Racconto musicale dell'ultimo viaggio nella Russia di Cernobyl (7-15 maggio), in cerca di suoni, talenti e tradizioni popolari.
Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.
Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.
"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.
31/05/13
IL MAGGIO DEL BAJAN
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IL NUCLEARE IN PIEMONTE: GLI IMPIANTI, LE SCORIE RADIOATTIVE
In Piemonte vi sono 3 siti, per un totale di 4 impianti, collegati al
nucleare. E' la regione, a livello nazionale, che ha ospitato la
maggior quantità di rifiuti radioattivi.
Uno è in provincia di Alessandria:
- Bosco Marengo (impianto ex FN-SO.G.I.N.)
Gli altri sono è in provincia di Vercelli:
- Saluggia (impianto EUREX-SO.G.I.N.)
- Saluggia (Deposito Avogadro)
- Trino (Centrale Nucleare “E. Fermi”-SO.G.I.N.)
Saluggia era anche sede industriale per la produzione di
radiofarmaci, la ricerca in campo nucleare e la raccolta di rifiuti
radioattivi.
Il referendum del 1987 ha determinato la chiusura degli impianti FN
di Bosco Marengo, EUREX di Saluggia e la Centrale Nucleare “E. Fermi” di
Trino. SO.G.I.N. si è poi occupata della disattivazione.
A maggio di quest'anno (2013) la comunicazione dell'ultimo trasporto
di combustibile irraggiato dal Deposito Avogadro di Saluggia
all'impianto francese di La Hague.
(Fonte Arpa Piemonte)
Data: 30.05.2013
Fonte: www.ecoditorino.org
30/05/13
QUI' E' COME CHERNOBYL. DALL'IRAQ UN TRAGICO PROMEMORIA
In Iraq la polvere scivola per le lunghe strade, dita del deserto.
Penetra negli occhi, nel naso, in gola, mulinella nei mercati e nei
cortili delle scuole, filtra nei bambini mentre giocano a pallone, e
trasporta, secondo il dottor Jawad Al-Ali, "i semi della nostra morte".
Oncologo di fama internazionale al Teaching Hospital Sadr di Bassora, il dottor Ali, me lo disse nel 1999, e oggi il suo avvertimento è comprovato. "Prima della guerra del Golfo", disse, "c’erano due o tre pazienti affetti da cancro al mese. Ora ogni mese ne muoiono 30-35. I nostri calcoli indicano che in questa zona contrarrà il cancro dal 40 al 48 per cento della popolazione; dapprima nei prossimi cinque anni, poi molto tempo dopo. Parliamo di circa la metà della popolazione. Molti tra i miei famigliari ne sono stati colpiti, cosa mai successa nella storia della nostra famiglia.
Qui è come Chernobyl; gli effetti genetici sono nuovi per noi; i funghi crescono enormi, perfino gli acini dell’uva nel mio giardino hanno subito una mutazione e non possono più essere mangiati”.
Oncologo di fama internazionale al Teaching Hospital Sadr di Bassora, il dottor Ali, me lo disse nel 1999, e oggi il suo avvertimento è comprovato. "Prima della guerra del Golfo", disse, "c’erano due o tre pazienti affetti da cancro al mese. Ora ogni mese ne muoiono 30-35. I nostri calcoli indicano che in questa zona contrarrà il cancro dal 40 al 48 per cento della popolazione; dapprima nei prossimi cinque anni, poi molto tempo dopo. Parliamo di circa la metà della popolazione. Molti tra i miei famigliari ne sono stati colpiti, cosa mai successa nella storia della nostra famiglia.
Qui è come Chernobyl; gli effetti genetici sono nuovi per noi; i funghi crescono enormi, perfino gli acini dell’uva nel mio giardino hanno subito una mutazione e non possono più essere mangiati”.
Data: 28.05.2013
Autore: John Pilger
Fonte: www.comedonchisciotte.org
IO, CITTADINO DI CHERNOBYL
Titolo: Io, cittadino di Chernobyl
Genere: documentario
Anno: 2010
Autore: Jurij Bandazhevskij
Produzione: Carlo Spera Editore; Mondo In Cammino
Paese: Bielorussia, Italia
Durata: 22 min.
Lingua: russo (sottotitoli in italiano)
Genere: documentario
Anno: 2010
Autore: Jurij Bandazhevskij
Produzione: Carlo Spera Editore; Mondo In Cammino
Paese: Bielorussia, Italia
Durata: 22 min.
Lingua: russo (sottotitoli in italiano)
28/05/13
VIAGGIO IN RUSSIA, MAGGIO 2013 - RACCONTO
VIAGGIO IN RUSSIA
7-15 maggio 2013
Delegazione
con delegato unico.
Obiettivi
di base:
1)
RADIMICI. Conoscere in modo più approfondito l’organizzazione di Novozybkov;
valutare insieme i progetti in corso; mettere le basi per una collaborazione
più organica per il futuro; svolgere insieme l’iniziativa Puliamo il Mondo di
Legambiente.
2)
VIBURNO ROSSO. Incontrare a Vyshkov il gruppo musicale per settembre 2013 e monitorarne
gli aspetti organizzativi; conoscere gruppi folkloristici della provincia di
Novozybkov.
7 maggio
(Malpensa-Vienna-Mosca)
Giornata
di viaggio, dalle 4 del mattino: Stresa-Somma Lombardo (P), Malpensa, Vienna,
Mosca Domodedovo, Aeroexpress, stazione Paveleckij, Metro di Mosca (con valigia
27 kg e
zaino da 10 strapieni di materiale giallo di Puliamo il mondo… scale e
sottopassaggi incredibilmente lunghi), stazione di Kiev.
Prima
del treno, pensavo di avere qualche ora per girare per Mosca, ma brucio quasi
tutto il tempo tra deposito bagagli, cambio del biglietto elettronico («È
sempre meglio cambiarlo in biglietto tradizionale» «Ma c’è scritto che si può
salire con il tagliando elettronico…» «Sì, ma siamo in Russia, capita che non
fanno salire se al capo vagone gira male»). Intorno a Kievskij vokzal (da dove
partono i treni per la regione di Brjansk e per Kiev) è sempre molto affollato,
un brulicare di gente di ogni nazionalità ex sovietica che parlotta, contratta,
offre qualcosa: kebab e lavash,
sim-card di innumerevoli compagnie, fiori, passaggi, camere in affitto… Unico
cambiamento evidente: non trovo un solo chiosco che vende birra; di solito in
Russia sono dappertutto, dev’esserci stato qualche decreto nella capitale. Poco
male, oltre il ponte della Moscova c’è un supermarket.
Alle
7 di sera salgo sul treno Moskva-Klimovo, soprannominato «Pjanyj poezd» (il Treno
ubriaco). In Russia ci sono varie categorie di treni, più o meno di classe: dal
soprannome si capisce a quale classe appartenga quello che giornalmente va
nella regione di Brjansk…
Tanto
per non smentire la fama, un paio di scompartimenti (aperti) dopo il mio, una
signora di mezza età inizia a dare “skandal”, strillando, in una sbornia
allegra, un monologo sulla bellezza nel mondo e tormentando un imbarazzatissimo
ragazzo lì accanto finito in scompartimento con tre ragazze («Ah, che
fortunello, sarà la notte più bella della tua vita», «simili bellezze non ti
capiteranno mai più», «Ma guardate in Russia quanta bellezza!» «Ah, se mi
aveste conosciuta da giovane!» ecc.). Ogni tanto, per carburare, dal suo borsone
da mercato tira fuori di soppiatto (sarebbe vietato…) una bottiglia di vodka e
ne trangugia una sorsata. I viaggiatori per lo più se la ghignano divertiti… a
un certo punto la signora Ljuba inizia a prepararsi il letto, e tutti pensano,
ok, è cotta, avrà finito… Invece, predisposte le lenzuola, dalla borsa estrae
un cagnolino, lo adagia nella cuccetta, gli rimbocca le lenzuola, «Dormi,
tesoro!», e riattacca… «Sì sì, ne hai ben tre! A me nella vita capita sempre
tutto col 3!: ho avuto 3 mariti, 9 figli, ho costruito 3 case, ho 3 cani e 3 gatti…».
