NOVOKEMP
2.0
Ed eccoci qui, di nuovo in Russia, di
nuovo a Novokemp, di nuovo “a casa”. L’anno scorso, fin dal mio ritorno in
Italia, ero certo che prima o poi sarei tornato e non posso essere più che
soddisfatto della mia decisione.
In queste quattro righe, benché sia
molto difficile, tenterò di fare un paragone tra le due esperienze. Come l’anno
scorso, ho scelto di partecipare all’ultima “smena” (turno), quella legata al
tema dei computer e dell’informatica, soprattutto con il fine di rivedere molti
degli amici conosciuti l’anno scorso; con loro, infatti, ho mantenuto i
contatti per tutto l’anno e devo dire che rivederli è stato estremamente
emozionante, quasi come se il tempo non fosse passato! Devo anche ammettere che
quest’anno sono riuscito a legare con ancora più persone e forse è stato questo
il particolare che ha reso questa esperienza ancora più bella della prima.
Sicuramente il fatto di conoscere già
le regole, il modo di organizzare le attività e addirittura molti dei bambini
presenti mi ha evitato molte delle difficoltà che avevo incontrato l’anno
passato. Al mattino il mio compito era quello di condurre un piccolo
laboratorio di lingua e cultura italiana e giapponese e, come sempre, sono
rimasto sbalordito dall’interesse che ho riscontrato nei bambini (la maggior
parte dei quali, va ricordato, non ha mai avuto opportunità di viaggiare
all’estero). Al pomeriggio, invece, assistevo gli animatori russi nei giochi di
gruppo. Se questa esperienza è stata indimenticabile lo devo anche al fatto di aver
avuto al mio fianco una “famiglia” italiana stupenda, con la quale fin da
subito mi sono trovato in gran sintonia. Tra l’altro, con la maggior parte dei
miei compagni di viaggio avevo già condiviso l’esperienza dell’anno scorso e
sono stato più che felice di affiancarli di nuovo in questa avventura.
Quello che poi voglio sottolineare è
la serietà con cui viene gestito Novokemp, è l’impegno di ogni singolo
componente che, letteralmente, regala parte di se stesso per il bene e la gioia
dei bambini. E forse, ora che ci penso, il regalo più grande che porterò sempre
nel cuore sono proprio l’allegria, i sorrisi, le lacrime, la complicità che i
bambini stessi mi hanno donato. In sintesi, dunque, posso solo dire grazie a
tutti coloro che mi hanno offerto questa meravigliosa seconda opportunità di
conoscere un Paese, una cultura, di assaporare un’ospitalità senza limiti e di
legare un pezzetto della mia vita a delle persone verso le quali provo estremo
rispetto e riconoscenza. Forse l’immagine che meglio sintetizza questo luogo è
“l’Isola che non c’è” di Peter Pan, un universo al di fuori del mondo reale
dove anche io posso perdermi e tornare bambino.
Gabriele De Vecchi - 21 anni
Università Statale di
Milano
(sede di Sesto San
Giovanni)
Mediazione linguistica e
culturale
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