Chiudere o aprire nuove centrali, il paradosso nucleare francese
L’elenco dei paradossi francesi si allunga. Dopo quello salutistico, ormai storico, del vino rosso che fa bene, brucia i grassi e fa dimagrire; dopo quello fiscale per cui le tasse scendono ma il gettito fiscale sale, ecco il nuovo paradosso nucleare per cui è possibile che il colosso elettrico pubblico – l’Edf, Electricité de France controllato all’84% dallo Stato – colosso dai piedi d’argilla con oltre 33 miliardi di debiti finanziari a fronte di 69 miliardi di fatturato - non sia riuscito a rispettare tempi e budget per la costruzione della prima centrale atomica di nuova generazione (il cosiddetto Epr, European pressurized reactor) a Flammanville sulle coste della Manica (doveva entrare in funzione nel 2010, partirà, forse, nel 2023; doveva costare 3,5 miliardi, chiuderà, forse, a 12,5 miliardi) e per questo sia stato severamente e pubblicamente ripreso, con tanto di lettera e di conferenza stampa, dal suo controller, il Ministero dell’economia, ma al tempo stesso – ecco il paradosso! – sia stato autorizzato dalla stessa autorità pubblica a mettere in cantiere altre sei centrali dello stesso tipo da qui ai prossimi quindici anni.
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Data: 05.11.2019
Fonte: www.huffingtonpost.it
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