Verso le 23 si spengono le luci nel vagone “ubriaco” e tutto evapora e si
assopisce…
8 maggio
(Novozybkov)
Alle
7 del mattino mi viene a recuperare Marija, la nostra referente, alla stazione
di Novozybkov – casualmente sullo stesso treno è tornato a casa anche suo
figlio che studia a Mosca – e mi alloggia in un appartamento proprio lì vicino,
in via della Stazione 44. Ristrutturato all’europea, è lasciato libero da una
conoscente che da tempo si è trasferita a Mosca. Poi Marija scappa verso i suoi
innumerevoli impegni.
Alle
10.30 ho appuntamento all’organizzazione “Radimici per i bambini di Cernobyl”,
dove trascorrerò l’intera giornata, sballottato tra vari collaboratori e
settori (quest’anno ho l’occasione di visitare tutto in modo più approfondito,
l’anno scorso avevamo fatto tutto il giro in un’ora, confusi da una marea di
informazioni).
Vado
a piedi, con le due borse da spesa di Legambiente piene del materiale per
Puliamo il Mondo. È mattino, ma ci saranno già 25 gradi. Per tutta la settimana
reggerà una temperatura da inizio estate, una liberazione dopo un mese
ininterrotto di pioggia nel Verbano.
Il
primo incontro è con Andrej e Pavel, rispettivamente presidente e fondatore di
Radimici. Ci scambiamo alcune informazioni organizzative sui programmi in corso
e ci diciamo reciprocamente soddisfatti dei primi passi intrapresi quest’anno
per una collaborazione di prospettiva (scambio di studenti-volontari,
risanamento a Novokemp, lavoro con Infocentro ecc.).
Parliamo
delle difficoltà reciproche nel portare avanti i progetti e di reperire i fondi
necessari. La situazione in Russia da quest’anno è assai più complicata per le
organizzazioni indipendenti come Radimici a causa delle nuove leggi governative
atte a controllarle e a limitarne il raggio d’azione. Qualsiasi associazione
che collabori con l’estero è vista infatti come “agente straniero”, sottoposta
a continui controlli e verifiche (e più funziona bene più diventa avversa alle
autorità) e ha molte meno possibilità di accedere ai fondi delle amministrazioni
provinciali, regionali ecc. Di recente a Radimici è stato fatto sapere dalla
Regione di essere un’organizzazione “non utile” e quindi di non poter accedere
a bandi di finanziamento. Tenendo conto che in parte Radimici vive anche su
questo, cioè su convenzioni per servizi sociali svolti a favore della
popolazione, la situazione non è rosea, e nel 2013 sono stati costretti a
diminuire l’organico di due unità.
Incontro
al Centro informazioni su Cernobyl. Ekaterina, oltre a occuparsi del centro, fa
anche tante altre cose a Radimici: organizzatrice, educatrice, animatrice,
segretaria, bandi europei ecc. È molto brava. All’inizio mi fa visitare il
Centro, che non è grande ma c’è tanto materiale. Sono due sale utilizzate anche
come uffici dei diversi settori. Alle pareti ci sono delle mostre fotografiche
su Cernobyl e su Fukushima. In giro dei pannelli esplicativi sulle
collaborazioni con i partner. Negli armadi una nutrita biblioteca di
pubblicazioni e articoli accumulati negli anni. La parte più interessante, a
mio avviso, è l’angolo delle informazioni, un tavolo su cui si trovano varie
brochure e fogli informativi, semplici e chiari, per la popolazione: dalle
conseguenze di Cernobyl alla radioprotezione al modo di trattare i prodotti
alimentari e in generale su come vivere in zona contaminata. Anche guardando il
materiale di Radimici, mi son fatto l’idea che a Novozybkov il problema non sia
tanto la mancanza di informazioni quanto probabilmente la loro diffusione,
perché sicuramente solo una piccola parte della popolazione s’impegna a
cercarla. (Secondo me è un discorso da sviluppare con loro, ad esempio per
diffondere il materiale informativo nei villaggi, dove la gente “mangia” più
radiazioni e ha meno accesso alle informazioni).
Un
importante programma svolto è quello con le scolaresche cittadine, alle quali
vengono proposte visite guidate al Centro informazioni con parte teorica,
consultazione dei materiali, parte ludica e proiezioni di appositi DVD su Cernobyl
per bambini: “Sherlock Holmes, il caso delle radiazioni” ecc. (Me li son fatti
duplicare, chissà che possa essere interessante proporli anche nelle scuole
italiane).
Con
il Centro informazioni collaboriamo ormai da più di un anno, con scambi di
materiali sulla “Memoria di Cernobyl” e sulle conseguenze della catastrofe. C’è
l’idea di fare un museo Internet virtuale, mettendo insieme il materiale che
già pubblichiamo sui rispettivi siti. Si potrebbero fare tante cose insieme in
questo settore, il problema qui sono il tempo e i costi del tempo lavorativo,
perché ricerche di materiali, redazioni, traduzioni, pubblicazioni,
allestimenti ne portano via tantissimo. Si fa quel che si può. Comunque,
chiedendo a Ekaterina con che cosa in concreto potremmo supportarli, mi
risponde: con materiali stampati facilmente consultabili, libri su Cernobyl,
materiale della vostra associazione, mostre fotografiche o anche dei pannelli
sulle fonti alternative e altri argomenti ecologici.
Rivisito
due settori importanti dell’associazione: il gabinetto per il check-up della
tiroide (servizio gratuito per la cittadinanza in aggiunta a quello
dell’ospedale) e il Centro per la cura e la riabilitazione della Paralisi
cerebrale infantile, sviluppato a tal punto che famiglie da tutta la Russia portano i loro
bambini a curarsi fino a Novozybkov. Non mi dilungo perché qui al momento non
abbiamo collaborazioni in corso. Mi hanno comunque scaricato nella chiavetta
dei file con dei dati. Quello che più necessita per Radimici (oltre ovviamente
a fondi per sostenere i programmi) sono incontri con specialisti stranieri per
un confronto e uno scambio sui metodi di cura, per migliorare il servizio
offerto. Un ottimo lavoro è stato fatto con i partner tedeschi di Pro-Ost con
il Centro di cura per la paralisi cerebrale, diventato appunto uno dei centri
all’avanguardia in Russia. Accanto alla sede hanno anche una casa dove ospitano
gratuitamente le famiglie dei bambini malati che vengono da lontano durante il
periodo della riabilitazione.
Passiamo
a visitare la Scuola
per bambini e ragazzi diversamente abili, il bel programma di Radimici che
permette ai ragazzi con disabilità di vario genere di frequentare una scuola e
di non restare sempre a casa (non essendo previsto in Russia l’inserimento
nelle scuole normali). Purtroppo, se prima la scuola funzionava per cinque
giorni alla settimana, ora ne funziona solo uno o due; questo a causa della
mancanza dei fondi necessari a pagare gli educatori e le spese di trasporto per
i ragazzi (che vanno ogni giorni prelevati e riportati a casa). Per mantenere
la scuola a pieno regime servirebbero circa 20.000 € all’anno. Ora la conducono
gli educatori che già lavorano a Radimici anche in altri settori. Al venerdì è
la stessa Ekaterina che si occupa dei ragazzi disabili.
Incontro
Irina, la responsabile organizzativa di Novokemp (il campo-sanatorio estivo di
Radimici), per parlare dei dettagli organizzativi (documenti, inviti, visti,
tempistiche, arrivi e partenze) dei viaggi degli studenti italiani a Novokemp e
dell’accoglienza in agosto di 5 bambini del villaggio di Dobrodeevka. Poi il 14
maggio andremo a visitare il campo. Anche a Radimici sono molto contenti dello
sviluppo nel programma di scambi e di poter ospitare quest’estate ben otto
studenti di russo della Statale di Milano (per lo più del corso in mediazione
linguistica e culturale della sede di Sesto), 4 in luglio e 4 in agosto. Proprio mentre
sono a Radimici mi scrive una studentessa rumena interessata a Novokemp. Bene,
allarghiamo il giro delle nazioni coinvolte.
