“Ho vissuto a Prypiat i primi quindici anni della mia vita. Siamo
partiti il 26 aprile del 1986 e abbiamo trascorso quasi un anno ospiti
di familiari e amici a Kyev. A quei tempi ero molto magra, così da far
pensare che avevo assorbito tutte le ansie di mia madre e le sue
preoccupazioni per il futuro. Dopo un anno ci hanno assegnato un
appartamento, e ne siamo stati contenti. Mio padre ha continuato ad
andare lavorare a Chernobyl.
“Chernobyl è stata una cosa di famiglia, un pezzo della nostra
storia, per quello che posso ricordare. Anche i nostri vicini lavoravano
alla centrale. Era parte del nostro quotidiano. E Chernobyl torna a
ogni controllo medico a cui dobbiamo sottoporci, a ogni documento che
dobbiamo spedire per chiedere assistenza e aiuto.
“Ora come ora sto cercando di elaborare cosa abbia significato
Chernobyl per me. Quando ho compiuto 25 anni sono rimasta impressionata
dal fatto di essere cresciuta all’ombra di questo evento. Per questo
sono sempre alla ricerca di altre famiglie di Chernobyl, che invito a
venire al mio studio per fotografarle, ma anche per parlarci. Molte di
queste persone hanno figli a loro volta, e tutti si preoccupano per la
salute. Quando ero piccola i medici dicevano: “Non abbiamo idea di quali
effetti producano radiazioni di queste caratteristiche.
Data: 26.04.2015
Fonte: www.it.euronews.com
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