Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

17/09/15

PRYPYAT MON AMOUR


This project documents Alina’s journey back to her hometown of Prypyat, Ukraine, which she and her family evacuated in 1986 following the nuclear power plant catastrophe at Chernobyl.

 
“We were evacuated from Prypyat when I was only one-year-old. My father, an engineer, was working in the plant on the night of the accident. He was then 28-years-old and my mother, only 23-years-old.

At the time, the average age of residents in Prypayt--a small town three-kilometers away from Chernobyl, built for the families of the nuclear power plant employees--was 26-years-old.

In 2011, at the age of 26, I revisited my hometown for the first time--a town I never knew and never will. The accident at the plant drastically and radically altered my parents’ lives and also my own. In many respects, all of my desires and passions sprung from the ruins of Chernobyl. And many people who I miss are gone because of it.

Prypyat Mon Amour documents my own (re)immersion into what is now a ghost town, the little town that marked my life’s genesis and also (through my absence from it) became my greatest influence.

This project is about grave loss, redemption and awakening of long forgotten memories.”

Fonte: www.alinarudya.com

IN NORVEGIA RENNE RADIOATTIVE PER COLPA DI CHERNOBYL



In Norvegia renne radioattive per colpa di Chernobyl

Un’indagine ha rilevato che in Norvegia sono molte le renne radioattive con valori oltre la norma, e nel giro di due anni sono aumentate di cinque volte.


Sono passati 28 lunghi anni dal disastroso incidente nucleare di Chernobyl, in Ucraina; eppure le conseguenze non smettono di manifestarsi. Grazie al rapporto annuale State of the Environment, realizzato dalla Norwegian Radiation Protection Authority (NRPA), è possibile mappare i livelli di radioattività nelle renne norvegesi, così da tenere sotto controllo la qualità dell’ambiente.

I risultati che sono emersi dall’ultima indagine hanno allarmato gli studiosi: gli animali hanno mostrato di avere livelli di radioattività altissimi, come non si registravano da molto tempo. L’ultima misurazione risalente al 2012, infatti, aveva rilevato livelli di radiazioni pari a 1.500 bequerel/kg, mentre quest’anno ne sono stati rilevati ben 8 mila: nel giro di un biennio, quindi, la radioattività nelle renne è aumentata di almeno 5 volte.

Purtroppo, però, non si parla solo di renne radioattive, ma anche di pecore. Lo stesso studio è stato condotto anche su altri animali e i risultati sono stati ugualmente allarmanti: considerando che il livello di guardia per i consumatori di carne è fissato in 600 bequerel/kg, nelle misurazioni sono state raggiunte punte di 4.500.

Non è un fenomeno del tutto sconosciuto, però, e le sue cause possono essere facilmente ricondotte nell’eccezionale proliferazione dei funghi durante l’estate appena trascorsa: le renne li amano e ne mangiano a tonnellate, con l’unico inconveniente che i funghi hanno una straordinaria capacità di assorbimento delle radiazioni. Ed ecco ottenute le renne radioattive.

Il Cesio 137, elemento in parte utilizzato nella centrale nucleare di Chernobyl, ha un tempo di decadimento di 30 anni: dovrebbe, quindi, venire smaltito nel giro di un paio di anni. Ma, nel frattempo, il pianeta continua a soffrirne e tutti gli esseri viventi a subirne le conseguenze.

Data:
19.11.2014
Fonte: www.tuttogreen.it

MORTO IL FOTOGRAFO CHE IMMORTALÒ IL DISASTRO A CHERNOBYL

Morto il fotografo che immortalò il disastro a Chernobyl

 


È morto in un incidente stradale, Igor Kostin, 78 anni, il fotografo ucraino che nel 1986 ha immortalato per primo il disastro alla centrale di Chernobyl. Lo ha reso noto oggi la moglie Alla Kostin, precisando che l’incidente è avvenuto ieri alla periferia della capitale ucraina, Kiev. 

Ore dopo l’esplosione alla centrale, quel tragico giorno del 26 aprile del 1986, Kostin e altri due fotografi si recarono in elicottero nel luogo del disastro.  

Le forti radiazioni rovinarono tutte le sue fotografie, tranne una, diventata poi una delle fotografie simbolo di quanto accaduto. Negli anni successivi al disastro Kostin è ritornato più volte nella zona contaminata per documentare i lavori di decontaminazione.

