Lo stato del nucleare nel Paese di Chernobyl. I paradossi e i rischi del nucleare ucraino
Rapporto di Bellona sull'opaca industria nucleare dell’Ucraina, in mano ai “nemici” russi
Non è certo sorprendente che in Ucraina la sicurezza sia una sfida
cruciale per l’industria nucleare: è il Paese dove sorge il cadavere
radioattivo della famigerata centrale sovietica di Chernobyl, dove si è
prodotta la più grave tragedia del nucleare civile della storia. Quel
che è sorprendente è la mancanza di informazioni e l’opacità di
un’industria nazionale che fornisce più della metà dell’elettricità a un
Paese che vive da anni una guerra civile tra filo-russi indipendentisti
e nazionalisti e che è in piena crisi politica ed economica.
E’ partendo da questa difficile (e pericolosa) situazione che l’ONG
ambientalista/scientifica norvegese/russa Bellona ha presentato il rapporto, “The
Ukrainian Nuclear Industry: An Expert Review”, un lavoro collettivo di
esperti e accademici che analizzano dall’interno la sofferente industria
nucleare ucraina e che Bellona «spera che servirà da guida alle ONG e
ai decisori politici internazionali che puntano a garantire la sicurezza
di questa industria e del suo eventuale smantellamento, mentre
l’Ucraina compie la sua ardua transizione verso fonti di energia più
pulite».
Ma gli ambientalisti non si nascondono che in Ucraina c’è molto da
fare: «Molti dei problemi che riguardano l’industria nucleare ucraina
sono quelli della sua gioventù – dicono a Bellona . Non esistevano
veramente o prima che Kiev dichiarasse la sua indipendenza da Mosca nel
1991 ma, quando lo fece, si prese in carico i alcuni dei reattori più
vecchi d’Europa, nonché il peccato originale dell’energia nucleare: il
reattore numero 4 di Chernobyl, che esplose in 1986. E mentre la maggior
parte dell’attenzione e dei finanziamenti internazionali per l’Ucraina
si sono concentrati su come porre riparo a quel disastro e ai suoi
persistenti effetti collaterali – sforzi che hanno stimolato successi
dell’ingegneria come il New Safe Confinement di Chernobyl – gli altri 15
reattori costruiti dall’Unione Sovietica hanno cominciato a perdere
colpi in modo instabile mentre si avviavano verso il pensionamento».
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Data: 30.01.2018
Fonte: www.greenreport.it
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