Non sottovalutiamo le basse dosi di radiazione!
Il 17/09/2008 Fehr Hans-Jürg, membro del Consiglio Federale Svizzero, presentò un postulato (interrogazione) al Consiglio Nazionale con tema gli effetti che le radiazioni nucleari a bassa intensità hanno sulle persone, animali e piante presenti nell'ambiente circostante le centrali nucleari svizzere. Il Consiglio Federale, accettando in data 26.11.2008 il postulato, decise di finanziare degli studi in merito e il 19.12.2008 il Consiglio Nazionale adottò il provvedimento. Il 28 giugno 2011 venne pubblicato il risultato degli studi commissionati .
Il 2 marzo di quest’anno, dopo quasi 10 anni dalla presentazione del postulato, il Consiglio Federale ha, finalmente, preso atto del rapporto concernente lo stato delle conoscenze sui rischi delle radiazioni ionizzanti a basse dosi (o dosi deboli), riportando testualmente nel suo comunicato: “Il rapporto conclude che recenti studi supportano l'applicazione del modello lineare senza soglia come base per la protezione dalle radiazioni in Svizzera. Secondo questo modello, qualsiasi esposizione a radiazioni ionizzanti, anche a basse dosi, aumenta linearmente il rischio di cancro o di malattie ereditarie. Non c'è una dose al di sotto della quale si può considerare che l'esposizione non abbia alcun effetto”. Subito dopo vene aggiunto: “Il rispetto dei limiti di dose stabiliti dalla legislazione garantisce che questo rischio sia tollerabile per la popolazione svizzera”. L’annotazione, pur cercando di tranquillizzare la popolazione svizzera, afferma con più forza il rischio correlato alle bassi dosi definendolo non superato o superabile, ma semplicemente “tollerabile” .
Quanto riportato impone la necessità, sostenuta da anni da Mondo in cammino, della revisione del concetto di norma, riferito alla contaminazione radioattiva degli alimenti assunti dall’uomo. Non si possono, infatti, stabilire - con numeri puramente amministrativi (vedi, per esempio, quelli sul Cesio 137 che in natura non esiste, ma è frutto dell’attività umana) - i limiti ammissibili di contaminazione radioattiva per il cibo. E’ necessario rivedere le norme europee, partendo dal fatto che “non c'è una dose al di sotto della quale si può considerare che l'esposizione non abbia alcun effetto” per l’organismo umano che abbia assunto cibi contenti radioattività, così come ammessa e contemplata dalle attuali norme europee.
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Massimo Bonfatti
(presidente di Mondo in Cammino)
Data: 03.03.2018
Fonte: www.progettohumus.it
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