Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

02/11/15

NOVOKEMP - LUGLIO 2015 - RELAZIONE DI MARVIN



NOVOKEMP 2015

Ripensando a Novokemp mi viene subito un po’ di nostalgia. È stata un’esperienza unica che rifarei migliaia di volte con il senno di poi, un’esperienza che ha lasciato delle sensazioni e delle emozioni bellissime. Io adoro la Russia, era un paese in cui avrei sempre voluto andare, per tutto quello che riguarda per esempio storia, cultura, persone ma mai mi sarei aspettato delle emozioni così forti e belle.
 

Accade così tutto per caso, un giorno decido di voler andare in Russia a Novokemp con dei miei compagni di corso, persone con cui avevo un minimo o comunque dei buoni rapporti sociali, dopo l’esperienza di Novokemp considero loro delle persone molto più strette. Novokemp ci ha fatto legare molto di più, ci ha uniti, e come con loro, ho stretto buoni e in certi casi ottimi rapporti con molte persone a Novokemp, persone che, quando avrò la possibilità, sicuramente tornerò a trovare molto volentieri e con cui di certo non perderò i contatti. Le mie sensazioni prima di partire erano positive, ero elettrizzato, ancora oggi ricordo bene il giorno in cui mi hanno concesso il visto al consolato russo: mi ricordo l’adrenalina nel mio corpo, era bellissimo, sarei andato in Russia.

Arrivati a San Pietroburgo era tutto così bello e maestoso, una città fantastica. L’11 luglio arriviamo a Novokemp e là incontriamo Aleksandr e Katja. Ci accolgono come fratelli, come se ci fossimo sempre conosciuti, la nostra Katja già aveva i comportamenti tipici da mamma che si preoccupava per noi. Le prime impressioni nel campo non erano del tutto positive, questo non perché l’ambiente non era accogliente ma a causa delle difficoltà della lingua che caratterizzava tutto il nostro gruppo. La lingua poteva essere un motivo di emarginazione, ma così non è stato. Le nostre abilità sono migliorate avendo sempre interazioni in russo 24 ore su 24, ed io personalmente prima di andare a Novokemp non riuscivo a fare più di una frase, sia per la difficoltà linguistica che per la mancanza di coraggio dettata dalla paura di compiere errori grammaticali. Uno degli ultimi giorni, precisamente il giorno del passaggio della settima famigliola a volontari, mi ricordo di aver avuto una lunga conversazione sia con Katja che con Julia. Julia è una professoressa universitaria di nazionalità bielorussa ed era la psicologa del campo, una persona molto seria ma che quando era il momento sapeva essere molto simpatica ed aperta. La lingua dunque non è stata un problema né un ostacolo alle mie amicizie con le persone nel campo.

Le attività che svolgevamo nel campo con i bambini erano sempre divertenti ed allegre, non mi sarei mai immaginato di prestarmi a fare delle cose del genere, eppure l’innocenza e l’allegria dei bambini hanno condizionato pure me, anzi più che condizionato, mi hanno cambiato. Stare a contatto coi bambini è stato bellissimo, loro hanno intenerito i nostri cuori, e vedere i dirigenti del campo fare così tanto per i bambini, impegnarsi così tanto mi ha fatto capire che ogni cosa che si fa vuole il massimo impegno. Ogni sera animatori e capi si riunivano per decidere le attività da svolgere nel giorno seguente e per parlare di ciò che era accaduto quel giorno, e ognuno rispondeva come era andata la propria attività e come si poteva migliorare il tutto. I giochi erano sempre molto educativi per i bambini, veniva insegnato loro che nulla si otteneva senza duro lavoro e senza rispetto per le persone e le cose che ci circondano.

Quei 20 giorni sono passati molto in fretta, sono letteralmente volati, ma dentro di me quelle persone, quell’ambiente, quella tranquillità sono rimasti. Anche gli amici, quelli russi intendo, su vkontakte (il facebook russo) ci sentiamo spesso. Un mio amico russo, Denis, il mese scorso si è sposato ed è stata una bella notizia. Detto tutto ciò non voglio allungarmi ed essere noioso, perché volendo potrei scrivere un libro sulla mia esperienza a Novokemp, se volessi sottolineare diversi aspetti, però un ultimo aneddoto lo voglio raccontare: quando ormai mi trovavo in Italia, per i primi 3 giorni mi sono svegliato di notte credendo di essere in Russia, continuando a sognare di trovarmi a Novokemp, questo significa e dimostra quanto io sia legato a quel posto, a quell’ambiente e soprattutto a quelle persone. La mia esperienza oltre ad avermi dato tanto in materia di lingua mi ha dato tanto soprattutto a livello umano.

Marvin Sina - 23 anni
Università Statale di Milano
(sede di Sesto San Giovanni)
Mediazione linguistica e culturale

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