Sequestrate le tre vasche di raccolta delle acque di falda dell’impianto nucleare di Rotondella. Secondo gli inquirenti, le acque con sostanze cancerogene venivano sversate in mare senza opportuni trattamenti.
Lo scorso 13 aprile, la Procura della Repubblica di Potenza ha eseguito
il sequestro di tre vasche di raccolta delle acque di falda e della
condotta di scarico dell’ impianto nucleare Itrec di Rotondella (Matera). La ragione è evitare lo scarico nel mar Ionio di acqua contaminata.
I reati ipotizzati riguardano: inquinamento ambientale, falsità ideologica, smaltimento illecito di rifiuti e traffico illecito di rifiuti. Ecco cosa sta succedendo a Rotondella.
Le dismissioni dell’impianto nucleare di Rotondella e le accuse di contaminazione del Mar Ionio
Le indagini sarebbero iniziate a causa del “grave stato di inquinamento ambientale causato da sostanze chimiche” in cui si troverebbe la falda acquifera sottostante l’impianto. Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, si tratterebbe di cromo esavalente e tricloroetilene, sostanze potenzialmente cancerogene, usate per il riprocessamento di barre di uranio-torio.
L’impianto nucleare di Rotondella è gestito dalla Sogin e il sequestro riguarda anche l’impianto “ex Magnox”, che si trova nell’area sottostante il sito.
La dismissione dell’impianto nucleare e lo sversamento in mare dei rifiuti
Avevamo già avuto modo di parlare dell’impianto di Rotondella tempo fa. Nel 2013, infatti, fu avanzata la richiesta di visionare
il «Piano globale di disattivazione dell’impianto Itrec di Trisaia» e
la «Proposta di prescrizioni per la disattivazione». Allora, il
Ministero dello Sviluppo Economico rispose che non era possibile conoscere il futuro dell’impianto, né dei rifiuti da esso prodotti.
A luglio
2011, è stata presentata al Ministero dello Sviluppo Economico
l’istanza di autorizzazione per la disattivazione dell’impianto. Nel
luglio 2012 è stata avviata la bonifica della fossa dove è presente un monolite in cemento armato contenente rifiuti radioattivi.
Data: 30.04.2018
Fonte: www.ambientebio.it
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