NOVOKEMP 2015
Ripensando
a Novokemp mi viene subito un po’ di nostalgia. È stata un’esperienza unica che
rifarei migliaia di volte con il senno di poi, un’esperienza che ha lasciato
delle sensazioni e delle emozioni bellissime. Io adoro la Russia, era un paese
in cui avrei sempre voluto andare, per tutto quello che riguarda per esempio
storia, cultura, persone ma mai mi sarei aspettato delle emozioni così forti e
belle.
Accade
così tutto per caso, un giorno decido di voler andare in Russia a Novokemp con
dei miei compagni di corso, persone con cui avevo un minimo o comunque dei
buoni rapporti sociali, dopo l’esperienza di Novokemp considero loro delle
persone molto più strette. Novokemp ci ha fatto legare molto di più, ci ha
uniti, e come con loro, ho stretto buoni e in certi casi ottimi rapporti con
molte persone a Novokemp, persone che, quando avrò la possibilità, sicuramente
tornerò a trovare molto volentieri e con cui di certo non perderò i contatti.
Le mie sensazioni prima di partire erano positive, ero elettrizzato, ancora
oggi ricordo bene il giorno in cui mi hanno concesso il visto al consolato
russo: mi ricordo l’adrenalina nel mio corpo, era bellissimo, sarei andato in
Russia.
Arrivati
a San Pietroburgo era tutto così bello e maestoso, una città fantastica. L’11
luglio arriviamo a Novokemp e là incontriamo Aleksandr e Katja. Ci accolgono
come fratelli, come se ci fossimo sempre conosciuti, la nostra Katja già aveva
i comportamenti tipici da mamma che si preoccupava per noi. Le prime
impressioni nel campo non erano del tutto positive, questo non perché
l’ambiente non era accogliente ma a causa delle difficoltà della lingua che
caratterizzava tutto il nostro gruppo. La lingua poteva essere un motivo di
emarginazione, ma così non è stato. Le nostre abilità sono migliorate avendo
sempre interazioni in russo 24 ore su 24, ed io personalmente prima di andare a
Novokemp non riuscivo a fare più di una frase, sia per la difficoltà
linguistica che per la mancanza di coraggio dettata dalla paura di compiere
errori grammaticali. Uno degli ultimi giorni, precisamente il giorno del
passaggio della settima famigliola a volontari, mi ricordo di aver avuto una
lunga conversazione sia con Katja che con Julia. Julia è una professoressa
universitaria di nazionalità bielorussa ed era la psicologa del campo, una
persona molto seria ma che quando era il momento sapeva essere molto simpatica
ed aperta. La lingua dunque non è stata un problema né un ostacolo alle mie
amicizie con le persone nel campo.
Le
attività che svolgevamo nel campo con i bambini erano sempre divertenti ed
allegre, non mi sarei mai immaginato di prestarmi a fare delle cose del genere,
eppure l’innocenza e l’allegria dei bambini hanno condizionato pure me, anzi
più che condizionato, mi hanno cambiato. Stare a contatto coi bambini è stato bellissimo,
loro hanno intenerito i nostri cuori, e vedere i dirigenti del campo fare così
tanto per i bambini, impegnarsi così tanto mi ha fatto capire che ogni cosa che
si fa vuole il massimo impegno. Ogni sera animatori e capi si riunivano per
decidere le attività da svolgere nel giorno seguente e per parlare di ciò che
era accaduto quel giorno, e ognuno rispondeva come era andata la propria
attività e come si poteva migliorare il tutto. I giochi erano sempre molto
educativi per i bambini, veniva insegnato loro che nulla si otteneva senza duro
lavoro e senza rispetto per le persone e le cose che ci circondano.
Quei
20 giorni sono passati molto in fretta, sono letteralmente volati, ma dentro di
me quelle persone, quell’ambiente, quella tranquillità sono rimasti. Anche gli
amici, quelli russi intendo, su vkontakte (il facebook russo) ci sentiamo
spesso. Un mio amico russo, Denis, il mese scorso si è sposato ed è stata una
bella notizia. Detto tutto ciò non voglio allungarmi ed essere noioso, perché
volendo potrei scrivere un libro sulla mia esperienza a Novokemp, se volessi
sottolineare diversi aspetti, però un ultimo aneddoto lo voglio raccontare:
quando ormai mi trovavo in Italia, per i primi 3 giorni mi sono svegliato di
notte credendo di essere in Russia, continuando a sognare di trovarmi a
Novokemp, questo significa e dimostra quanto io sia legato a quel posto, a
quell’ambiente e soprattutto a quelle persone. La mia esperienza oltre ad
avermi dato tanto in materia di lingua mi ha dato tanto soprattutto a livello
umano.
Marvin Sina - 23 anni
Università Statale di
Milano
(sede di Sesto San
Giovanni)
Mediazione linguistica e
culturale
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