Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

18/04/17

CHERNOBYL, IL VENTO E IL NORDEST




A pochi giorni dal 31° anniversario di Chernobyl, i dati in costante crescita dei tumori nel nostro nordest e nei Balcani ci obbligano a pensare. Anche perché l’uranio ci mette 4,5 miliardi di anni per dissolversi. Ma intanto il vento dell’est continua a soffiare

Chernobyl, il vento e il nordest

C’è una strada, là nell’estremo nordest italiano, che collega la splendida costiera triestina alle pianure e alle colline friulane e più oltre a quelle del Veneto. La gente del posto la chiama “Il Vallone”, perché corre come un profondo tunnel senza copertura dove si incanalano e si stringono, prendendo così ulteriore forza e velocità (effetto Venturi lo ha battezzato la fisica, lo stesso su cui si basa il funzionamento dei motori a reazione) i venti di bora. Vi si incanalarono e la percorsero – quei venti che non hanno né un’agenda di impegni da rispettare, né tantomeno bisogno di passaporto – anche qualche tempo dopo il 26 aprile 1986, data che porta con sé anche un nome terribile: Chernobyl. Sì, succedeva 31 anni fa, in quella che ai tempi si chiamava Urss. Ricordate la centrale nucleare esplosa?

Portarono da allora, sempre quei venti, il loro soffio gravido di radioattività. Nessuno ovviamente se ne accorse, perché la radioattività non ha colore o tantomeno odore. Nessuno nemmeno ci pensò, allora: né alla bora né al Vallone. “Poveretti – fu il pensiero sincero della gente di quei luoghi, così come di tutta la gente di buona volontà del resto del mondo, pensando alle vittime – ma l’Urss è lontana”.

Errore. Perché poi, a partire dai primi anni Novanta, alcune cose cambiarono, là nel nordest. Leucemie, linfomi e altre terribili forme tumorali che fino a quella data rientravano nella pur atroce “normalità” dei range epidemiologici, iniziarono a diffondersi seguendo una curva iperbolica. Al punto da costringere un ospedale importante e attrezzatissimo come quello di Udine ad aprire in tempi strettissimi un reparto dedicato di Ematologia oncologica del quale fino ad allora non c’era stata fortunatamente necessità.


Data: 09.04.2017
Fonte: www.formiche.net

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