“Ogni settimana arrivavano lunghe colonne di camion. Dopo aver attraversato il paese puntavano verso il Poligono di Quirra, dove i militari avevano già scavato buche mastodontiche imbottite di esplosivo. Ci buttavano dentro il carico dei convogli e lo facevano saltare in aria. Si trattava di armi e munizionamento fino ad allora custodito nei bunker di tutta Italia. E per anni a Escalaplano, il cielo ha portato pioggia e polveri sottili. Trecento tonnellate, secondo il nostro consulente Giovanni Battista De Giudici,
dell’Università di Cagliari, finite sul paese e sulle campagne
circostanti fino ad insinuarsi nelle sorgenti. Le stesse che alimentano
l’acquedotto”. Mette i brividi ascoltare la testimonianza che Giuseppe Carboni,
l’avvocato che assiste il Comune di Escalaplano nel processo sui veleni
di Quirra, ha reso il 22 febbraio a Roma di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito.
Ne vien fuori un quadro cupo – coi militari impegnati in una
sistematica “opera di occultamento” – e insieme drammatico. “Quando il
procuratore Fiordalisi ha fatto visita ad una ragazza con gravi malformazioni – ha raccontato Carboni – si è messo a piangere”.
Data: 23.02.2017
Fonte: www.sardiniapost.it
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