Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

08/06/16

«CERNOBYL: PASSATO O PRESENTE?». IRINA KAREVSKAJA

IRINA KAREVSKAJA - ИРИНА КАРЕВСКАЯ 

 
Nome e cognome: Irina Karevskaja
Data di nascita: 09.03.1960
Città: Klincy
Professione: medico
Autori dell’inchiesta: volontari dell’eko-club “Sozvezdie” di Klincy
Traduzione: S.F.

Имя и фамилия: Ирина Каревская
Дата рождения: 09.03.1960 г.
Город: Клинцы
Профессия: врач
Авторы опроса: волонтёры эко-клуба «Созвездие» г. Клинцы
Перевод: С.Ф.


ОПРОС «ЧЕРНОБЫЛЬ: ПРОШЛОЕ ИЛИ НАСТОЯЩЕЕ?»

26 апреля – авария на Чернобыльской АЭС. Что это: оплошность людей или случайность, как вы считаете? Каковы на ваш взгляд причины Чернобыльской беды?

Чернобыльская катастрофа – это стечение многих факторов и обстоятельств: техногенных, человеческих, идеалогических; факторов строгой секретности и непризнания ошибок.  

Вспомните, пожалуйста, где вы находились, чем занимались в те трагические весенние  дни 1986 года.

Находилась в г. Тамбове. Работала участковым терапевтом. Обслуживала вызовы на дому; принимала пациентов.

Осознавали ли вы, что авария на Чернобыльской АЭС это опасно для вашего здоровья, принимали ли какие-то профилактические меры?

Профилактические меры не принимала из-за отсутствия информации о чернобыльской катастрофе и её масштабах.

Повлияла ли чернобыльская трагедия на ваше здоровье?

Не знаю.

Как вы считаете, Чернобыль – это прошлое или настоящее?

Конечно же, настоящее, мы только начинаем осознавать и понимать каковы последствия чернобыльской трагедии.


INDAGINE «CERNOBYL: PASSATO O PRESENTE?»

26 aprile – l’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl. Cosa ritiene che accadde allora: un errore umano o una casualità? Quali furono a suo parere le cause della disgrazia di Cernobyl?

La catastrofe di Cernobyl è una concomitanza di molti fattori e circostanze: tecnologici, umani, ideologici; di fattori di segretezza suprema e di non riconoscimento degli errori.

Provi, per favore, a ricordare dove si trovava, che cosa faceva in quei tragici giorni primaverili del 1986.

Mi trovavo a Tambov, lavoravo come terapeuta rionale, facevo visite a domicilio, ricevevo i pazienti.

Si rendeva conto allora quanto l’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl fosse pericoloso per la sua salute, prese delle misure di profilassi?

Non presi misure di profilassi a causa dell’assenza d’informazione sulla catastrofe e sulle sue proporzioni.

Ha influito la tragedia di Cernobyl sulla sua salute?

Non lo so.

Cosa ne pensa, Cernobyl è il passato o il presente?

Senz’altro è il presente, soltanto ora iniziamo a renderci conto e a comprendere le conseguenze della tragedia di Cernobyl.

INCENDIO CANADA FA SCATTARE "3 ALLARMI NUCLEARI" E LE CENERI ARRIVANO IN EUROPA


Incendio Canada fa scattare "3 allarmi nucleari" e le ceneri arrivano in Europa
 

Il terribile incendio canadese, nella provincia di Alberta, ha coinvolto un deposito storico di scorie radioattive di "basso livello". Preoccupata la popolazione di Fort McMurray, terminal della via dell'uranio fino agli anni '60. Prof. Paolo Scampa (AIPRI): "L'incendio a Fort McMurray ha fatto scattare 3 allarmi nucleari".

Viviamo sotto lo stesso cielo e calpestiamo la stessa terra, bevendo la stessa acqua e respirando la stessa aria. Ma sfortunatamente ce ne accorgiamo quando i disastri che avvengono illusoriamente "da altre parti del mondo" si ripercuotono anche sopra il nostro orticello. E' stato così per il disastro nucleare di Chernobyl1 così come per la catastrofe radioattiva di Fukushima2.