Per
l’altra parte del programma di scambi di giovani, incontro Masha e Anatolij, i
due ragazzi di Radimici che parteciperanno in luglio al campo di volontariato
di Legambiente a Baveno. Il rapporto di simpatia è immediato. Masha fa la
volontaria a Radimici fin da quando era bambina, ha molta esperienza nelle
attività con i bambini e di sostegno, avendo lei stessa un fratello con
handicap; ora vive tra Novozybkov e Mosca, dove frequenta l’università a
distanza. Anatolij lavora come assistente al Centro di riabilitazione per la paralisi
cerebrale. Inutile dirlo, sono molto contenti e motivati a partecipare al
nostro campo.
I
due ragazzi sono stati incaricati di occuparsi dell’organizzazione di “Puliamo
il mondo”, in collaborazione tra Legambiente e Radimici, di domenica 12 maggio
a Novozybkov. Insieme a loro e a Ekaterina ci mettiamo a preparare il
materiale, a incollare gli adesivi di Radimici sulle divise di Legambiente e a
fare il programma con le tempistiche dell’iniziativa.
Dopo
una sola giornata trascorsa a Radimici, ho come la sensazione di lavorare nel
mio ufficio e di conoscere da tanto “colleghi” in realtà appena conosciuti. È
un po’ una loro caratteristica quella di fare sentire a proprio agio, come a
casa, le persone con cui collaborano o che vengono a trovarli. In generale, sia
l’atmosfera che i rapporti tra le persone sono molto rilassati.
Riesco
a sfuggire per un’oretta per incontrarmi con Marija per puntualizzare il programma
dei giorni successivi, quello ad di fuori di Radimici. Mi concedo una birretta
russa in un nuovo locale di Novozybkov (ne stanno spuntando come funghi).
Parliamo anche della selezione dei bambini per il sanatorio Dubrava, della
preparazione delle schede.
A
cena sono invitato dall’équipe di Radimici a casa di Ol’ga e Viola, altre due
collaboratrici. Il cibo russo è buono: insalate, patate, pollo, aringhe ecc;
vodka c’è ma moderata, meno male… Con Pavel, Andrej, Ekaterina e gli altri
parliamo di tante cose, idee, riflessioni, problemi, ma inizio a connettere
sempre di meno a causa della stanchezza accumulata.
9 maggio
(Novozybkov-Gomel’-Novozybkov)
9
Maggio. Il Giorno della Vittoria. Un 25 aprile molto più in grande, molto più
patriottico e celebrativo. Forse è la
Festa maggiore nella Russia attuale, perché la Vittoria sul nazismo è
ancor oggi l’avvenimento storico di unità nazionale più sentito. È una festa
retorica (anche perché ovviamente le autorità la strumentalizzano) ma
autentica, sentita dal popolo.
Io
però approfittando del giorno di festa (in cui è impossibile fare qualcosa di
operativo, anche per i fiumi di vodka che scorrono…) me la svigno in
Bielorussia, a fare un giro per Gomel’ e a trovare alcuni amici bielorussi, ex
bambini ritrovati dopo anni in Internet.
Arrivo
a Gomel’ sul presto con il pullman da Novozybkov; c’è tempo fino al primo appuntamento,
decido di andare a piedi dalla stazione fino in periferia, quasi due ore di
cammino. La giornata è bella, l’atmosfera per le strade è di festa, la gente
man mano esce in strada avviandosi verso il centro dove si terranno comizi e
spettacoli. Gruppi di scolaresche girano già con striscioni, dappertutto
allestiscono chioschi all’aperto con birra e shashlyki.
I
ragazzi di Cecersk che hanno proseguito gli studi per lo più abitano ora a
Gomel, quasi nessuno a Minsk. Altri invece lavorano e hanno messo su famiglia,
sempre nel capoluogo regionale. Natasha abita in un palazzone di periferia con
il figlioletto Vladik e il marito Roman. Non ci vediamo da almeno 10 anni, ma
quando mi apre il suo sorriso e il suo sguardo intelligente sono gli stessi di
quando aveva 11 anni. Vedo subito che aspetta un altro bambino. Natasha viene
da una famiglia a dir poco disastrata di un villaggio. (Il padre, un uomo
peraltro simpatico, entrava e usciva di galera: una volta in 4 rubarono 10 oche
al kolchoz, si presero 2 anni e mezzo a testa; un’oca un anno, il conto è
semplice…). Sono contento che ora stia riuscendo a costruirsi una sua vita:
oltre ai figli, sta finendo la facoltà di matematica ed è ottimista per il
futuro. Roman è un giovane musicista, guadagna qua e là tra composizioni ed
esibizioni, sa suonare ben nove strumenti. Durante il banchetto di rito, si
esibisce con il bajan in un paio di canzoni dedicate a Natasha, mi sembrano
bellissime…
Poi
vado al mercato “Selmash”, dove dopo un po’ di ricerche tra le bancarelle trovo
Julija. Insieme al fidanzato – in eterna crisi – gestiscono un chiosco di
bigiotteria cinese. Anche lei viene da Cecersk. Ha ancora le prospettive un po’
incerte.
Poi
mi mettono su un autobus e arrivo al parco di Gomel’, bello come sempre e pieno
di gente che si rilassa dopo le celebrazioni del Giorno della Vittoria.
M’incontro con Vika, poi arrivano sua sorella Masha con famiglia. Vika non è
una che ti dimentichi. Fin da piccola, carattere deciso e senso dell’umorismo.
A 9 anni, a causa di un taglio di capelli di qualche centimetro troppo lungo
(«Non ci eravamo capiti con la lingua»), offesa, prese su lo zainetto e, dalla
casa della famiglia italiana che la ospitava a Pessano, si avviò a piedi verso
Cecersk («Io torno a casa!»). Ora è sposata, lavora e studia ingegneria. «Vika,
come vanno gli studi?» «Benissimo, l’anno prossimo finisco ingegneria a pieni
voti, ma non ho nessuna intenzione di fare l’ingegnere. Poi apro un salone di
bellezza!». Che altro? «L’anno scorso ho presentato in tribunale domanda di
divorzio». «Perché?!...» «Per una discussione sullo scongelamento della carne».
«Ma poi?...» «Poi l’ho perdonato, ma la domanda la feci davvero, ero furente».
Verso sera mi accompagnano in macchina in stazione. Guardando la gente per
strada alla fine del giorno di festa, Vika riflette: «Strano, quest’anno camminano
quasi tutti diritto. Avranno finito i soldi per la vodka con il 1° maggio e la Pasqua…». Poi «Tanto non
troverai mai un biglietto sul treno serale, oggi è il 9 maggio, viaggiano
tutti, figurati! Bisognerà cercare qualche taxista…». Trovo il biglietto e
salgo su un vagone praticamente vuoto!... «Mi raccomando la ricetta del risotto
giallo!...».
Torno
a Novozybkov sul Brest-Moskva. Lunga sosta vicino alla frontiera, alla stazione
di Vyshkov (dove devo tornare l’indomani mattina…), in realtà è la stazione di
Zlynka ma si trova a Vyshkov… Apro la mia birra bielorussa, ma arriva la capo
vagone, gentile ma decisa: «Questa non si può.» «Ma come?...» (la birra è uno
dei miti legati ai viaggi in treno in Russia…). «Nuove disposizioni». Poi,
vedendo lo straniero disorientato: «Va be’, per questa volta passi.» (come se
ogni giorno viaggiassi su quella tratta…).
