Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

11/03/15

VIAGGIO IN UCRAINA. DA CHERNOBYL ALLA GUERRA: L'INFERNO DEI BIMBI A KIEV

Viaggio in Ucraina, da Chernobyl alla guerra: l'inferno dei bimbi a Kiev

Viaggio in Ucraina, da Chernobyl alla guerra: l’inferno dei bimbi a Kiev

Due rampe di scale, un odore pungente, un mix tra disinfettante, chemioterapico e candeggina. Per chi lo conosce, quell’odore, è inconfondibile, la nausea assale anche al solo ricordo. Alla fine dei gradini c’è una porta bianca e di metallo, al centro la scritta “neurochirurgia infantile”. Varcata la soglia, solo penombra. Non è una metafora rispetto al pudore, al dolore, è realtà: “Oggi è sabato, dobbiamo risparmiare sulla corrente, dobbiamo centellinare su ogni voce. Siamo in guerra. Siamo in Ucraina”, spiega il medico di turno. Camice blu, nessuno stetoscopio al collo come stereotipo vorrebbe, voce bassa e sguardo deciso, il dottor Svyst Andriy è uno dei responsabili del reparto: “In questo momento sono ricoverati 45 bambini, quando i posti sono 35, qui eravamo in difficoltà già prima del conflitto, ora è il dramma: non abbiamo medicinali, sono insufficienti le camere sterili, possiamo solo scrivere le ricette e sperare che i genitori siano in grado di procurare i farmaci”. Procurare, la parola chiave. 

Vuol dire arrangiarsi, vuol dire vendere qualunque cosa, ripensare alle priorità della vita, relativizzare, tutto diventa superfluo e funzionale, dalla casa all’auto, pur di recuperare la cifra necessaria e acquistare i medicinali, anche attraverso il mercato nero, un mercato alimentato “dalle stesse farmacie degli ospedali – spiega Damiano Rizzi, presidente della Ong Soleterre, unici a operare nell’ex granaio d’Europa – Sono dieci anni che interveniamo in questi luoghi massacrati da Chernobyl, nel tempo siamo riusciti a recuperare molto, ma il conflitto ci ha riportato indietro di anni. Guardate lì…”, e indica la corsia.

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Data: 12.12.2014
Fonte: ilfattoquotidiano.it

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