Data: 10.06.2015
Fonte: www.lastampa.it

 

CHORNOBYL, L’IMPERO ESPLODE


un estratto dal capitolo 11 del saggio Ucraina terra di confine di Massimiliano Di Pasquale



Secondo le statistiche pubblicate dalla rivista statunitense Forbes in occasione del ventiquattresimo anniversario della tragedia, Chornobyl sarebbe in cima alla lista dei posti più “esotici” da visitare al mondo. Nel 2009 ben settemila turisti, in prevalenza scandinavi, russi e ucraini, grazie alla collaborazione dell’agenzia statale Chornobyl Interinform, hanno varcato la zona un tempo proibita e passato i check point a 30 e 10 chilometri dal famoso reattore 4, fino a dieci anni fa riservati a scienziati, tecnici e giornalisti. Meta “turistica” sui generis – gli esperti assicurano che non si corre alcun rischio di sterilità o di cancro alla tiroide visitando la città fantasma di Prypyat e la zona del reattore – Chornobyl continua ancora oggi a rappresentare per la società ucraina un enorme “buco nero” dai profondi risvolti sociali ed etici.

L’esplosione del 26 aprile 1986, dovuta all’avaria del quarto reattore nucleare della centrale, causò infatti “la maggiore catastrofe nucleare nella storia dell’umanità” (ONU). Il rilascio di nove tonnellate di materiale radioattivo determinò la morte, nel giro di pochi giorni, di trentadue persone e l’inizio di una lunga catena di decessi causati da malattie provocate dalle radiazioni. Soltanto in Ucraina, in conseguenza dell’esplosione di Chornobyl sono stati contaminati 294 centri abitati, siti in 77 province di 12 regioni. Al 1° gennaio 2005 nel paese si contavano 2 milioni e 246 mila cittadini aventi lo status di vittime, compresi 643 mila bambini. Sul piano politico-sociale le conseguenze furono altrettanto gravi. Chornobyl finì infatti per accelerare il processo di dissoluzione del regime sovietico a causa dell’acuirsi della già evidente e insanabile frattura tra società civile e Partito.

La catastrofe alla centrale nucleare ha luogo nel 1986, l’anno successivo all’insediamento al Cremlino di Mikhail Gorbachev, l’ex delfino di Yuri Andropov, che dopo la stagione della “gara dei catafalchi” (muoiono uno dopo l’altro Brezhnev, Andropov e Chernenko), avrebbe voluto riformare il sistema sovietico con una politica di ristrutturazione e trasparenza. Le parole d’ordine perestroika e glasnost, ripetute come un mantra da Mikhail Sergeevich, politico stimato anche in Occidente, suonarono vuote, retoriche e finanche beffarde nei giorni di quel tragico evento.


Data: 25.04.2015
Fonte: www.guerraucraina.it

 


DA CHERNOBYL A FUKUSHIMA, L’IMPATTO PSICOLOGICO DEI DISASTRI NUCLEARI


Da Chernobyl a Fukushima, l’impatto psicologico dei disastri nucleari

La Fukushima Medical University ha esaminato l’impatto radiologico e psicologico duraturo dei disastri nucleari

Da Cernobyl a Fukushima, l’impatto psicologico dei disastri nucleari
Dall’incidente russo di Kystym, nella Russia del 1957, a quello di Fukushima, nel Giappone 2011, passando per Windscale Piles (UK, 1957), Three Mile Island (Stati Uniti, 1979 ) e ovviamente Chernobyl (Russia, 1986). Questa la carrellata di disastri nucleari accorsi negli ultimi 60: cinque gravi incidenti, valutati di livello 5 o più, che hanno determinato nella popolazione non solo danni fisici ma anche psicologici. Ed è proprio quest’ultimo aspetto ad essere considerato nel dossier in tre parti pubblicato in questi giorni su The Lancet. Il lavoro, coordinato dal dottor Koichi Tanigawa della Fukushima Medical University ha esaminato l’impatto radiologico e psicologico duraturo dei disastri nucleari. E se i danni fisici sono più o meno conosciuto, forse meno diffuse risultano essere le informazioni sugli effetti negativi per la salute mentale dei sopravvissuti agli incidenti.