Un
minuto prima di prendere sonno, sms di Marija: «Scusa, domani non posso venire
con la macchina. L’autobus per Dobrodeevka è alle 8. Ivan ti aspetta alla prima
fermata di Vyshkov». Neanche domani si dorme…
10 maggio
(Novozybkov-Vyshkov-Dobrodeevka-Novozybkov)
L’autobus
per Dobrodeevka è uno di quei pezzi di antiquariato sovietici, commoventi nella
loro rusticità, rimasti a battere le tratte più improbabili, verso i villaggi
più lontani e malmessi. Zero ammortizzatori, tanti sobbalzi, scarichi
all’interno, sedili mezzi sfasciati, ma una vitale sensazione di realtà. A un
certo punto entra un calabrone che inizia a ronzare tra le teste dei pochi
viaggiatori. L’unico che s’inquieta sono io. Una ragazza leopardata e tacchi
alti, aspetto più moscovita che non di provincia, con tranquillità acchiappa la
bestia con la mano, apre il finestrino e la butta fuori.
Ivan
mi raccoglie a Vyshkov come previsto e mi porta a fare colazione nella sua
nuova casetta (assegnatagli dallo stato come giovane insegnante) che sta
ristrutturando. C’è tempo prima dell’incontro alla Casa della Cultura.
Decidiamo, per la mia gioia, di fare tutti gli spostamenti della giornata in
bicicletta. È bellissimo andare in giro per le vie di Vyshkov con clima
primaverile e giardini in fiore.
Giungiamo
alla Casa della Cultura, dove ci aspetta l’incontro con il gruppo che verrà in
Italia a settembre per il progetto musicale del “Viburno Rosso”. Aleksandr, il
nostro maestro fisarmonicista, si presenta rombando con la sua moto russa,
nuova o rimessa a lucido. Visitiamo la
Casa della cultura ristrutturata, sede anche della Scuola di musica
e del gruppo folkloristico di canto. Arrivano bambini e genitori, sia di
quest’anno che dello scorso (chissà perché?...). L’incontro è un po’
disorganizzato e improvvisato (siamo in provincia di Zlynka d’altronde), si
mettono a discutere tra di loro su documenti e questioni organizzative,
qualcuno si accende… comunque in qualche modo riusciamo a dare le informazioni
fondamentali per il viaggio di settembre. I genitori sono un po’ preoccupati,
le ragazzine neanche un po’, a prima vista sembrano più vivaci di quelle dello
scorso anno. Il maestro Aleksandr se la tira un po’, a noi sembra un po’
malmesso, ma probabilmente al suo villaggio fa la sua bella figura. Assomiglia
troppo a un attore sovietico degli anni sessanta…
Dopo
un giro per il villaggio con i bambini del Viburno 2012 (sono un po’ cresciuti,
ma è come averli visti ieri, ormai con la possibilità di rimanere in contatto
con Internet non ci sono più gli incontri emotivi di una volta), viene
allestito un pranzetto alla Casa della Cultura. I pentoloni del cibo, con
borsch e patate, andiamo a prenderli in bicicletta a casa della signora Galina.
A mangiare rimangono Ivan, Aleksandr e Marina, la coreografa-cantante del
gruppo. Parlato un po’ degli aspetti organizzativi e musicali del progetto
(trasporto bajan, programma ecc.), mi confessano che a Vyshkov sono un po’
provati dopo la festa della Vittoria del giorno prima, andata avanti alla Casa
della Cultura fino alle due di notte in modo un po’ esagitato. È anche dovuta
intervenire la polizia per calmare gli animi… Marina, che doveva cantare alcune
canzoni su Cernobyl, non ha più voce e non c’è modo di convincerla… Dopo un
paio di bicchierini di “Sibirjak”, Aleksandr da solo esegue un paio di pezzi.
Con
Ivan ci spostiamo a Dobrodeevka, a circa 5 km. Oggi è giorno festivo, a scuola arriva un
po’ chi vuole, comunque abbastanza gente per la tradizionale foto di gruppo con
“italiani” davanti all’entrata (bisognerebbe fare un album con le foto di tutti
gli anni). Degli insegnanti c’è solo Ivan. Mi fa fare per l’ennesima volta il
giro della scuola. Qualche miglioria c’è: un gabinetto all’interno
dell’edificio, ad esempio. L’amministrazione ha fornito qualche attrezzatura
nuova alla scuola: un portatile e un impianto stereo: esattamente dei doppioni
di quello che avevamo regalato noi lo scorso anno!... Tutto fatto senz’alcun
criterio…
Arriva
Marija con la sua Matiz rossa. Arriva poi Lena che ci porta di forza nella sua
casetta azzurra ai limiti del bosco per un “aperitivo”. Boccia di samogon e cetrioli sul tavolo, da una
settimana sono suoi ospiti degli amici d’infanzia venuti da Soci, ormai un po’
provati… Per fortuna c’è poco tempo e riusciamo a limitare le conseguenze prima
di andare alla banja. Perché a casa di Lena vige sempre un caos emozionale di
difficile controllo.
Dobrodeevka
in generale è imprevedibile, non si sa mai cosa può succedere. Lo scorso anno
finì con una nostra volontaria morsa da un cavallo… A proposito, il padrone del
cavallo, che avevamo visto malmesso lo scorso anno, è morto quest’inverno,
sparito da casa e trovato impiccato nel bosco (non si sa se per mano sua o di
altri e per quali torbide circostanze).
Ivan
ha organizzato una banja (la sauna
russa) a casa dei Filippenko, famiglia con otto figli maschi di tutte le età.
Sorpresa: hanno costruito e aperto al pubblico una nuova banja a due piani con piscinetta e sala biliardo, tutta intagliata
in legno. Vasja, il padre di famiglia, alterna periodi da falegname provetto ad
altri in cui si perde nell’alcol e sparisce. È un personaggio incredibile: ci
accoglie sorridente e in mutande, panza fuori, ci mostra orgoglioso l’officina
con le sue creazioni, tra cui un’ordinazione di cabine-cesso da giardino in
serie. Sulla porta un’effige intagliata di Stalin.
Torniamo
a Novozybkov con Marija e andiamo a “Pizza Shljapa”, uno dei nuovi fast-food
aperti nella cittadina. La pizza è proprio di basso livello. Avevamo un mezzo
appuntamento con Andrej, l’autista delle nostre delegazioni, ma telefona a
Marija dicendo che si scusa ma che deve assolutamente “andare ad aiutare una
donna sola… non che io lo volessi”. Dopo mezz’ora però appare al ristorante in
pantaloncini e pantofole, di ottimo umore… «È stato un aiuto veloce». Poi ci
mostra il suo nuovo pulmino da 20 posti. (ma dove li avrà trovati i soldi?, lui
che lavora giornalmente sulla tratta dei maršrutki
(pulmini sostitutivi) Zlynka-Brjansk…).
11 maggio
(Novozybkov-Vereschaki-Novye
Bobovici-Shelomy-Chaleevici-Novozybkov)
Oggi
è la giornata dedicata ai gruppi folkloristici nei villaggi della provincia di
Novozybkov, per valutare un po’ le possibilità di collaborazioni future per il
progetto musicale del Viburno rosso.
Prima
di partire, ho un’ora di tempo per andare al mercato di Novozybkov, oasi
interessante e colorita di Russia provinciale e dove si trova un po’ di tutto.
Acquisto libri per bambini e cartoni animati russi, asciugamani di lino
bielorussi, spezie tagike e sementi varie. Stavolta ho poi la fissa di tornare
con una betulla da mettere in giardino a Stresa. Nella strada del mercato c’è
un tizio che vende piante più o meno grandi. «Ha una betulla?» «Cos’è?» «Come
cos’è… La betulla… l’albero…»; pausa d’incredulità, poi: «Vai nel bosco e prenditela».
(Ivan poi mi scrive divertito, dopo che gli racconto l’episodio: «A nessuno in
Russia verrebbe mai in mente di vendere una betulla! Figurarsi poi di
comprarla!»).
Arriva
Marija con la sua Matiz. Passiamo a Shelomy a prendere Anna, la responsabile delle
Case della Cultura della provincia nonché suonatrice di bajan, incaricata di farci conoscere i gruppi folkloristici locali.
Signora sul distinto in tailleur rosso, sembra arrivata dall’URSS degli anni
70, anche per quel po’ di diffidenza iniziale da funzionario statale, che poi
nel corso della giornata andrà man mano scemando. Procediamo verso Vereschaki.
