A Chernobyl trent'anni dopo: malati anche microbi, funghi e insetti
Data: 19.03.2014
Fonte: www.greenreport.it
Data: 19.03.2014
Fonte: www.greenreport.it
Quasi
30 anni sono passati dall’immane disastro nucleare di Chernobyl e gli
effetti di quella catastrofe, che 3 anni fa si sono rivisti a Fukushima
Daiichi dopo il grande terremoto/tsunami del Giappone orientale, si
sentono ancora oggi. L’area di esclusione intorno all’epicentro di
Chernobyl non è (non dovrebbe) essere abitata da esseri umani, ma la
natura ha occupato ciò che l’uomo ha dovuto abbandonare e qualcuno ha
gridato al miracolo per il ritorno di lupi ed orsi e per il proliferare
di prede, cosa che dimostrerebbe che la natura è in grado di
sopravvivere e reagire anche alle radiazioni letali. - See more at:
http://www.greenreport.it/news/energia/chernobyl-malati-anche-microbi-funghi-e-insetti/#sthash.c0krWIjG.dpuf
Quasi
30 anni sono passati dall’immane disastro nucleare di Chernobyl e gli
effetti di quella catastrofe, che 3 anni fa si sono rivisti a Fukushima
Daiichi dopo il grande terremoto/tsunami del Giappone orientale, si
sentono ancora oggi. L’area di esclusione intorno all’epicentro di
Chernobyl non è (non dovrebbe) essere abitata da esseri umani, ma la
natura ha occupato ciò che l’uomo ha dovuto abbandonare e qualcuno ha
gridato al miracolo per il ritorno di lupi ed orsi e per il proliferare
di prede, cosa che dimostrerebbe che la natura è in grado di
sopravvivere e reagire anche alle radiazioni letali.
In realtà animali e piante mostrano segni di contaminazione radioattiva: gli uccelli che nidificano nei dintorni di Chernobyl hanno cervelli significativamente più piccoli dei loro co-specifici, nell’area “rossa” ci sono molti meno insetti e ragni ed i mammiferi come i cinghiali mostrano segni di avvelenamento radioattivo, una contaminazione che il fall-out del disastro nucleare sembra aver portato fino ai cinghiali tedeschi ed italiani.
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In realtà animali e piante mostrano segni di contaminazione radioattiva: gli uccelli che nidificano nei dintorni di Chernobyl hanno cervelli significativamente più piccoli dei loro co-specifici, nell’area “rossa” ci sono molti meno insetti e ragni ed i mammiferi come i cinghiali mostrano segni di avvelenamento radioattivo, una contaminazione che il fall-out del disastro nucleare sembra aver portato fino ai cinghiali tedeschi ed italiani.
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Quasi
30 anni sono passati dall’immane disastro nucleare di Chernobyl e gli
effetti di quella catastrofe, che 3 anni fa si sono rivisti a Fukushima
Daiichi dopo il grande terremoto/tsunami del Giappone orientale, si
sentono ancora oggi. L’area di esclusione intorno all’epicentro di
Chernobyl non è (non dovrebbe) essere abitata da esseri umani, ma la
natura ha occupato ciò che l’uomo ha dovuto abbandonare e qualcuno ha
gridato al miracolo per il ritorno di lupi ed orsi e per il proliferare
di prede, cosa che dimostrerebbe che la natura è in grado di
sopravvivere e reagire anche alle radiazioni letali.
In realtà animali e piante mostrano segni di contaminazione radioattiva: gli uccelli che nidificano nei dintorni di Chernobyl hanno cervelli significativamente più piccoli dei loro co-specifici, nell’area “rossa” ci sono molti meno insetti e ragni ed i mammiferi come i cinghiali mostrano segni di avvelenamento radioattivo, una contaminazione che il fall-out del disastro nucleare sembra aver portato fino ai cinghiali tedeschi ed italiani.
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In realtà animali e piante mostrano segni di contaminazione radioattiva: gli uccelli che nidificano nei dintorni di Chernobyl hanno cervelli significativamente più piccoli dei loro co-specifici, nell’area “rossa” ci sono molti meno insetti e ragni ed i mammiferi come i cinghiali mostrano segni di avvelenamento radioattivo, una contaminazione che il fall-out del disastro nucleare sembra aver portato fino ai cinghiali tedeschi ed italiani.
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