Si tratta di un aspetto già affrontato nel 2006 dal Forum delle Nazioni Unite di Chernobyl che aveva concluso: il problema di salute pubblica più grave nelle catastrofi nucleari risultano essere gli effetti psicologici, aggravati da una scarsa comunicazione in merito ai rischi per la salute associati ai livelli di radiazione segnalati. I tassi di depressione e la percentuale di disturbo da stress post-traumatico rimangono elevati fino a 20 anni dopo l’incidente. Problemi simili sono stati osservati dopo Fukushima, come riporta la Direzione dell’Health Survey Fukushima. Gli autori evidenziano inoltre come i ripetuti sfollamento e spostamenti a lungo termine degli abitanti abbia portato a problemi sanitari gravi per la fetta della popolazione più vulnerabile, con un rapido aumento dei decessi tra gli anziani. Secondo il dottor Tanigawa, “anche se la dose di radiazioni assorbite dagli abitanti a Fukushima è stata ‘relativamente bassa‘, si prevedono problemi psicologici e sociali importanti e in gran parte derivanti dalle differenze di percezione dei rischi”.

Ricordiamo che l’incidente di Fukushima ha portato alla evacuazione di 170.000 residenti entro un raggio di 30 km della centrale e che proprio in questi giorni, tre ex dirigenti della Tepco si avviano a rispondere di negligenza professionale con conseguente morte e lesioni per la crisi nucleare del 2011. Oggi infatti una commissione giudiziaria indipendente di cittadini ha raccomandato il rinvio a giudizio dell’ex presidente Tsunehisa Katsumata e gli ex vice presidenti Sakae Muto e Ichiro Takekuro. Si tratta, spiega la tv pubblica Nhk, della prima volta in assoluto che delle accuse penali individuali sono mosse sull’incidente giapponese. Il tribunale Distrettuale di Tokyo dovrebbe a questo punto nominare i magistrati incaricati di incriminare i tre.

Data: 31.07.2015
Fonte: www.rinnovabili.it

DOPO 30 ANNI TERRENO DELLE ALPI ANCORA CONTAMINATE DA CHERNOBYL




Secondo un nuovo studio da parte della Commissione per la ricerca e l'informazione indipendente sulla radioattività (Criirad), il terreno del Mercantour, una zona della Francia ove è situato uno dei più importanti Parchi nazionali d'Oltralpe, è contaminato dalle radiazioni, che sono una diretta conseguenza del disastro di Chernobyl. La tragedia ucraina "esplose" il 26 aprile 1986, causando un'enorme nube radioattiva che aveva toccato e destato panico e allarme in tutta l'Europa.

Le misurazioni della radioattività, all’inizio di luglio nel settore del col de la Bonette-Restefond, tra le Alpi marittime e le Alpes de Haute Provence, mostrano che il livello di radiazione è due volte superiore al normale, ad un metro sotto terra. E’ infatti la presenza di cesio 137, un metallo radioattivo prodotto da centrali nucleari a destare preoccupazione.
“I livelli di radiazioni a contatto con il terreno superano su aree di accumulo valori decine di volte o anche più di 100 volte superiore rispetto al livello naturale“, osserva inoltre l’associazione anti-nucleare.

Le conseguenze erano stato particolarmente intense nel sud-est della Francia", ha detto l'associazione indipendente, che dice di aver già "evidenziato, tra il 1996 e il 1998, contaminazione del suolo molto forte nel Mercantour". Le misurazioni della radioattività, all'inizio di luglio nel settore del col de la Bonette-Restefond, tra le Alpi marittime e le Alpes de Haute Provence, mostrano che il livello di radiazione è due volte superiore al normale, ad un metro sotto terra.E' infatti la presenza di cesio 137, un metallo radioattivo prodotto da centrali nucleari a destare preoccupazione. "I livelli di radiazioni a contatto con il terreno superano su aree di accumulo valori decine di volte o anche più di 100 volte superiore rispetto al livello naturale", osserva inoltre l'associazione anti-nucleare.

Oltre 10.000 becquerel per chilo (l'unità utilizzata per misurare la radioattività), impongono ai sensi delle normative vigenti la necessità del trattamento dei terreni contaminati per "non rimanere a lungo in zone contaminate, poiché questa lunga esposizione può avere gravi conseguenze: quali problemi alla tiroide e tumori", avverte Bruno Chareyron,  direttore del laboratorio di Criirad. Il Mercantour è un sito turistico che accoglie ogni anno migliaia di escursionisti.

