’anni e attualmente circoscritta, come specifica il sottotitolo, in un fazzoletto di terra a valle dell’abitato di Saluggia, quello compreso fra il Canale Cavour, il Canale Farini e la Dora Baltea.


A quasi quattro anni dalla proiezione in anteprima, la versione definitiva di Là suta continua a essere di strettissima attualità. Come in molti altri casi in cui il mondo della politica è chiamato a occuparsi di una questione di ambiente e di salute pubblica, le scorie di Saluggia rappresentano una criticità da relegare nell’agenda del procrastinabile. Passa il tempo e si alternano i Governi, ma la situazione dei rifiuti dell’attività nucleare italiana resta la stessa di trent’anni fa. I lavori di messa in sicurezza del sito Eurex, di costruzione dell’impianto di riprocessamento Cemex e del deposito delle scorie nel “triangolo d’acqua” procedono a rilento rendendo l’inchiesta dei tre registi torinesi un evergreen.


Data: 21.02.2018
Fonte: www.ehabitat.it

FUKUSHIMA, A NUCLEAR STORY

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