Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

02/11/15

NOVOKEMP - AGOSTO 2015 - RELAZIONE DI CAMILLA



AGOSTO 2015, NUOVAMENTE A NOVOKEMP


Insieme a Gabriele ed Elena, come me nostalgici dalla precedente estate, Ilaria e Marco, nuovi fantastici compagni di viaggio. È passato un intero anno, ma è tutto così meravigliosamente familiare. Katja e Saša ci accolgono in stazione, i loro giubbotti sgargianti li rendono visibili nelle tenebre notturne. La nostra “mamma” e il nostro “papà”, in versione molto moderna, per queste tre settimane. Saliamo sul furgone rosso scuro, tutto mi pare così naturale... Sorrido ripensando alla sensazione di spaesamento che mi aveva pervasa l’estate precedente, scontrandomi  con questo mondo tanto diverso. E poi betulle, betulle e ancora betulle... Tutto uniforme, ma forse la bellezza, talvolta, risiede proprio nella monotonia. Rivedere al campo tante persone conosciute, alcune riviste su Skype, è bellissimo. Lasciarsi l’anno prima con un dubbioso arrivederci,  tendente all’addio, e poi invece riabbracciarsi. È tutto subito molto spontaneo, conosciamo i ritmi e l’organizzazione del campo, dunque non ci sono gli iniziali imbarazzi o incomprensioni. L’emozione più completa la vivo con i bimbi. Rivedere i bambini già noti corrermi in braccio, increduli e felici per il mio ritorno, mi fa pensare a quanto io abbia significato per loro. Non mi hanno dimenticata, si ricordano il mio nome e le esperienze condivise! Vengono in massa al mio laboratorio artistico, ed è bellissimo vedere la loro esaltazione dopo aver creato una maschera o un pupazzetto colorato. Gli altri animatori sono sorridenti e super organizzati, noi volontari italiani non capiamo come e quando riescano a preparare giochi complicatissimi e travestimenti bizzarri, probabilmente di notte, pensiamo.

Mi aspettano anche esperienze meno piacevoli, come la fantastica iniezione di un qualche strano liquido per contrastare una gigantesca puntura di insetto... Ma il tutto si trasforma in un pretesto per ridere e bere insieme. L’atmosfera è piuttosto rilassata, non ci sono scontri o litigi, è come se i malumori e gli screzi siano vissuti in modo attutito. Non si vuol rovinare la magia del lager, tutti tornano un po’ bambini e ovunque si vedono sorrisi che dicono “priviet!”.

Tutto mi mancava di questo campo nel bosco, e me ne rendo conto mentre lo rivivo. Il lavoro con i bimbi, lo stile di vita, la sensazione di completezza, i letti a castello ultra morbidi. Non cambierei nulla, solo gli sbalzi termici forse, migliori amici di raffreddore e tosse. Prima di arrivare ero piuttosto scettica, temevo di rovinare il ricordo della prima esperienza qui, pensavo che mai mi sarei potuta divertire allo stesso modo. Invece è stato diverso, non migliore o peggiore. Diverso, e non confrontabile. Nuovi compagni di casetta, altre persone, altre avventure ed emozioni... Ma pur sempre bellissimo. L’unica sensazione simile è stata il senso di profonda nostalgia che mi ha pervasa durante il viaggio di ritorno, vedendo le casette colorate allontanarsi e la nostra famiglia russa al cancello. 

Famiglia, sì, perché è così che ci sentivamo. Una grande famiglia multiculturale, con tanta voglia di stare insieme facendo cose belle, condividendo abitudini e pensieri di fronte al fuoco della capanna. E mentre ci allontanavamo da questo mondo altro, mi è venuto naturale pensare “arrivederci, Novokemp”!

Camilla Carrara - 20 anni
Università Statale di Milano
(sede di Sesto San Giovanni)
Mediazione linguistica e culturale

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