Data: 02.08.2015
Fonte: www.valledaostaglocal.it

LA RADA UCRAINA HA RESCISSO IL CONTRATTO PER LA COSTRUZIONI DI DUE NUOVI REATTORI DELLA CENTRALE NUCLEARE DI CHMELNICKIJ



La rada ucraina ha rescisso il contratto per la costruzioni di due nuovi reattori della centrale nucleare di Chmelnickij

Хмельницкая АЭС. Архивное фото

Il parlamento ucraino alla seconda votazione ha rescisso il contratto per portare a termine la costruzione dei due nuovi reattori nucleari della centrale di Chmelnickij.


Data: 16.09.2015
Fonte: www.ria.ru
 

RITROVATO L’URANIO DI TITO: 400 CHILI DI SCORIE NUCLEARI


Ritrovato l’uranio di Tito: 400 chili di scorie nucleari

Sono i cospicui resti degli esperimenti atomici tentati dalla Jugoslavia: stoccati in bidoni nel magazzino di un istituto di ricerca scientifica di Zagabria, erano lì, dimenticati, dagli Anni ’50


Il dottor Stranamore negli anni ’50 del secolo scorso lavorava a Zagabria. Probabilmente all’istituto Ruder Boškovi„ della capitale croata nei cui magazzini da almeno 65 anni si trovano stoccati 400 chilogrammi di uranio 238. La scoperta è avvenuta nel luglio scorso, quando una società specializzata, la Ekoteh, è stata chiamata per effettuare operazioni di bonifica. Ebbene, i tecnici sono rimasti a bocca aperta quando hanno trovato i fusti, alcuni in cattivo stato e con fuoriuscite di materiale radioattivo, che contenevano l’uranio di cui nessuno, né all’istituto né al governo, aveva l’evidenza.

Ma che cosa ci faceva l’uranio in quei magazzini, in un edificio collocato nel centro di Zagabria? L’ipotesi più concreta è quella offerta dal professor Franjo Plavši„, chimico e tossicologo il quale sostiene sulle colonne del Ve›ernji list che probabilmente si tratta dei resti di un tentativo di produrre armi atomiche a ridosso del 1950, quindi nell’allora Jugoslavia di Tito. «Il tentativo c’è stato - afferma il chimico - quindi si può pensare che quanto trovato nei magazzini dell’istituto Ruder Boškovi„ costituisca il materiale residuo di quell’esperimento abortito».


Data: 06.09.2015
Fonte: www.ilpiccolo.gelocal.it

UCRAINA: NUOVO INCENDIO NELLA ZONA DI ESCLUSIONE DI CHERNOBYL

Ucraina: nuovo incendio nella zona di esclusione di Chernobyl

Un grande incendio nella zona di esclusione di Chernobyl era già scoppiato il 9 agosto tra i villaggi di Buda Varovichi e Kovshilovka.

 
Un altro incendio e’ scoppiato ieri sera nella cosiddetta “zona di esclusione” a Chernobyl, in Ucraina, teatro nel 1986 del piu’ grave incidente nucleare della storia. Lo riporta l’agenzia Itar Tass, citando un funzionario del servizio di emergenza statale di Kiev. La fonte non ha dato ulteriori informazioni sulla zona esatta dell’incendio. “La situazione e’ sotto controllo”, ha detto. Un grande incendio nella zona di esclusione era gia’ scoppiato il 9 agosto tra i villaggi di Buda Varovichi e Kovshilovka.
 
Data: 02.09.2015
Fonte: www.meteoweb.eu

NEL 1957 A MAYAK LA CATASTROFE NUCLEARE PIÙ GRAVE DELLA STORIA

Nel 1957 a Mayak la catastrofe nucleare più grave della storia

Negli anni ’50 nella regione degli Urali, nell’ex-Urss, si verificarono tre catastrofici incidenti. Tre italiani, Alessandro Tesei, Pierpaolo Mittica e Michele Marcolin lavorano a un documentario che vuole raccontare cosa è successo in quei luoghi dimenticati dalla storia.