Ma chi pensa di non respirarsi le polveri d'uranio impoverito provenienti dall'Iraq o dall'ultima guerra libica4 è chiaramente un illuso. Da pochi giorni Meteo Svizzera5 ha inoltre diffuso la notizia che stiamo respirando le ceneri degli spaventosi incendi canadesi. Una nuova conferma che "la Terra non ha uscite di emergenza", come recita lo slogan dell'AIPRI.

"Le ceneri canadesi sono trasportate dai venti geostrofici su distanze molto lunghe. Più nel dettaglio, gli aerosols osservati il 24 e 25 maggio 2016 a Payerne provengono dall'Ovest del Canada e sono stati emessi con ogni probabilità tra il 19 e il 20 maggio 2016" confermano i metereologi svizzeri, non fornendo ovviamente l'analisi qualitativa del particolato, ma assicurando che "le concentrazioni misurate attualmente sopra la Svizzera non rappresentano alcun pericolo per la popolazione".


Data: 06.06.2016
Fonte: www.mainfatti.it


LA SCELTA DI RESISTENZA DELLE NONNE DI CHERNOBYL


 
le nonne di chernobyl
 
In un paesaggio stravolto e resiliente, pullulante di vita e di radiazioni, un gruppo di donne continua a tenere compagnia alla terra e a coltivare le proprie radici, a dispetto della contaminazione e dell’incombere della malattia. Sono loro «le nonne di Chernobyl», raccontate in questo film intenso e originale dalle documentariste Holly Morris e Anne Bogart. Intenso e originale, perché The Babushkas of Chernobyl non è il solito reportage sulla Chernobyl che abbiamo imparato a conoscere in questi trent’anni: la Waste Land post-traumatica dell’incidente nucleare dell’aprile 1986, prima sepolta sotto le negligenze del regime e poi quasi rimossa dalla memoria collettiva, abbandonata alla desolazione post-sovietica. Questa Chernobyl non tace nel silenzio radioattivo, ma parla, e le sue voci sono molte di più di quelle che ci si aspetterebbe.

Le prime che sentiamo sono quelle degli uccelli e dell’acqua, della biologia animale e vegetale che resiste in questo atlante denaturato di fiumi e foreste. Subito dopo, ci sono quelle di Hanna Zavorotnya, Valentyna Ivanivna e Maria Shovkuta, tutte donne tra i settanta e gli ottantacinque anni. Sono tre delle ultime sopravvissute di una comunità non piccolissima di «ri-abitanti» che, dopo il disastro del Reattore 4, si rifiutarono di lasciare le loro case. Di quelle 1200 persone, rimane oggi un centinaio di donne: le «Babushkas of Chernobyl», appunto.


Data: 04.06.2016
Fonte: www.27esimaora.corriere.it





07/06/16

IL FANTASMA DI CHERNOBYL


1















 
A fine Aprile del 1986 scattarono gli allarmi di sicurezza in vari paesi europei a causa dei livelli crescenti di radioattività rilevata nei territori. Qualche giorno prima, il 26 aprile, nell’allora Unione Sovietica, si era verificato un disastro nucleare nella centrale di Chernobyl. La gravità del fatto aprì nuovamente il dibattito sull’energia nucleare nel mondo intero, affrontando le posizioni dei governi così come le posizioni contrastanti all’interno della comunità scientifica internazionale riguardo il futuro dell’energia nucleare.

Purtroppo, il caso Chernobyl non è l’unico precedente di questo tipo che mette in pericolo il futuro dell’umanità Gli incidenti avvenuti negli impianti nucleari di Tres Millas negli Stati Uniti e a Fukushima, Giappone ci ricordano che la cosiddetta “Tecnologia di Punta”, per quanto riguarda la progettazione, istallazione, funzionamento e mantenimento delle centrali nucleari, e poi anche lo smaltimento dei rifiuti nucleari, è molto lontana dal garantire  la  sicurezza per l’uomo e l’ambiente.