Le strade della provincia sono bellissime a maggio, tra campi gialli, specchi
d’acqua e boschi di betulle verdeggianti.
A
Vereschaki la maggior parte dei bambini sono andati in sanatorio, anche quelli
che cantano nel gruppo “Starinushka”, quindi niente esibizione per assenza del
collettivo. A sprazzi li abbiamo però già visti in passato nelle varie visite
con spettacolini alla scuola. A Vereschaki – cosa purtroppo ormai rara come
vengo a sapere – conservano ancora un legame profondo con le tradizioni
popolari, soprattutto nel cucito e nel canto. Il gruppo folk dei bambini si
forma sull’eredità di quello delle nonne, l’ensemble locale “Karagod”, che ebbe
anche una sua gloria a livello nazionale ai tempi sovietici. Le canzoni che si
cantano a Vereschaki sono di un genere popolare autentico, le si sentono solo
qua. E i costumi popolari sono ancora cuciti a mano. Al posto dell’esibizione
ricevo un dvd e un libretto con la storia del gruppo. Mi segno le informazioni:
al momento a “Starinushka” partecipano 15 bambini tra gli 8 e i 16 anni. Un
signore di 71 anni li accompagna con il bajan.
(Altra amara scoperta: sono pochissimi i musicisti di ruolo rimasti nei
villaggi e per lo più anziani).
La
direttrice Zinaida, sempre positiva e sorridente, mi porta a vedere la
famigerata sala mensa-teatro, che finalmente ha ottenuto il benestare a essere
riutilizzata (tre anni tra perizie, burocrazia e qualche migliaia di euro). Le
stanno ridando un po’ di colore per riaprirla in autunno con il nuovo anno
scolastico.
A
pranzo un bel menù scolastico con borsch, polpette, patate e tè. L’atmosfera è
allegra. Zinaida: «Forse dovevo portare un goccetto?...». Poi arriva la signora
Vera Kudinova, nostra vecchia conoscenza, e, dopo gli abbracci di rito, la
visita alla “sua” chiesetta è inevitabile (la figlia Galja con un messaggio da
Mosca mi aveva avvisato: «Se vai a trovare mia mamma, non sfuggirai alla chiesa».
Vera è riuscita, con un incredibile spirito di convincimento nutrito da una sorta
di fanatismo, tramite la raccolta di donazioni e icone, a far costruire (o ristrutturare)
una chiesetta nel villaggio, nuova e luminosa. Ci descrive icona per icona, ricamo
per ricamo; Marija e Anna le danno corda, la “rinascita” religiosa postsovietica
incombe, io dopo un po’ ho dei mancamenti. Lascio comunque 150 rubli di offerta
da parte dell’Anatroccolo.
La
tappa successiva è la Casa
della Cultura di Novye Bobovici: un’entrata quasi sfarzosa con colonne, una
grossa sala teatro, un museo del folklore locale. In questo villaggio, oltre al
canto, è sviluppata la tradizione dei ložkary,
i suonatori dei cucchiai di legno russi disegnati di nero, rosso e oro. Assisto
all’esibizione dei bambini con i cucchiai. Sono abilissimi. Hanno due gruppi di
età: 9 tra i 7 e i 12 anni; 7 tra i 14 e 16. Più tardi, durante il tè di rito,
la direttrice musicale Elena Rakunova (da 10 anni di ruolo) ci racconta che ha
un suo segreto nella tecnica dei cucchiai, che conoscono solo a Tula, città di
provenienza di questa tradizione. D’un tratto appare – insieme a miele e funghi
(ahimè) caserecci – un bottiglia di samogon
ai pinoli, che aiuta comunque a rallegrare l’atmosfera e a far rilassare Anna,
che ci suona anche una sua canzone al bajan.
È brava, e poi ogni musicista ha il suo suono particolare. A Bobovici però non
hanno più un musicista («c’era ma è andato in pensione») e i gruppi si
esibiscono solo con le basi musicali. Non so a voi, a me piange il cuore.
Adesso
siamo a Shelomy, il villaggio dove abita Anna. A volte è lei a suonare alla
Casa della Cultura, ma per lo più anche qui i gruppi si accompagnano con le
basi registrate. A Shelomy la specialità è il ballo. Ci sono due gruppi di
bambini: “Talisman” (ballo, 13 femmine e 6 maschi di 12-16 anni) e “Karamelka”
(ballo e canto, 10 bambini di 9-13 anni). Oggi si esibisce Talisman. Sono
bravi, hanno dei bei costumi tradizionali.
Ultima
tappa della giornata: Chaleevici. Qui è tutto un po’ più dismesso, lasciato
andare. La Casa
della Cultura non è ristrutturata come le altre. Il gruppo “Lučinushka” però è
eccezionale, come a Vereschaki qui la scuola canora viene dalla tradizione
profonda, i costumi bianchi e rossi sono antichi. Il bajanista Sergej Dushakov,
superstite di un’altra epoca, ha un suono limpido e incantevole (per quello che
ne capisco io di musica…). L’ensemble ha 35 anni di storia. Al momento sono
rimaste sette bambine dai 10 ai 13 anni, tra cui la solista Ira che ha una voce
bellissima. Li porterei subito in tournée in Italia. Il colloquio con Sergej e
la direttrice della Casa della Cultura è triste: mi parlano della decadenza
delle tradizioni popolare e delle Case della Cultura nei villaggi. La
situazione è sconfortante, la politica governativa è quella di ridurle
gradualmente e poi di smantellarle. Loro prevedono che entro una decina d’anni
scompariranno. Per questo non rinnovano il personale quando qualcuno va in
pensione, soprattutto per quel che riguarda i musicisti; e tanto per stimolare
la cultura locale, i collaboratori artistici specializzati sono pagati meno dei
bidelli… In pratica il retaggio artistico popolare dei villaggi va avanti per
la buona volontà di alcune persone sottopagate che cercano ancora di
trasmetterlo ai giovani… Ma i giovani sono sempre meno nei villaggi, tanto più
i musicisti, e senza adeguati stimoli non andranno mai a lavorare nelle case
della cultura. A completare la sensazione di assistere agli ultimi rimasugli di
un’epoca che tramonta, nel giardino trasandato c’è un busto di Lenin annerito e
dimenticato tra le sterpaglie e un grosso monumento con falce e martello con
due bambinette sedute inconsapevoli ai suoi piedi. La grande bacheca blu
“Informazioni” giace vuota da tempo.
Mentre
torniamo a Novozybkov, mi chiamano da Radimici chiedendomi se possiamo spostare
a stasera l’incontro con lo scienziato Gluschenko previsto per il 13, perché l’indomani
deve ritornare a Mosca per sopraggiunti impegni. Vado direttamente a Radimici
dove, con Pavel, Andrej e Ekaterina aspettiamo il signor Gluschenko, che deve
arrivare in macchina da Brjansk. È in ritardo però, si è perso in qualche
villaggio intorno a Novozybkov (come avrà fatto?... c’è un’unica strada sempre
dritta da Brjansk a Novozybkov…). Comunque, recuperato, arriva.
Aleksandr
Gluschenko è un fisico nucleare di lungo corso. Partecipò sia alla
progettazione dei reattori tipo Cernobyl, sia alla liquidazione della catastrofe,
ricavandone malattie e invalidità. È molto critico rispetto alle verità
ufficiali su Cernobyl e alla lobby nucleare mondiale. Ritiene che molto sia
tenuto nascosto. Ritiene scellerato il modo in cui viene gestito il nucleare,
soprattutto in Russia. Prevede nuovi incidenti e uno scenario poco tranquillizzante
per il futuro. Ha una sua teoria, basata su dati e studi, sulle fuoriuscite dal
reattore di Cernobyl, a sua detta maggiori di quelle stimate; inoltre afferma
che le maggiori conseguenze di Cernobyl si verificheranno in futuro a livello
genetico. Ha scritto una trilogia su Cernobyl e il nucleare civile, e lo scopo
dell’incontro è quello di valutare la possibilità di tradurre e pubblicare in
italiano l’ultimo libro della trilogia “La vita sotto il segno del rischio
nucleare” del 2010. Il libro, edito in Russia da una casa editrice
indipendente, è impegnativo ma interessante: in parte scientifico in parte di
ricordi personali, con al centro la catastrofe di Cernobyl, racconta anche la
storia dell’energetica nucleare in Unione sovietica attraverso le grandi
tragedie del secolo: guerra mondiale, deportazioni, gulag, olocausto. Sullo
sfondo il tema ebraico della sua famiglia. Aleksandr, liquidatore
pluridecorato, sente la missione, quasi il dovere di portare il suo messaggio
in Occidente. Parliamo di tante cose, anche Pavel è interessato, fa varie
domande. Alla fine facciamo tardi, siamo stanchi, ci diamo appuntamento
l’indomani mattina per fare il punto a mente più lucida.