 


Chernobyl e Fukushima non sono state le uniche catastrofi nucleari planetarie. Dietro gli Urali, nella regione di Chelyabinsk, una delle più inquinate di tutta la Russia, si sono infatti verificati tre gravissimi incidenti.  

La centrale di Mayak (che in russo significa “faro”) nacque nel 1949 per produrre plutonio per armi nucleari, e dal 1949 al 1952 riversò circa 76 milioni di metri cubi di rifiuti liquidi altamente radioattivi - principalmente cesio e stronzio - nel Techa, fiume lungo il quale vivevano circa 124.000 persone, divise in villaggi dediti all’agricoltura e all’allevamento.  

Nel 1957, nell’impianto di Mayak esplose un serbatoio di rifiuti radioattivi e, oltre al cesio e allo stronzio, si aggiunse il ben più pericoloso plutonio; l’esplosione formò una nube radioattiva che coprì un’area di circa 23.000 Km quadrati, creando l’area della “East Ural Radioactive Trace” e sprigionando almeno il doppio dei radionuclidi dell’incidente di Chernobyl.  

Il terzo incidente ebbe luogo nel 1967, quando il Lago Karachay, usato per lo smaltimento dei rifiuti nucleari più pericolosi, si asciugò a causa di un’estate torrida, e i venti spazzarono le sue polveri radioattive per un’area di circa 2.000 Km quadrati.


Data: 02.08.2014
Fonte: www.lastampa.it

 

CHERNOBYL NON È UN'OPINIONE

Chernobyl non è un'opinione

"Il tribunale di Ascoli Piceno ha condannato a un anno di reclusione Beppe Grillo per aver diffamato Franco Battaglia, docente del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Grillo in un comizio aveva duramente attaccato il docente che in una trasmissione televisiva aveva affermato come quella nucleare sia la tecnologia più sicura esistente e che erano stati pochissimi i morti a causa del disastro nucleare della centrale di Cernobyl nel 1986.Grillo è stato condannato per quello che viene ancora definito come reato d'opinione, ma le affermazioni del prof. Battaglia, parlando di qualcosa di terribile, materiale e dimostrabile sul piano scientifico, non sono accettabili neanche come un opinione, sulla scienza non si fa opinione ma ricerca, verifiche, dati, risultati empirici.

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Le affermazioni del prof. Battaglia del resto sono state clamorosamente smentite sia dalla realtà che da studi scientifici.

Ad aprile di quest’anno, Greenpeace ha raccolto in un rapporto i contributi di una sessantina di scienziati e ricercatori di Ucraina, Bielorussia e Russia per cercare di comprendere le conseguenze del disastro nucleare di Cernobyl sulla salute a lungo termine.
Le stime sulla mortalità derivante dall’incidente di Cernobyl variano a seconda dei parametri presi in esame. La più recente ricerca epidemiologica, pubblicata in collaborazione con l’Accademia Russa delle Scienze, mostra che gli studi precedenti erano stati troppo cauti. Per esempio, l’AIEA nel 2005 parla di soli quattromila morti, ma le statistiche più recenti stimano invece in duecentomila le morti dovute all’incidentedi Cernobyl, tra il ’90 e il 2004 prendendo in esame solo Ucraina, Bielorussia e Russia.
La sintesi del rapporto dimostra quanto sia ampio il margine di incertezza sull’impatto reale del disastro: il rapporto di Greenpeace, includendo dati nuovi, sottolinea comunque come le statistiche ufficiali dell’industria nucleare (ad esempio il rapporto AIEA del 2005) abbiano sottostimato sia l’impatto locale che quello internazionale dell’incidente.
Oggi è chiaro che Cernobyl ha causato un incremento considerevole dei casi di tumore, in particolare nelle aree fortemente contaminate e tra i ‘liquidatori’. I ‘liquidatori’ della Bielorussia, ad esempio, mostrano un’elevata incidenza di tumori ai reni, alla vescica e alla tiroide nel periodo 1993 –2003. La leucemia è considerevolmente alta nei ‘liquidatori’ ucraini, negli adulti bielorussi e nei bambini delle aree più contaminate dellaRussia e Ucraina.
Altri esempi, pur non esaustivi:
- Tra il 1990 e il 2000, l’incremento dei tumori in Bielorussia è stato del 40 per cento con incremento maggiore, 52 per cento, registrato nella regione altamente contaminata di Gomel.
- In Russia, i casi di cancro nelle regioni fortemente contaminate di Kaluga e Bryansk sono stati superiori all’intero Paese nel suo complesso. Nelle aree altamente contaminate di Bryansk la morbilità è 2,7 volte superiore rispetto alle aree meno contaminate della regione.
- Nella regione ucraina di Zhytomir, il tasso di cancro tra gli adulti è aumentato di tre volte dal 1986 al 1994, dall’ 1.34 per cento al 3.91 per cento.
Il cancro alla tiroide è aumentato drammaticamente in tutti e tre i Paesi, come previsto per il rilascio di massicce quantità di radiazioni.

