Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

02/11/15

NOVOKEMP - LUGLIO 2015 - RELAZIONE DI FRANCESCA C.



ALLA RICERCA DEI GIOCHI PERDUTI

Le burocrazie per ottenere il visto per la Russia sono alquanto complicate: compilazione del modulo online, due appuntamenti presso il Centro visti di Milano, e appuntamenti in questura (in caso di passaporto scaduto, o in mancanza di esso).


Finalmente arriva il fatidico giorno della partenza, sveglia alle 5 del mattino, arriviamo all’aeroporto di San Pietroburgo alle 13, dopo aver fatto scalo a Francoforte. Abbiamo sfruttato i tre giorni prima e i tre giorni dopo il visto, per visitare le due più importanti città dell’immensa Russia. Lasciamo la città di Pietro con un treno locale che ci porta fino alla stazione di Brjansk, dove faremo cambio con un altro treno fino ad Uneča. Questo interminabile viaggio di ben 19 ore ci ha portato in un’altra dimensione spazio-temporale, dove il panorama è costituito di soli boschi e dove l’unico servizio fornito a bordo è quello del tè caldo.

Ad accoglierci alla stazione di Uneča ci sono Katja (la nostra “mamma”) e Saša (il direttore del campo). Ci aiutano con i bagagli e ci accompagnano con un furgone fino al campo.

È domenica, il giorno di accoglienza, quando i genitori portano i figli e li lasceranno al campo per i prossimi 20 giorni.

La nostra giornata tipo si articola così: sveglia alle 09.00, colazione, e preparazione dei laboratori organizzati e scelti interamente da noi, che iniziano alle 10.30 e finiscono alle 12.30, dopodiché pausa e alle 13.45 pranzo. Mai dimenticheremo le zuppe e gli immancabili “ogurcy” (cetrioli) della mensa del campo!

Ora del silenzio 14.30-16.30, durante la quale i bambini riposano e noi preparavamo qualche attività, canzone o balletto per la sera o sorseggiavamo il tè con qualche dolcettino, in compagnia dei collaboratori del campo. Nel pomeriggio affiancavamo gli altri “vožatye” (educatori) nei loro giochi, ogni giorno diversi e divertenti.

Cena alle 19.30. Ore 20.00 inizia la discoteca con i dj Nikita e Maksim, che non suonano esattamente “baby dance” ma alternano musica techno a romantici lisci, durante i quali i ragazzini invitano le ragazze a ballare o viceversa. Intorno alle 22 pausa e seconda cena per i bambini, e verso le 23 tutti a nanna.

Ogni sera veniva organizzata una riunione tra i capi delle varie “famigliole” e i più “alti dirigenti” per parlare della giornata trascorsa e per organizzare quella del giorno dopo. Durante questa planërka (riunione organizzativa) anche noi venivamo interpellati e avevamo l’occasione di esprimere il nostro parere.

Il primo impatto con la lingua è stato un po’ traumatico (soprattutto di primo mattino), ma dopo i primi giorni non riuscivamo a non utilizzare vocaboli russi nei nostri dialoghi italiani!! Sebbene molte parole, o meglio frasi, non le comprendessimo, gli sguardi, gli abbracci e l’affetto dei bambini compensavano ogni incomprensione.

Durante questa esperienza ho imparato non solo ad entrare in contatto con un popolo diverso dal nostro, spesso incompreso, ma anche ad apprezzarne la cultura e la cucina; ma soprattutto ho scoperto quel lato umano che a primo impatto sottovalutiamo o addirittura disprezziamo perché diverso dalle nostre consuetudini.

Questa la nostra magica avventura che resterà per sempre nel nostro cuore.
Consiglio vivamente ad ogni studente/ssa di intraprendere questo viaggio, ricco di emozioni ed indimenticabili ricordi.

Vorrei ringraziare di cuore Radimici, Legambiente e Stefano, Katja e tutti i collaboratori del campo, e ovviamente tutti i dolcissimi bambini, che un giorno spero di rivedere.


Francesca Cont - 21 anni
Università Statale di Milano
(sede di Sesto San Giovanni)
Mediazione linguistica e culturale

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