Ciò che più preoccupa è l'impotenza umana nel controllare definitivamente il fantasma della radiazione nucleare. A 30 anni dalla catastrofe di Chernobyl, e a solo 5 dalla tragedia di Fukushima, entrambi classificati con un livello di allerta 7 (il punto più alto della Scala Internazionale di Incidenti Nucleari), siamo ben lontani dal poter dire che il pericolo in queste centrali è finito. I reattori di Chernobyl e di Fukushima sono ancora instabili. Primo perché, sotto il sarcofago di contenimento, la radiazione continua ancora oggi a causa della reazione nucleare ancora in atto. Secondo per la fragilità della sua struttura e l'attività sismica piuttosto rilevante in quelle latitudini. A questo si aggiunge il colossale inquinamento rilevato nel mare che lo circonda e che compromette la sicurezza stessa della popolazione che abita sulle coste e grava ulteriormente sul già elevato costo ambientale che nessuna economia è in grado di saldare.
di Dr. José Proal


Data: 28.05.2016
Fonte: www.antimafiaduemila.com

CHERNOBYL PRAYER: A CHILLING WALK THROUGH NUCLEAR DISASTER STRUCK LIVES


Chernobyl Prayer: A chilling walk through nuclear disaster struck lives



This book, first published in English in 2oo5, was called Voices from Chernobyl and it’s fair to say that this title does more justice to the book, because this is what the book consists of: voices; voices of ordinary people, the victims of the disasters, their families; husbands, wives, children, mothers, lovers. However, after Alexievich’s Nobel win, the book has been reissued this year, in a much more impeccable, pellucid and approachable translation, as ‘Chernobyl Prayer’.

In the construction of this book, using her natural journalistic instincts, Alexievich adopted a documentary approach; she conducted hundreds and hundreds of interviews with the victims and survivors and weaved them beautifully to form this moving and haunting collection of monologues.
The book begins with a woman’s account of the days following the disaster, during which she watches her husband, a firefighter who was burned and injured during the accident, physically disintegrate and deteriorate in a hospital bed. The description of her husband’s death from radiation poisoning, after two horrendous weeks of increasing agony and festering wounds, was so deeply harrowing and visceral that I doubted my ability to read on.

However, what compelled me to proceed was the woman’s strength and her indelible and relentless love for her dying husband and for the child she was carrying in her womb. In the end, she loses both, her husband and her child; however, it’s the power of love and bravery that allows her to live on, and for the reader to read on, an iridescent sense of redemption lingering around the murky corners of tragedy, of loss.


Data: 05.06.2016
Fonte: www.blogs.tribune.com.pk


IL POLIGONO DI SEMIPALATINSK

Il poligono di Semipalatinsk - Семипалатинский полигон

Film documentario (in russo) del 2004 sulle conseguenze degi esperimenti atomici sovietici.

L'IMPRESA SCONOSCIUTA DEI MINATORI - НЕИЗВЕСТНЫЙ ПОДВИГ ШАХТЁРОВ

Autore: Vladimir Naumov, liquidatore-minatore
Luogo: Tula (Russia)
Data: 15.12.2010
Fonte: www.vtule.ru
Traduzione: S.F.

Автор: Владимир Наумов, ликвидатор-шахтёр
Место: Тула (Россия)
Источник: www.vtule.ru
Дата: 15.12.2010
Перевод: С.Ф.

Foto: Aleksandr Voevodskij
L’IMPRESA SCONOSCIUTA DEI MINATORI

Avevo allora 30 anni. Lavoravo in una delle miniere della regione di Tula. Non appena ebbe luogo l’incidente per la sua liquidazione cominciarono ad arruolare i minatori. Ci misero davanti un compito gravoso e importante del quale praticamente nessuno sapeva niente.

Comincio col dire che tra i minatori a Cernobyl andarono soltanto i migliori scavatori, volontari, che passarono una severa selezione del Partito comunista! Alla centrale nucleare ci portarono 18 giorni dopo lo scoppio del reattore.