L’incidenza nella regione fortemente contaminata di Bryansk nel periodo 1988-1998 è stato il doppio di quello della Russia e il dato è triplicato nel 2004. Stime anche di sessantamila casi in eccesso sono state fatte per le sole Ucraina, Bielorussia e Russia.
I bambini che avevano fino a 4 anni al tempo dell’esposizione si sono dimostrati particolarmente vulnerabili al cancro. Prima dell’incidente, l’incidenza del cancro alla tiroide tra bambini e 4 adolescenti era in media di 0.09 casi ogni 100 mila all’anno. Dopo l’incidente, è salita a 0.57-0.63 ogni 100 mila all’anno.
Il picco dei tumori alla tiroide tra coloro che erano bambini o adolescenti al tempo della catastrofe si registrerà nel periodo 2001-2006. I tumori alla tiroide dovuti all’esposizione alle radiazioni di Cernobyl si sono mostrati particolarmente aggressivi con formazione precoce e rapida di tumori secondari alle ghiandole linfatiche e ai polmoni con peggioramento delle prognosi e con richieste di interventi chirurgici multipli da effettuare.

Dato il lungo periodo di latenza di questi tumori, è possibile aspettarsi un loro aumento ancora per decadi e anche la parte della popolazione che ha ricevuto dosi relativamente più basse andrebbe sottoposta a un monitoraggio a lungo termine in modo da poter intervenire tempestivamente.
Leucemia


I più alti tassi di leucemia acuta tra i “liquidatori” bielorussi sono stati riscontrati per la prima volta nel 1990 -91. Dal 1992, incrementi significativi nell’incidenza di tutte le forme di leucemia si sono registrati nella popolazione adulta di tutta la Bielorussia.
In Ucraina, nelle quattro aree più altamente contaminate delle regioni di Zhytomyr e Kiev, la frequenza di tumori maligni del sangue era significativamente più alta rispetto al periodo prima della catastrofe.
Nella regione di Tula la leucemia infantile nel periodo post-Cernobyl ha superato i tassi medi della Russia, soprattutto nei bambini tra i 10-14 anni. A Lipetsk sono aumentati di 4,5 volte dal 1989 al 1995. Alcuni dati suggeriscono che il rischio di leucemia è aumentato regolarmente nei feti esposti alle radiazioni.
Altri tumori.
Un aumento dei tumori delle vie respiratorie nelle donne è stato osservato in molte aree contaminate della regione di Kaluga. Dal 1995 in avanti una crescita di tumori allo stomaco, ai polmoni, al seno, al retto, al colon, alla tiroide, al midollo osseo, al sistema linfatico è stato registrato nel sud-est della regione. A Tula, tra il 1990 e il 1994, sono stati rilevati alti tassi insoliti di tumore alle ossa e al sistema nervoso centrale nei bambini.

In molti territori contaminati dell’Ucraina l’incidenza di tumori al seno resta abbastanza stabile e un po’ più basso rispetto alle zone circostanti per tutto il periodo del 1980-1992. Comunque, dal 1992 in poi i casi di tumori al seno cominciano ad aumentare e recentemente è stato registrato anche un aumento di tumori alle vie urinarie e alla vescica. Le fonti del rapporto di Greenpeace

1 Minatom (Russian Ministry of Nuclear Energy ), Branch report on safety for 2001, Moscow, 2002

2 IAEA (2005) Chernobyl: The True Scale of the Accident

3 Chernobyl Forum .Expert Group “Health” (EGH) Report “Health Effects of the Chernobyl Accident and Special Health Care Programs” , Working Draft, August 31, 2005

