Nel 2013 la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers)
ha concesso un prestito di 15,6 milioni di euro per finanziare lo
sviluppo di una centrale termoelettrica a biomassa a Ivankov, in
Ucraina, dove secondo le informazioni raccolti dalla Ong italiana “Mondo
in Cammino”, la centrale «brucia ogni giorno fino a 641,76 tonnellate
di legno contaminato dalla ricaduta radioattiva di Cernobyl», come
riportato in un’interrogazione diretta alla Commissione Ue elaborata lo scorso aprile.
«Ogni 100 kg di legno bruciato producono 1 kg di ceneri, con un
tenore medio di radioattività – si legge nell’interrogazione – pari a 3
000 Bq/kg. Le ceneri sono poi distribuite ad imprese locali come
fertilizzanti. L’impianto non ha superato le analisi degli esperti in
materia di sicurezza radioattiva e sembra non disporre di filtri per
contrastare le emissioni nell’atmosfera. La radioattività non si ferma
alle frontiere e la radioattività nel suolo (o nei fertilizzanti) viene
assorbita dalla vegetazione e contamina gli alimenti».
Partendo da tali considerazioni, gli europarlamentari domandano «come
è possibile che la Bers consenta il finanziamento di un progetto così
nocivo per l’ambiente»; «quali misure sono in atto per prevenire
l’importazione nell’UE di alimenti radioattivi? Se non sono in atto
misure di questo tipo, quando lo saranno?» e «che tipo di misure intende
la Commissione suggerire alle autorità ucraine, al fine di eliminare
qualsiasi rischio che la centrale di Ivankiv rappresenta per la salute
della popolazione locale?».
Data: 04.09.2017
Fonte: www.greenreport.it
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