Trentatré anni fa Černobyl', quando anche in Trentino i panni venivano stesi in casa e non si mangiavano verdure e formaggi
Tra i primi, in assoluto, a mobiliarsi per intercettare possibili radiazioni scese in campo il laboratorio di Fisica atomica e molecolare della Facoltà di Scienze di Povo, sopra Trento. Il professore Zecca: "Il ruolo degli scienziati è essenziale per rilevare e divulgare possibili – anche minimi, quasi impercettibili – pericoli per la qualità della nostra vita"
Tra i primi, in assoluto, a mobiliarsi per intercettare possibili radiazioni scese in campo il laboratorio di Fisica atomica e molecolare della Facoltà di Scienze di Povo, sopra Trento. Il professore Zecca: "Il ruolo degli scienziati è essenziale per rilevare e divulgare possibili – anche minimi, quasi impercettibili – pericoli per la qualità della nostra vita"
Scetticismo e incredulità, supportati da una buona dose di scarsa informazione. Quella istituzionale, anzitutto. Perché Černobyl', per i trentini, era lontana, molto lontana. Talmente distante che neppure alcuni esperti in fisica nucleare hanno capito non solo la portata della nube radioattiva, ma pure le ricadute "atomiche" tra le colture, sulle comunità alpine delle Dolomiti.
Ma non
tutti – fortunatamente – s’adeguarono all’ufficialità. Indagando,
studiando, verificando per divulgare informazioni scientificamente
valide. Senza provocare ingiustificati allarmismi, rispettando i dati rilevati in riva all’Adige, per informare e dunque fronteggiare con criterio la "nube russa".
Data: 26.04.2019
Fonte: www.ildolomiti.it