Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

10/11/14

CHERNOBYL, TUMORI ALLA TIROIDE PIU' AGGRESSIVI A CAUSA DELLE RADIAZIONI

Bambini e adolescenti esposti allo iodio radioattivo sono più a rischio si sviluppare una malattia che cresce e si diffonde in fretta. Conseguenze simili per Fukushima.

A quasi 30 anni di distanza dall’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl arriva, purtroppo, la conferma di quanto si era a lungo sospettato: chi è stato esposto alle radiazioni è in pericolo di sviluppare le forme più aggressive di tumore della tiroide. Le prove arrivano da uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Cancer, che ha attentamente analizzato i dati relativi a quasi 12mila persone in Bielorussia che erano bambini o adolescenti all’epoca dell’esplosione del disastro nucleare nella vicina Ucraina. «Le conclusioni a cui siamo giunti sono rilevanti anche per le persone coinvolte nell’incidente avvenuto nel 2011 al reattore nucleare di Fukushima in Giappone, quando un terremoto causò uno tsunami che creò gravi problemi alla centrale nucleare» sottolinea Lydia Zablotska, autrice dello studio e docente del Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica alla University of California di San Francisco.

 

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Data: 31.10.2014
Fonte: www.corriere.it

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