Il giorno stesso dell’arrivo – subito un turno di lavoro. Ci venne dato il compito di aprire un tunnel sotterraneo di 150 metri dal terzo reattore fino al quarto saltato in aria. E dopo sotto lo stesso quarto reattore di “allestire”, scavare una sorta di cella della misura 30x30x30. In quello spazio si dovevano installare frigoriferi speciali. Era sottinteso che essi sarebbero serviti a raffreddare le sostanze venutesi a formare in seguito all’esplosione e a fermare almeno un po’ le emissioni radioattive.

Ci diedero una scadenza di tre mesi, ma noi terminammo tutto in meno di un mese. Come lavorassero i minatori a Cernobyl, lo mostravano anche agli altri, organizzavano delle visite. Ci si strappava le pale l’un l’altro! Arrivava il cambio, e quelli del turno precedente a dire: «È presto!». E quegli altri, a loro volta: «No, son già 2 minuti che è il nostro turno!». C’era entusiasmo a bizzeffe. Perché a quei tempi l’ideologia era sovietica, l’educazione era un’altra. «Chi altri se non noi?», era il celebre slogan di allora.

I miei ragazzi il reattore non lo videro manco una volta, in quanto lavoravano sottoterra, io invece ne ebbi l’occasione. Era del tutto inconsueto non vedere neanche un’anima viva nella zona dei 30 chilometri (è questa la zona speciale intorno al reattore esploso nella quale è proibito stare a causa dell’elevato livello delle radiazioni; vi lasciavano passare soltanto i liquidatori con speciali lasciapassare). E i villaggi in quei luoghi erano ricchi: case in mattone, fattorie. E non c’erano persone! Non c’era niente e nessuno! Le porte spalancate, in un campo c’era un trattore, lasciato lì di tutta fretta. Solamente i cani all’inizio correvano e guaivano, ma anche loro in seguito furono abbattuti tutti.

Una volta andammo a prendere il carburante per i mezzi di trasporto. Io non facevo molto caso alla strada, ma con noi c’era un dosimetrista. Faceva scattare il suo apparecchio dosimetrico, misurava di continuo le radiazioni. E a un certo punto… il suo apparecchio andò fuori scala. Io guardai fuori del finestrino – stavamo passando accanto al reattore saltato in aria. Tutto era rivoltato, un mucchio di gente stava lavorando lì intorno. A proposito, misuravano le radiazioni anche nel nostro tunnel, e là era più o meno tutto nella norma. Relativamente, s’intende, a confronto di quello che c’era all’esterno. La terra nonostante tutto proteggeva un po’, e sotto tutta la centrale c’era inoltre un’enorme lastra di cemento.

Ritorniamo sotto terra.

Ci stabilirono turni di 3 ore! – con trasporto prosegue il minatore Vladimir Naumov. – In condizioni normali, non straordinarie, in 3 ore si fanno 80 cm di tunnel. A Cernobyl se ne facevano 2 metri, e tutto con puro entusiasmo. Stachanov si riposa in confronto a quei minatori. Sono fatti così i minatori, si capiscono l’un l’altro al volo. Così come i sommergibilisti sott’acqua, i paracadutisti nell’aria, anche i minatori sotto terra in condizioni fuori dal comune per l’uomo sono molto uniti.

Tre reparti eseguivano il compito. Per due settimane ciascuno. Il primo reparto scavò in pratica il tunnel, il secondo lo ultimò e cominciò a scavare la cella, mentre il terzo la terminò e aiutò a montare i frigoriferi. Quegli impianti sono rimasti fino a oggi – sopra il reattore il sarcofago di cemento, sotto il reattore la cella frigorifera.

