Saluggia è un piccolo centro fra Torino e Vercelli, famoso per la
coltivazione di un tipo di fagiolo nano molto apprezzato da buongustai e
gourmet, e per ospitare circa il 96 per cento delle scorie nucleari
italiane.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Saluggia
queste scorie non le ha prodotte, perché non ha mai ospitato una
centrale nucleare (l'unica della zona è quella di Trino Vercellese, a
circa 20 chilometri di distanza).
Come una pacifica "capitale del
fagiolo" sia diventata la discarica nucleare d'Italia è una storia che
risale alla breve era atomica italiana.
In quell'area c'era solo
il reattore Avogadro, il primo reattore nucleare sperimentale mai
costruito in Italia e spento nel 1971. Oggi è utilizzato come deposito
per conservare il materiale radioattivo, destinato a essere spedito in
Francia per il riprocessamento.
Nel 1970 però viene aperto
l'impianto di riprocessamento Eurex, acronimo che sta per Enriched
URanium Extraction, destinato a riprocessare il combustibile nucleare
utilizzato nelle altre centrali per ricavarne materiali utili.
"Qui
si faceva il lavoro più contaminante, il riprocessamento: consiste nel
tagliare a fette le barre per estrarre il plutonio, che può essere
utilizzato anche per applicazioni militari," spiega a VICE News
Giampiero Godio, di Legambiente Vercelli.
Data: 17.12.2015
Fonte: www.news.vice.com
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