12 maggio
(Novozybkov)
Alle
9 siamo di nuovo a Radimici con Gluschenko. Prendiamo accordi riguardo al
libro. Una volta esaminatolo e propostolo in Italia, m’impegno a fargli sapere
le reali possibilità di pubblicazione. Va trovato senz’altro uno sponsor,
perché la mole di lavoro è notevole (traduzione, redazione ecc.), oltre a
qualcuno interessato a pubblicarlo. Prima che riparta per Mosca, gli faccio una
breve video-intervista di presentazione sua e del libro (la metterò
prossimamente sul sito).
È
la giornata di Puliamo il Mondo a Novozybkov, al laghetto Karnà, luogo di
pic-nic e balneazione. Non mi dilungo, perché abbiamo già pubblicato sul sito
foto, video e resoconto di Radimici. Riscontro solo: l’ottima organizzazione
dell’evento (condotta da Anatolij e Masha: giochi di conoscenza, presentazione,
norme di sicurezza, slogan, vestizione, marcia sul posto, compiti per le varie
squadre, azione, resoconto, consegna attestati Legambiente), la pulizia
assolutamente non simbolica (la riva del lago è strapiena di bottiglie di plastica
e altro schifo. La gente, per lo più, viene a fare il pic-nic e lascia la spazzatura
in giro o la butta nel lago, senz’alcun problema… e la raccolta rifiuti da
parte dell’amministrazione non è certo costante), la partecipazione dei ragazzi
dell’eko-club “Sozvezdie” di Klincy (in realtà in 4) e di quelli del college di
medicina di Novozybkov (bravissimi) oltre che di quelli del Club Giovani di
Radimici. Partecipano attivamente anche alcuni ragazzi con handicap. Son finiti
i tempi della raccolta foglie nelle scuole!...
Mentre
passeggio facendo fotografie sul lungolago durante l’iniziativa, noto un tipo,
vagamente somigliante a Putin, che mi s’aggira intorno e mi fissa scrutandomi…
poi lo sento parlare al telefono, sempre guardandomi: «Sì, sì, è lui, sono
sicuro… Cosa fa? Va in giro a far foto e fa domande a tutti…». Oh, cazzo… Già
mi dirigo con circospezione verso quelli di Radimici per riferirgli che siamo
controllati… quando il tipo mi chiama: «Stefano?!» «Sì…» «Sono Sergej, il
marito di Raisa, abitiamo qui dietro, ti ha visto e mi ha mandato…». «Aah…». Mi
rilasso! Ora mi torna in mente… Arriva anche Raisa, mi raccontano che stanno
mettendo su un comitato per difendere un querceto sulla riva del lago (proprio
la zona che stiamo ripulendo) che vogliono abbattere per costruire un palazzo.
Comunque a Putin ci assomiglia davvero un po’!
In
prospettiva vedo la possibilità di organizzare Puliamo il mondo con Radimici
come grosso evento annuale a Novozybkov, con la presenza della delegazione
italiana e il coinvolgimento di vari partner e della cittadinanza. Oppure
Radimici potrebbe diventare partner ufficiale di Puliamo il mondo nella regione
di Brjansk (per tutta la Russia
sarebbe logisticamente un po’ complicato…).
Dopo
un pic-nic conclusivo sul luogo ripulito, con Masha ed Ekaterina torniamo a
Radimici per l’incontro con due liquidatori dell’impianto Majak (l’incidente
chimico-radioattivo del 1957 nella regione di Celjabinsk, il maggiore in URSS prima
di Cernobyl, dove ancor oggi ci sono conseguenze devastanti su ambiente e
popolazione). Ne arriva solo uno, Vladimir Kazakov, un signore non giovane e
con problemi di salute. Affabile, contento di essere stato convocato, è però
impresa ardua prendergli un’intervista: «Cosa successe allora al Majak,
Vladimir?» «E che ne so io!!?» «Cos’era andato a fare?» «E chi se ne
ricorda!!». Ekaterina mi confessa che negli ultimi anni Vladimir ha perso un
po’ di colpi con la memoria. In seguito mi consegna un’intervista più
articolata fatta con lui nel 2008 (che pubblicheremo senz’altro). In ogni modo
dalla conversazione viene fuori che: Valdimir venne mandato a “ripulire” il
Majak come soldato di leva perché allora si trovava in servizio a Kurgan, non
lontano dal luogo dell’incidente; di soldati di leva ne vennero mandati
tantissimi, a rotazione, finché non si prendevano dosi limite di radiazioni (25
roentgen di norma); non a tutti venivano forniti respiratori e tute protettive;
nessuno dei liquidatori sapeva con certezza cosa fosse successo; chi andava a
liquidare il Majak era obbligato a firmare un documento sull’assoluta
segretezza della missione; la zona intorno all’impianto fu interdetta e
circondata da filo spinato; Vladimir rimase là per sei mesi, tra il 1957 e il
1958; le conseguenze dell’incidente furono tenute sotto segreto per decenni,
tanto che i soldati ricevettero gli attestati di liquidatori (Vladimir ce lo
mostra) solo 35 anni dopo; in pratica i liquidatori vennero lasciati negli anni
successivi senza cure adeguate né risanamento, come se nulla fosse avvenuto.
Verso
sera un po’ di relax, m’incontro con Tanja (17 anni, conosciuta anni fa al
sanatorio Dubrava) e il suo fidanzato Grisha, 21 anni, e andiamo in giro per qualche
ora per Novozybkov. Non bevono neanche birra, una rarità tra la gioventù locale
(la maggior parte dall’adolescenza in su si tira nera…); io non do il buon
esempio, è tutto il giorno che sognavo di bermi una Baltika nel parco. Grisha
mi convince, io riluttante, a salire sulla ruota panoramica: tutto il parco di
Novozybkov è di epoca sovietica, la ruota di Pripjat’ ha un aspetto più rassicurante…
La ruota è ferma. Non c’è nessuno, bisogna andare a chiamare il tipo che vende
i biglietti e manovra l’oggetto. «È lei che guida?...» «Sì, e anche che raccolgo!...».
Parte. Scricchiola in modo incredibile. Non è neanche brutta Novozybkov
dall’alto: alcune cupole, palazzi storici, tanto verde, oltre ai casermoni
ovviamente.
Mi
parlano della mancanza di prospettive per la gioventù di Novozybkov,
soprattutto per chi non ha una famiglia solida alle spalle o agganci per potersi
trasferire a Mosca o in qualche altra città. Con gli stipendi e gli incentivi
che girano, la voglia di intraprendere qualcosa a Novozybkov è sotto zero.
Grisha è più positivo, vuol prendere la patente per fare l’autista di pulmino,
ma dice che è difficile entrare nel giro. Al tramonto siamo sul ponte della
ferrovia, da una parte la
Bielorussia, fino a Brest, dove s’arresta la corsa verso
Occidente per il diverso scarto dei binari, dall’altra Mosca, poi verso il Nord
e l’Oriente.
