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Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.
Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.
"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.
CHERNOBYL, LA TESTIMONIANZA TOCCANTE DEL PREMIO NOBEL SVJATLANA ALEKSIEVIČ
Il Premio Nobel per la Letteratura Svjatlana Aleksievič durante Bookcity
ci racconta la catastrofe di Chernobyl, riportandone la sua
testimonianza
“Non abbiamo capito Chernobyl perché questo evento va oltre la nostra
immaginazione, non si limita alla nostra conoscenza. Io ho seguito
l’evoluzione dell’uomo prima tragedia e dopo la tragedia. E ricordo la
paralisi dei sentimenti in cui ci siamo trovati per circa un mese. La
gente non riusciva a capire cosa stava succedendo. Andava oltre la
nostra conoscenza. Noi credevamo nella Scienza, eravamo le persone che
credevamo nell’atomo pacifico. Le persone semplici mi dicevano: “Sì, abitavo vicino alla centrale e mi piaceva passeggiare lì con i bambini, coglievamo funghi, piantavamo ortaggi in quella zona.”.
Altre persone invece raccontano che quando è scoppiato l’incendio erano
in ammirazione di questo incendio. Dicevano che non era proprio un
incendio nero, non aveva una fiamma nera. Era una cenere di colore rosso
che si alzava fino al cielo. Io come scrittrice sono rimasta sempre impressionata da questa presenza della bellezza nell’orrore.
E quando ero arrivata a Cernobyl e ho visto il trasferimento della
popolazione in altre zone, mi ricordo la visione di persone che in
silenzio si muovevano a prendere gli autobus. Queste persone venivano
inseguite dai loro animali domestici. Le persone cercavamo di evitare il
loro sguardo. Salvavano loro stesse e tradivano i loro animali
domestici a loro cari. I soldati fucilavano gli animali. Io sono stata
in guerra, ho visto orrori di ogni tipo, ma questa è stata l’esperienza
più drammatica di tutta la mi vita. Nei villaggi i soldati lavavano le
case, lavavano tutto, lavavano perfino la legna e io vidi un soldato che
doveva fare la guardia a una vecchietta con un secchio di latte:
andavano a seppellire il latte, insieme al pane, alle mele etc.
La Bielorussia è un parse agricolo e patriarcale e la gente non riusciva a capirlo. E neanche io riuscivo a comprendere questa esperienza. È stato un salto in una dimensione completamente nuova.
Data: 01.12.2019
Fonte: www.libreriamo.it
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