Dunque, mentre scavavamo la cella, il terreno veniva portato fuori in un vagoncino (nel tunnel vennero subito messi dei binari). Il nostro vagoncino portava circa mezza tonnellata. Immaginatevi che durante tutto un turno si trasportavano 90 vagoncini, una volta si arrivò perfino al record di 96! E ora fate un po’ il conto – 3 ore sono 180 minuti. Vale a dire, 2 minuti per ogni passaggio. Cioè, per caricare mezza tonnellata, spingere sui binari il vagoncino per 150 metri, scaricarlo e rimandarlo indietro. E lo spingevano in due, però lo caricavano in cinque o sei, a mano, con le pale.

Possibile che non ci fosse alcuna ricompensa materiale? Non vi pagavano per il vostro lavoro?

Ci pagarono in seguito. All’inizio noi non sapevamo nemmeno che venissero date disposizioni segrete del CC del PCUS per una paga speciale per chi lavorava alla liquidazione. Venivano stabilite tre zone – più vicino si era al reattore, più elevata era la paga. Noi lavoravamo nell’ultima, la terza, la più pericolosa. Prendevamo uno stipendio quintuplo – 100 rubli per ogni turno. Tali disposizioni erano state date a molti ministeri. Ma non certo tutti le applicavano. Ad esempio, dicono, il Ministero della Difesa pagava i “partigiani” uno stipendio standard, come per delle normali esercitazioni militari.

Portammo a termine il nostro compito – e a casa. Si trattò in realtà di alcune settimane, ma la sensazione era come se avessimo passato là degli anni. Tuttora è tutto fresco nella memoria. E la primavera scorsa siamo persino tornati là. A ricordare, per così dire, a onorare la memoria dei defunti, a vedere quello che era cambiato.

E cosa è cambiato? Cosa c’è oggi a Cernobyl?

Un territorio chiuso in cui non ci vive praticamente nessuno, soltanto gli “autoinsediatisi”. Anche se presso la centrale stessa ci stanno varie ditte. Ad esempio, si occupano dei metalli.

E le radiazioni?

Be’, nell’aria ora è tutto nella norma. Le radiazioni non sono più tanto terribili come quelle che penetrarono allora nel terreno. Ad esempio lo stronzio. Esso ha un periodo di dimezzamento fino a 1.000 anni. Se ne sta nella terra sulla quale cresce l’erba che mangiano gli animali locali. Quella terra, dicono gli scienziati, non va nemmeno sfiorata, altro che non utilizzarla per il cibo. E inoltre ci scorrono le acque sotterranee, le quali portano benissimo le radiazioni.
Vladimir Naumov
(intervista di Dmitrij Levin) 


НЕИЗВЕСТНЫЙ ПОДВИГ ШАХТЁРОВ

Мне тогда было 30 лет. Я работал на одной из шахт Тульской области. Как только случилась авария, на ликвидацию её последствий стали набирать шахтёров. Нам было дано серьёзное и значимое задание, о котором вообще мало, кто знает.

Начну с того, что из шахтёров в Чернобыль поехали только лучшие проходчики, добровольцы, прошедшие строгий отбор Парткома! На АЭС нас привезли спустя 18 дней со взрыва реактора.

В первый день приезда – сразу на смену. Нам было дано задание пробить 150-метровый штрек (тоннель) под землёй от третьего энергоблока к взорвавшемуся четвертому. А потом под тем самым четвёртым блоком “выработать”, вырыть некую камеру, размером 30х30х30. В этом пространстве должны были установить специальные холодильники. Подразумевалось, что они остудят вещества, образовавшиеся в результате взрыва, и несколько приостановят радиоактивные излучения.

Сроки нам поставили 3 месяца, мы сделали всё менее, чем за месяц. Как работали в Чернобыле шахтёры, даже показывали другим – экскурсии организовывали. Лопаты друг у друга отбирали! Приходит смена, а им предыдущая говорит, мол, рано! Те, в свою очередь: «Нет, уже 2 минуты, как наша смена!». Энтузиазма был, хоть отбавляй. Ведь идеология в те времена была советская, воспитание другое. «Кто, если не мы?» – был такой известный лозунг.

