UN’ESTATE ALTERNATIVA:
LA MIA ESPERIENZA A NOVOKEMP
Quando
studi una lingua straniera cresce inevitabilmente la necessità e soprattutto la
voglia di metterla in pratica, di scoprirla e di ascoltarla. Sono questi i
motivi che all’inizio mi hanno spinto ad andare all’incontro informativo per
Novokemp. Sentivo che era arrivato il momento di fare un viaggio in Russia, e
sapevo che una semplice vacanza studio non mi sarebbe bastata. Volevo provare
un’esperienza nuova che mi avrebbe lasciato qualcosa in più rispetto al solo
miglioramento della lingua. I racconti dei ragazzi partiti gli anni precedenti
mi avevano un po’ chiarito cos’era Novokemp e cosa avremmo fatto nel campo. Ma
vivere poi il “lager” e spiegare a parole le emozioni che mi ha lasciato è tutt’altra
storia!
La
nostra avventura è iniziata a San Pietroburgo, prima tappa del viaggio. I tre
giorni passati nella città ci hanno aiutato ad abituarci all’atmosfera, ai
russi e soprattutto al cirillico! Un’esperienza surreale è stata poi il treno
San Pietroburgo-Brjansk-Uneča: più di 20 ore trascorse in un vagone senza
scompartimenti con circa un centinaio di persone e bagni che lasciavano spazio
all’immaginazione. Sul momento l’impatto è stato traumatico, ma ripensandoci
oggi temo che non avrò più la “fortuna” di fare un’esperienza simile.
Siamo
arrivati ad Uneča all’alba e là ad aspettarci c’erano Saša, direttore di
Novokemp, e Katja, la nostra dolcissima mamma russa. Ci hanno caricati (valigie
comprese) su quel simpatico furgoncino rosso e ci hanno portato al campo. Mi
ricordo le distese verdi di alberi altissimi e, sparsi qua e là, gruppi di
casette di legno dai colori vivaci in contrasto. Le stesse casette che abbiamo
notato non appena entrati nel campo. La nostra, la гостиница, che tradotto
letteralmente significa albergo, era in effetti il punto di ritrovo di tutti
gli animatori e anche dei muratori (visto che durante il nostro soggiorno
stavano lavorando per aumentare le stanze per gli ospiti). Forse per la
macchinetta del caffè o forse per le montagne di biscotti nascoste nelle
credenze. Ricordo con un po’ di nostalgia le chiacchierate fino a tardi con i
miei compagni di viaggio, tra tè e dolcetti, la sera passata a giocare a
“svintus” con gli animatori (gioco di carte simile al nostro “UNO”), le
riunioni con Katja per organizzare le attività, e le “seconde cene” a tarda
notte con gli altri educatori: tavolate di salumi, formaggi, pomodori e
cetrioli (che non mancavano mai) e tanto altro. Le notti trascorse intorno al
fuoco nell’accampamento a chiacchierare e arrostire šašlyk (gli spiedini russi). E come dimenticare la баня (sauna
russa), esperienza quasi mistica che ci ha fatto provare uno dei momenti più
tipici della cultura russa.
Mi
sono stupita fin dall’inizio di quanto fosse ben organizzato il campo e le
attività per i bambini e di quanto fossero bravi e portati gli altri animatori.
Si capisce che dietro c’è da parte loro una lunga preparazione e soprattutto
una grande passione. I bambini erano divisi in base all’età in 7 diverse semejki o famigliole, nelle quale
dormivano almeno due animatori che avevano il compito di occuparsi di loro,
accompagnarli in mensa e nelle varie attività e preparare insieme le esibizioni
per gli spettacoli serali. La mattina erano liberi di girare per il campo e
provare i vari kružok (circoli
ricreativi) organizzati dagli animatori. Io e le altre ragazze tenevamo il
“laboratorio creativo” dove insegnavamo a creare maschere di Carnevale,
braccialetti e kapitoski, i
palloncini con la farina che hanno fatto impazzire i bambini! I ragazzi invece
si sono dilettati nell’insegnamento dell’italiano. Era, secondo me, uno dei
momenti più belli della giornata: ci sedevamo intorno ad un tavolo intrecciando
nastrini con i bambini che ci riempivano di domande e curiosità su di noi, sul
nostro paese e la nostra cultura.
La
giornata proseguiva con la тихий
час (l’ora del risposo), durante la quale venivamo invitati dai bambini nelle
loro casette o a giocare con loro nel campo; qualche volta ci riunivamo per
parlare delle attività del giorno dopo oppure ci prendevamo un momento di relax
nella nostra casetta. Il pomeriggio c’era sempre un gioco a squadre organizzato
dagli animatori e noi ci dividevamo per aiutarli nelle varie stazioni. A
spezzare la routine ci sono state delle giornate a tema come quella del “Novij
God” (Capodanno) e la giornata internazionale dei paesi del mondo. Un giorno
indimenticabile è stato il 20° compleanno di Novokemp: una grande festa che ha
coinvolto tutto il campo. Sono state invitate anche delle autorità importanti
del luogo e noi, “gli ospiti”, abbiamo partecipato insieme a loro ad un pranzo
speciale.
Purtroppo
Il tempo non è stato dalla nostra parte nonostante fosse luglio e, nelle uniche
due vere giornate di sole e di caldo, ci siamo rilassati con Katja sulla
spiaggia del fiume, abbiamo giocato con i bambini ad un gioco d’acqua e ci
siamo divertiti tantissimo ad andare in canoa.
Se
devo essere sincera prima di partire ero veramente preoccupata per la questione
della lingua, avevo il timore di non riuscire a comunicare con gli altri e
perciò di rimanere in disparte. Nonostante i due anni di università, infatti,
non mi sentivo assolutamente preparata. Dopo il primo impatto che, ovviamente,
è stato un po’ difficile, devo dire che la paura della lingua è passata in
secondo piano: ho acquisito giorno dopo giorno una sicurezza sempre maggiore
nell’iniziare una conversazione e nel prendere l’iniziativa. Ho imparato parole
nuove e frasi utili del quotidiano che in qualche modo riuscivo ad utilizzare
per farmi capire e non mi importava più costruire una frase grammaticalmente perfetta.
Questo mi ha aiutata ad inserirmi tra gli animatori e a creare con alcuni di
loro un bel rapporto di amicizia. Ovviamente non posso tralasciare il fatto che
un aiuto “generoso” è venuto da una nostra compagna di università che, essendo
moldava e conoscendo perfettamente il russo, ci spronava il più possibile a
parlare, ma nello stesso tempo si improvvisava spesso traduttrice simultanea!
Novokemp
è un’esperienza fatta di emozioni e sensazioni che ognuno di noi ha vissuto e
vivrà in maniera diversa. A me personalmente ha lasciato tanto, soprattutto a
livello personale. Porto con me tanti bei ricordi dei momenti speciali che ho
vissuto e delle persone che ho incontrato, sono cresciuta dal punto di vista
umano e ho imparato a mettermi in gioco. Ma soprattutto questo viaggio mi ha
permesso di conoscere una cultura così diversa dalla mia e per questo motivo
ancora più bella e ha fatto crescere in me la voglia di tornare il prima
possibile in questo paese tutto da scoprire.
Francesca Mezzanotte - 21 anni
Università Statale di
Milano
(sede di Sesto San
Giovanni)
Mediazione linguistica e
culturale
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