Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

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"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

10/02/12

L’ARTISTA JACOB KIERKGAARD PRESENTA IL SUO MONDO DI SUONI

A Kiti (Estonia) è stata inaugurata la mostra d’arte contemporanea danese «Spatium» che, com’è detto anche dal nome, dedica particolare attenzione allo spazio di per se stesso. Il celebre maestro di audio installazioni Jacob Kierkegaard ha esposto nel museo due suoi lavori dedicati all’energia nucleare: «Assenzio» e «Quattro stanze».

Entro a Kiti e percepisco che con lo spazio c’è qualcosa di strano.

Jacob, come si chiama quest’opera ululante?

«Koirohi» («Assenzio»). Ho dato al mio lavoro un nome estone, perché esso è legato, da una parte, all’Estonia, e dall’altra al secondo lavoro che espongo a Kiti e che è dedicato al tema di Cernobyl. In esso tutta la terra è ricoperta d’assenzio, poiché a quel luogo venne dato quel nome.

Alcuni anni fa un mio amico è stato a Cernobyl, e ci è andato con le mie scarpe. A volte le indosso ancora.

Il tuo amico ti ha riportato indietro le scarpe? Un pessimo amico. Le radiazioni più intense sono proprio quelle sulla superficie del terreno, per questo consigliano di buttare via le scarpe una volta tornati a casa. (ride)

Cernobyl per gli estoni, diciamo così, a livello di immaginario collettivo occupa evidentemente un posto piuttosto importante. È per questo che lei ha scelto di esporre a Kiti proprio un’opera legata a Cernobyl?

“Immaginario collettivo” in questo caso è una parola che ben si adatta, e questo tema mi interessa molto. Quando mi occupo di design del suono nello spazio, osservo come all’inizio uno non noti alcun suono. Tutto dipende da quanto tu sia attento al mondo dei suoni.

Solitamente, andando a una mostra d’arte o in un museo, tu già in anticipo ti difendi dall’arte, guardi un quadro, e in te già si forma qualche preconcetto, già senti se esso ti piacerà o meno. Secondo me è una cosa piuttosto noiosa.

Con le mie opere e in concreto con «Assenzio» io tento di uscire dai confini dell’uomo, se così si può dire. Mi piace l’idea che un’opera d’arte debba essere vissuta dall’uomo, tuttavia non sempre si fa attenzione a questo oppure ci si accorge di questo solamente a livello subconscio.

Il suono per «Assenzio» l’ho registrato alla centrale nucleare finlandese di Olkiluoto, che si trova non lontano dall’Estonia.

Il suono che perviene da là è quello del rombo delle turbine e dei tubi che funzionano e creano l’irraggiamento – è il suono della disintegrazione dell’atomo. Così che in un certo senso è qualcosa che s’infiltra nel nostro subconscio. L’idea di «Assenzio» mi è venuta in mente l’anno scorso quando in Giappone successero diversi incidenti alle centrali nucleari. Allora prese forma il progetto di svilupparlo insieme al lavoro su Cernobyl.

I suoi lavori stanno da qualche parte al confine tra arte e scienza.

Si può anche dire così, però io non cerco risposte. Pure la scienza cerca misteri, sebbene cerchi di spiegare qualcosa o d’inventarlo. Io non cerco di spiegare alcunché.

Qual è allora il suo scopo?

Da un lato, certamente, la percezione del mondo con l’aiuto dei suoni, e dall’altro i differenti livelli o gradazioni di suoni. Prendiamo ad esempio Kati (indica la curatrice della mostra). Ora noi vediamo soltanto Kati, ma in realtà, se diamo un’occhiata dentro, è qualcosa di assai più complesso. Tutto dipende da come percepiamo il mondo.

Prendiamo la stessa energia nucleare. La maggior parte della gente non sa che roba sia. In un certo senso la registrazione di simili processi e la loro esposizione aiutano a capire molti fenomeni attuali importanti per noi.

Lei registra gli spazi, li rende udibili. A volte questo viene messo in relazione con determinati impulsi dell’occultismo, con l’attribuzione di visibilità di realtà invisibili. In questo modo si può arrivare ai fantasmi…

No, i fantasmi non mi interessano. Quando nel 2006 ero stato a Cernobyl, mi avevano raccontato degli spettri. Mi avevano chiesto se fossi andato a caccia di fantasmi. No, non c’ero andato.

La mostra «Spatium», a Kiti in Estonia, è aperta fino al 13 maggio 2012.

Data: 24.01.2012
Fonte: www.rus.postimees.ee
Autore: Janar Ala
Traduzione: S.F.

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