13 maggio
(Novozybkov)
Su
consiglio di Radimici («Dovrebbe interessarti»), alle 9.30 vado a visitare –
accompagnato da Masha con cui ci troviamo “sotto Lenin” – la biblioteca di
Novozybkov, all’interno della quale funziona un Eko-centro. Un altro posto che
avremmo dovuto conoscere da anni e invece non sapevamo neanche della sua
esistenza… Al Centro hanno molti materiali su Cernobyl e le sue conseguenze,
scientifici, divulgativi e letterari, sia cartacei sia digitali (sul sito della
biblioteca). Anche loro raccolgono memorie e testimonianze, fanno iniziative
con i liquidatori e con le scuole, in collaborazione con l’Infocentro di
Radimici. Ljudmila, Svetlana e Galina – le addette al Centro – mi mostrano
tante pubblicazioni, purtroppo il tempo a disposizione oggi è poco. Racconto
loro del nostro lavoro sull’informazione, mostro il sito della Memoria di
Cernobyl, rimangono stupite dalla quantità di materiale raccolto. Restiamo
d’accordo di aprire senz’altro una collaborazione in quest’ambito e di organizzare
qualche evento in comune in futuro. (Certo che – essendo anni che cerchiamo materiale
su Cernobyl – ai nostri referenti locali poteva anche venire in mente di
indirizzarci qui…). Alla fine mi regalano alcune pubblicazioni:
–
Il libretto
«Vivere e non sopravvivere nella zona di Cernobyl» (Brjansk; 2012), pubblicato
dall’Associazione per i diritti civili di Brjansk. È un manuale sulla radioprotezione
per la popolazione. Ci sono dati su patologie e rilevazioni aggiornati agli
ultimi anni.
–
Il libretto
«Cernobyl’, basta solo la parola…» (Novozybkov, 2011). Raccolta di poesie.
–
Libretto “Il
coraggio e il sacrificio dei liquidatori” (Novozybkov, 2012). Alterna brevi
note biografiche sui liquidatori locali e componimenti poetici dei liquidatori
stessi.
–
Alcune brochure
informative.
–
Raccolta di
articoli (su chiavetta USB).
Corro
alla Scuola d’arte. Mi accoglie Galina. Il direttore Andrej non c’è, è stato
convocato d’urgenza a Brjansk per “difendere” la domanda per un bando presso
l’amministrazione regionale (oltre che della scuola è direttore
dell’associazione “Artisti per i bambini”); anche Andrej, direttore di
Radimici, è dovuto correre a Brjansk per lo stesso motivo. Li chiamano
all’ultimo momento e se non vanno li escludono a priori dai bandi (è il
trattamento per le poche associazioni indipendenti; le altre centinaia di
“organizzazioni” che chiedono sovvenzioni sono in realtà tutte parastatali o
affiliate).
Un
veloce scambio di materiali. Galina deve scappare da qualche parte. Io le
consegno il regalo e relativo diploma per il bambino vincitore del concorso per
l’emblema dell’Anatroccolo e il disegno dei bambini dell’asilo di Vezzo.
Faranno le consegne ufficiali – e ci manderanno le foto – in occasione
dell’ultimo giorno di scuola, a fine maggio. Lei mi consegna diplomi,
calendarietti e nuovi cataloghi del loro concorso di disegno, al quale da ormai
otto anni partecipano le scuole italiane (quest’anno arriveranno disegni da
Stresa, Castronno, Villanterio).
Attraversata
la strada, torno a Radimici. Mi aspettano Masha e Anatolij (a cui finalmente
hanno rilasciato il passaporto all’ufficio immigrazione/emigrazione di Klincy,
dopo vari tentativi… si tratta dell’ufficio dei nostri amici che volevano
deportare la delegazione un paio di anni fa…) per acquistare il biglietto per
l’Italia in Internet. Dopo un paio d’ore tra ricerche, connessioni improbabili,
carte e codici troviamo un volo diretto Kiev-Malpensa.
Intanto
a Radimici sono arrivati gli ospiti tedeschi. Si tratta di un gruppo di una
decina di ragazzi con problemi di ritardo mentale di una scuola speciale di
Wuppertal. Sono accompagnati da alcuni educatori della loro scuola e da Frank e
Sonja di Pro-Ost, l’associazione partner di Radimici di Solingen. Più che
partner, si può dire che Radimici l’hanno quasi creata insieme, dato che
collaborano da 20 anni. Tra i vari programmi che sostengono, ogni anno vengono
a Novozybkov con un gruppo di ragazzi della scuola speciale; tutto con una
tranquillità incredibile: arrivano a Mosca, si fanno la via crucis di navetta e
metrò con ragazzi e bagagli fino alla stazione di Kiev e arrivano in treno.
L’atmosfera è molto bella, russi e tedeschi sembrano una grande famiglia.
Passiamo la giornata insieme, partecipo alle attività ricreative, c’è curiosità
per l’italiano infiltrato… I tedeschi mi pagano anche il pranzo in un altro
cafè di Novozybkov, 5 € risparmiati dall’Anatroccolo…
Nel
pomeriggio prendo una pausa da Radimici e con Marija andiamo alla Casa della Cultura
a prendere informazioni sui gruppi di danze popolari di Novozybkov. I gruppi
folk risultano essere due: Kalinka (il viburnello!) e Svetljačok. Oggi fanno
alcune prove ma capito in un momento vuoto. Incontro le responsabili artisti
dei gruppi, entrambe Ol’ga. Mi lasciano dei DVD con le esibizioni. Il livello è
sicuramente buono (ne avevamo visto spezzoni in passate delegazioni). Hanno
molti bambini di varie età. Kalinka in particolare è piuttosto rinomato, hanno
partecipato anche a festival internazionali. Pure loro però al momento danzano
con le basi musicali. Sebbene ci sia un giovane bajansta che vedo lavorare con
il gruppo dei piccoli maschi.
La
cena è di nuovo con russi e tedeschi, una tavolata collettiva nella sede di
Radimici. Nessuno dei tedeschi parla russo. Alcuni di Radimici parlano il
tedesco. Per il resto, ce la si cava con un po’ d’inglese stentato e traduzioni
incrociate. Poi vedo una palla: «Perché non giochiamo un po’ a calcio?». Una
russa: «Sì, sì, Italia-Germania!». «Ma se son da solo!». «Ma no, c’è anche
Cristian!» «?». Salta fuori che nel gruppo dei tedeschi, oltre a un paio di bambine
turche, c’è anche un ragazzone di Bari, figlio di una famiglia emigrata in
Germania. Parla un italiano naturale. Per affrontare i teutonici mettiamo
insieme un’accozzaglia italo-russo-turca. Schiacciati dai tedeschi, che sono
per lo più di grossa stazza, ce la caviamo con un 2-2. I due gol li segna,
manco a dirlo, Cristian, barese di Vestfalia.
Alle
21.00 passa a prendermi Andrej (il “consolatore di donne sole”) e andiamo a
fare la banja da suo cognato Kolja,
direttore di scuola e fanatico juventino.
…
14 maggio
(Novozybkov-Surazh-Klincy)
«Ho un hang-over da qui a Zakopane»
Claudio Amedeo, slavista di Bussero
…
Alle
9 sono di nuovo a Radimici. Prima di partire per Novokemp, riunione finale con
Pavel, Andrej e Eketerina. Siamo reciprocamente soddisfatti del lavoro svolto
insieme in questi giorni. Pavel in particolare ritiene che per lo sviluppo di
programmi a lungo termine sia importante incontrarsi di persona, lavorare
insieme, instaurare rapporti di reciproca fiducia e amicizia. Di idee ne sono
venute fuori tante, sia prima che durante questa visita. Io m’impegno a
condividere con i miei colleghi in Italia l’esperienza vissuta a Radimici e a
cercare dei partner a cui proporre programmi in collaborazione. (Per il
dettaglio delle proposte progettuali con Radimici seguirà apposito documento).