4 Mousseau T, Nelson N, Shestopalov V (2005). Don’t underestimate the death rate from Chernobyl. Nature 437, 1089

5 Anspaugh LR, Catlin RJ, Goldman M. (1988) The global impact of the Chernobyl reactor accident. Science 242:15141519.

6 Shcherbak Y. (1996). Ten Years of the Chornobyl Era. Scientific American. 274(4): 44-49Sinclair, W.K. (1996) The international role of RERF. In: RERF Update 8(1): 6-8

7 Malko, M.V. (2006) In: Estimations of the Chernobyl Catastrophe (on the base of statistical data from Belarus and Ukraine), Publ: Centre of the Independent Environment Assessment of the Russia Academy of Sciences, ISBN 5-94442-011 -1

8 Khudoley et all. (2006) Attempt of estimation of the consequences of Chernobyl Catastrophe for population living at the radiation- polluted territories of Russia. Publ: Centre of the Independent Environment Assessment of the Russia Academy of Sciences, Consequences of the Chernobyl Accident: Estimation and prognosis of additional mortality and cancer deseases. ISBN 5-94442-011-1

9 Gofman J. (1990),. Radiation Induced Cancer from Low Dose Exposure: an Independent Analysis. ISBN 0-932682-89-8.

10 Bertel R. 2006. The Death Toll of the Chernobyl Accident. In: Busby C.C., Yablokov A.V. (Eds.). ECRR Chernobyl: 20 Years On. Health Effects of the Chernobyl Accident. Documents of the ECCR, N 1, Green Audit, Aberystwyth, pp. 245 –248.

11 ECRR 2003 Recommendations

Data: 15.09.2015
Fonte: www.beppegrillo.it

 

01/09/15

IL 24 LUGLIO IL CAMPO DI RISANAMENTO PER BAMBINI “NOVOKEMP” HA FESTEGGIATO IL SUO 20° ANNIVERSARIO

Il 24 luglio il campo di risanamento per bambini "Novokemp" ha festeggiato il suo 20° anniversario

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Il 24 luglio a Novokemp si è festeggiato il 20° anniversario dall’apertura del campo. Al programma dei festeggiamenti hanno preso parte più di 200 bambini e tutti i collaboratori di Novokemp, oltre a diversi ospiti: rappresentanti dell’ambasciate tedesca in Russia, del Dipartimento all’istruzione della regione di Brjansk, dell’amministrazione di Novozybkov, studenti volontari dall’Italia, partner, sponsor, giornalisti e molti altri.

Durante la giornata gli ospiti di Novokemp sono stati coinvolti nel programma ricreativo. Bambini e adolescenti hanno invitato gli ospiti a tornare per un giorno nel paese della loro infanzia e delle vacanze estive, organizzando per loro delle escursioni, un concerto celebrativo, giochi divertenti e laboratori creativi.

Gli ospiti hanno inoltre partecipato attivamente alla tavola rotonda “Novokemp: ieri, oggi, domani...”. Sì è trattato in primo luogo di come 20 anni fa venne creato, sulla base del sanatorio “Družba” appartenente alla SPA “Proletarij”, il campo estivo internazionale “Novokemp”. Grazie agli sforzi congiunti dell’organizzazione “Radimici per i bambini di Cernobyl” di Novozybkov e dell’associazione tedesca “Pro-Ost” di Zolingen fu ricostruito il campo ed elaborato un moderno programma pedagogico. In questi 20 anni a Novokemp hanno passato le vacanze di risanamento più di 10.000 bambini e adolescenti. E per più di 1.000 studenti di università e istituti professionali della Russia e di altri paesi europei Novokemp è stata una scuola di volontariato, di formazione pedagogica e di crescita professionale, e in generale una strada nella vita. Gli ospiti hanno discusso la situazione attuale del campo, i suoi problemi e le prospettive di sviluppo futuro.

I bambini e gli adolescenti ospiti del campo hanno ricevuto in regalo delle magliette che loro stessi hanno potuto disegnare e colorare con le proprie mani, in ricordo delle suggestive vacanze estive trascorse a Novokemp. La giornata si è conclusa con fuochi d’artificio e un tè con le torte.

Data: 25.07.2015
Fonte: www.радимичи.рф
Traduzione: S.F.