Ребята мои сам блок не видели ни разу – под землёй же работали, а мне довелось. Очень непривычно было не видеть ни одной живой души в 30-ти километровой зоне (30-ти километровая зона – особая зона вокруг взорвавшегося реактора, находиться внутри которой было запрещено из-за уровня радиации в ней; пускали туда только ликвидаторов по специальным пропускам). А села в тех местах богатые были: кирпичные дома, фермы. А людей – нет! Ничего нет и никого. Ворота раскрыты, трактор какой-то стоит, как выезжал, так и бросили его в спешке посреди участка. Только собаки поначалу бегали и скулили, да и тех перестреляли потом.

А однажды поехали за топливом для техники. Я особо за дорогой не следил, а с нами дозиметрист был. Щелкал измерительным прибором своим, всё мерил радиацию. И тут, раз… и прибор-то этот у него зашкалил. Я в окно глянул – взорванный блок проезжаем. Всё разворочено, куча людей вокруг работает. Кстати, замеряли радиацию в своём тоннеле, вроде как всё и в норме было. Относительно, конечно, по сравнению с тем, что наружи. Всё-таки земля немного защищала, да и плита бетонная огромная под всей станцией была.

Вернёмся под землю.

Смену установили нам в 3 часа! В нормальных, не чрезвычайных, условиях за 3 часа делают 80 см тоннеля. В Чернобыле проходили по 2 метра – и всё на голом энтузиазме. Стаханов отдыхает, по сравнению с шахтёрами. Да и люди они такие, шахтёры – понимают друг друга с полуслова. Как подводники под водой, десантники в воздухе, так и шахтёры под землей – в неестественных для человека условиях очень дружны.

Три отряда выполняли задачу. По две недели каждый. Первый отряд практически прошёл тоннель, второй доделывал тоннель и начал копать камеру, а третий уже её доделывал и помогал монтировать холодильники. Установки до сих пор так и остались – над реактором бетонный саркофаг, под ним – холодильная камера.

Так вот, когда вырывали эту камеру, грунт вывозили на вагонетке (в тоннеле сразу проложили рельсы). Вагонеточка у нас ходила такая полутонная. Представьте себе, что 90 вагонеток вывозили все смены, однажды даже был рекорд – 96! А теперь подсчитайте – 3 часа – это 180 минут. Значит, по 2 минуты на каждую ходку. То есть, полтонны загрузить, 150 метров вагонетку по рельсам протолкать, выгрузить и назад загнать. Причём, толкали её вдвоем, а загружали человек пять-шесть – вручную, лопатами.

Неужели не было никакого материального вознаграждения? Деньги за ваш труд не платили?

Это уже потом заплатили. Поначалу мы даже и не знали о том, что выходили секретные постановления ЦК КПСС об особой оплате работавшим на ликвидации. Там определялись три зоны – чем ближе к реактору, тем больше оплата. Мы работали в последней, третьей, самой опасной. Получали пятикратный оклад – 100 рублей за смену. Такие постановления вышли для многих министерств. Но выполнили их далеко не все. Например, говорят, Минобороны платило “партизанам” стандартную ставку, как за обычные военные сборы.

Выполнили мы свою задачу – и домой. Казалось бы, всего несколько недель, а такое ощущение, что годы там прошли. До сих пор всё свежо в памяти. А весной даже ездили туда. Вспомнить, так сказать, почтить память погибших, посмотреть, что изменилось.

И что же изменилось? Что сейчас в Чернобыле?

Закрытая территория, на которой никто практически не живёт – только “самосёлы”. Хотя на самой станции и фирм всяких много. Металлом, например, занимаются.

А как же радиация?

Ну, в воздухе там сейчас всё в норме. Не так страшна проникающая радиация, как то, что попало в землю. Например, стронций. У него период полураспада – до 1000 лет. Вот он и сидит в почве, на которой растёт трава, которую едят тамошние животные. С такой почвы, говорят учёные, не то, что в пищу употреблять, трогать-то ничего не следует. И подземные воды, кстати, там проходят, которые прекрасно переносят радиацию.

Владимир Николаевич Наумов
(вёл интервью: Дмитрий Левин)