Butto
lì una proposta: non avendo ancora trovato per il gruppo musicale del Viburno
di settembre un’accompagnatrice con caratteristiche necessarie (o in possesso
di passaporto), perché non ci “prestano” una delle loro educatrici, in modo che
possa vedere come lavoriamo, conoscere la nostra associazione e raccontare in
Italia di Radimici? La proposta è accolta bene, valutano chi poter mandare (al
28 maggio la questione non è ancora risolta…). A settembre inoltre, come ogni
anno, un gruppo di ragazzi ed educatori di Radimici sono invitati in Svizzera
al Villaggio Pestalozzi per un interscambio culturale sui valori della pace e
della tolleranza. Ci vanno in pullman dalla Russia. Valutiamo un possibile
incontro con loro. Solo che sono in 50.
Parto
per Novokemp assieme al gruppo dei tedeschi. Mi ritrovo sulla macchina di Anton
con Frank, il presidente di Pro-Ost (noi abbiamo Franco!), e una bambina turca
dagli incredibili riccioli neri. Lei ascolta il walk-man a palla. Mi chiedo se
mi trovo davvero nella provincia russa… Ne approfitto per conversare con Frank
sulla loro associazione e sulla partnership con Radimici. Tutti volontari, fin
dall’inizio hanno scelto di operare, nella zona di Cernobyl, esclusivamente con
Radimici, concentrando le energie in questa collaborazione e scommettendo su
programmi a lungo termine costruiti insieme. Per realizzare i progetti cercano
partner e appoggi in Germania, come ad esempio la scuola speciale di Wuppertal.
Gli chiedo come fanno la raccolta fondi. Iniziative di beneficenza, donazioni
di privati e aziende (però sempre meno per la crisi) e soprattutto bandi delle
grosse fondazioni tipo Rotary («Spesso non sanno come spendere i soldi per
mancanza di progetti convincenti»). «E dallo stato, dalle amministrazioni
pubbliche?» (stupito della domanda) «Assolutamente no!». Penso che nella
prospettiva di collaborazione con Radimici sia importante anche un confronto
con Pro-Ost per consigli, piani comuni o paralleli ecc.
Arriviamo
a Novokemp, in provincia di Surazh. Conosco Sasha, il giovane direttore. Insieme
a Irina, Anton e altri due ragazzi stanno allestendo il campo per l’apertura
estiva, 4 turni da giugno ad agosto. Frank è venuto anche lui ad aiutare,
rimarrà qualche giorno, mentre i ragazzi in serata torneranno a Novozybkov,
dove nei giorni successivo svolgeranno un apposito programma ricreativo. Anche
Novokemp l’hanno messo su insieme, russi e tedeschi, vent’anni fa, ristrutturando
un vecchio sanatorio sovietico in rovina.
L’impressione
è subito di un posto accogliente. Il campo si trova in un bel bosco di pini. Le
strutture sono quasi tutte in legno, all’interno arredate in modo spartano, e
all’esterno, anche se in parte vecchiotte e da ristrutturare, sono colorate e
decorate. Nel vasto territorio di Novokemp, oltre alle casette per gli alloggi,
si trovano anche un punto medico, una ludoteca, una sala teatro e discoteca, il
blocco servizi, un magazzino, la casa “albergo”, dove in genere vengono
alloggiati ospiti e studenti stranieri, uno spazio giochi all’aperto, una piscinetta.
C’è anche la “casa della Sharapova”, una casa nuova in legno donata qualche
anno fa dalla tennista russa, che ha origini dalla provincia di Cecersk, nella
zona di Cernobyl bielorussa.
Alle
15.00 ho appuntamento a Klincy, a metà strada tra Surazh e Novozybkov. Mi ci accompagna
Anton. Per strada, mi racconta un altro po’ di cose di Radimici, in particolare
degli inviti che negli ultimi anni hanno ricevuto ad alcune conferenze
internazionali antinucleari o scientifiche, in Giappone, Sud Corea e Sudafrica.
A
Klincy non c’è quasi niente da fare. Elena, la responsabile del club
“Sozvezdie”, ha fatto un po’ di confusione. Prima aveva programmato tutta una
serie di iniziative tra ginnasio e festa cittadina del volontariato, per poi
scoprire che il 14 maggio è il giorno della Radonica,
il giorno dei morti della tradizione slava, nel quale tutte le famiglie si
recano al cimitero a trovare i cari defunti, allestendo veri e propri banchetti
presso le loro tombe, anche per tutta la giornata. Colpisce, passando, vedere i
cimiteri – di solito in boschetti di betulle con i recinti azzurri – strapieni
di gente e di tavolini. Dato che durante i banchetti funebri scorre anche molta
vodka, è impensabile in quel giorno recuperare la gente per fare qualcosa di
operativo… Infatti al ginnasio, oltre a Elena, si presentano solo Ol’ga, Nastja
e Lida, tre volontarie del club. Facciamo una foto davanti ai cespugli di lillà
in fiore che avevamo piantato insieme nel 2009 e che ora sono altissimi. Poi
andiamo in giro per la città. Mi mostrano orgogliose lo “sviluppo” di Klincy,
«sempre più bella»: le nuove fontane con illuminazione notturna in stile praghese
– regalo della coppia di giovani sindaci rampanti (e voltagabbana, passati da
un anno all’altro da un partito di semiopposizione a Russia Unita per questioni
di convenienza, forse di sopravvivenza…) – e le molte nuove costruzioni ultramoderne,
per lo più adibite a negozi e centri commerciali. Ho la sensazione, qui ancor
più che a Novozybkov, che l’indubbio sviluppo degli ultimi 10 anni in queste
zone sia di carattere esclusivamente commerciale, solo chi riesce a fare
business “si sviluppa”, mentre a livello sociale e culturale c’è sempre più una
decrescita assai poco felice.
Missione
betulla. Arrivano in macchina Igor’ e Maksim, marito e figlio di Elena, e
andiamo fino alla periferia di Klincy. Non c’è neanche bisogno di andare nel
bosco, le betulle sono ovunque, di ogni misura. Prendono e mi impacchettano un
paio di betulle tascabili.
Segue
un mini pic-nic al laghetto locale con wurstel e acqua minerale (!). Il
laghetto Stodol’skoe di Klincy – luogo di riposo e balneazione molto
frequentato – non è un bello spettacolo. Il posto sarebbe anche gradevole di
per sé, ma è disseminato ovunque di spazzatura lasciata sul posto o buttata in
giro dagli avventori. L’inciviltà impera, quasi a nessuno viene neanche in
mente di cercare un cestino o un luogo di raccolta rifiuti, che pur ci sono.
Sullo sfondo la fabbrica, a gestione veneta, di concia delle pelli che con ogni
probabilità inquina non poco l’acqua del lago (la questione era stata sollevata
un paio d’anni fa, ma poi messa a tacere dalle autorità in seguito a un accordo
con i proprietari dell’impianto). Compare Jurij, il nostro amico chitarrista, anche
lui arriva dal cimitero. Il tempo di un saluto e scappa.
I
ragazzi vanno a casa, arriva Ljuda, la vicedirettrice del ginnasio, e la serata
finisce al café Afrika. Poi arriva anche Igor’. Parliamo del più e del meno,
sono a pezzi, non vedo l’ora di salire sul treno. Ritrovo infatti il treno
Brest-Moskva, decisamente migliore del “treno ubriaco” dell’andata, e dormo
filato fino alle 10 del mattino.
15 maggio (Mosca-Vienna-Malpensa)
Come
all’andata, a Mosca il tempo che sembrava tanto vola via negli spostamenti. Mi
rimane meno di un’ora per prendere un cappuccino (a Mosca sono buoni e di tutti
i tipi, ma non costano meno di 3 €…) con Galja e Ljuda, studentesse della zona
di Cernobyl. Entrambe lavorano di giorno, Galja apprendista in uno studio
dentistico e Ljuda commessa in un negozio, e studiano di notte, come quasi
tutti gli studenti di provincia che abitano a Mosca. Molti altri che conosco
oggi sono a lezione. Comprati un paio di lavash
d’asporto dai tagiki, riparto per l’aeroporto.
Tornato
a casa la sera e messe nell’acqua le betulle, apro il file del mio archivio
geografico: è la ventiquattresima volta che sono stato a Novozybkov, la
“capitale della Cernobyl russa”. Mi chiedo quante volte ci sarà stato Frank.
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