Il «conto» delle esplosioni sott’acqua
Era il settembre del 1995 e quegli esperimenti sott’acqua, come tutti
quelli che li avevano preceduti, hanno lasciato un conto che il
presidente francese François Hollande si vedrà probabilmente recapitare
durante la visita che inizia oggi, lunedì 22 febbraio, in Polinesia.
Mururoa dista da Tahiti e da Bora Bora, i paradisi dei turisti in luna
di miele, quanto Chernobyl dista dall’Italia. Tanto, ma non abbastanza
da cancellare le conseguenze del suo drammatico passato nucleare.
Nonostante il governo francese abbia dichiarato che la zona è priva di
ogni rischio ambientale e di inquinamento da radiazioni, tanti misteri
restano ancora da svelare sugli esperimenti condotti a Mururoa e nel
vicino atollo di Fangataufa fra il 1966 e il 1996. In quegli anni la
Francia realizzò 193 test nucleari, di cui 46 atmosferici e i restanti
sotterranei. E’ stato calcolato che la potenza accumulata dal 1975 a
Mururoa (sotto, nella foto Ap, il centro per i test nucleari costruito sull’atollo) corrisponde a 200 bombe del tipo di quelle che rasero al suolo Hiroshima nel 1945.
Radioattività 500 volte superiore ai limiti massimi
Nel 1996, conclusi sei degli otto esperimenti previsti, Chirac
annunciò la fine della campagna e appose la sua firma al Trattato
internazionale che vieta i test nucleari. Soltanto un decennio dopo,
emerse da documenti declassificati del ministero della Difesa francese
che Tahiti, l’isola più popolosa (178.000 abitanti) fu esposta a livelli
di radioattività 500 volte superiori a quelli massimi consentiti e
venne colpita 37 volte dal fallout (termine che si usa per descrivere un
blackout creato da impulsi elettromagnetici spesso emanati da oggetti
radioattivi). Uscirono anche i primi dati ufficiali sulle conseguenze di
quelle esplosioni sulla salute della popolazione locale: un’équipe
dell’Istituto nazionale della Sanità e della ricerca medica francese
(Inserm) divulgò i risultati di una ricerca su 239 casi di tumore, che
provava il collegamento fra i test e il rischio di cancro alla tiroide
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Data: 22.02.2016
Fonte: www.corriere.it
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