Nell'immaginario collettivo il disastro nucleare ha un nome ed è
Chernobyl, la centrale dell'Ucraina settentrionale che nel 1986 liberò
una nube radioattiva in grado di raggiungere diversi paesi europei,
Italia compresa.
C'è però un'area dell'ex Unione Sovietica in cui si è
registrato un numero quattro volte maggiore di casi di malattia acuta
legata all'esposizione al materiale radioattivo e di cui nessuno ha
saputo nulla per anni per volontà delle autorità.
Quest'ultime
hanno coperto gli effetti sulla salute della popolazione di una serie
di test nucleari sovietici nel sito Semipalatinsk della città di
Ust-Kamenogorsk in Kazakistan. Un rapporto dell'Istituto di biofisica di
Mosca sulle reali conseguenze è stato ritrovato da alcuni scienziati e pubblicato dalla rivista New Scientist.
Il
fatto risale al 1956, quando si rese necessario il ricovero di 600
persone in ospedale. Negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta in
quella zona industriale, nel poligono di Semipalatinsk, sono stati
condotti più test nucleari rispetto a qualsiasi altra area del mondo.
Nel
rapporto ci sono i risultati di tre sopralluoghi compiuti nella zona
dai ricercatori di Mosca, che hanno rivelato una contaminazione diffusa e
persistente del suolo e del cibo nelle città del Kazakhstan orientale.
Nella metà del settembre del 1956 la concentrazione radioattiva era cento volte superiore al tasso consentito.
A
seguito delle spedizioni di alcuni ricercatori fu creata una clinica
che ha curato circa 100mila persone esposte ai test. Tra queste molti
furono bambini. Il luogo di cura fu chiamato “Dispensario
anti-brucellosi”.
“L'obiettivo
era non attirare attenzione sulla sua reale attività ed è stato
classificato come top secret fino al 1991”, ha detto Kazbek Apsalikov,
direttore dell'istituto in cui è stato ritrovato il rapporto.
Molti
dei documenti del dispensario sono poi stati trasferiti o distrutti. I
test di Semipalatinsk cessarono nel 1963. Sebbene alcune delle aree
circostanti sono ora sicure, “alcune zone non torneranno mai al loro
stato naturale”, aggiunge Apsalikov.
Data: 21.03.2017
Fonte: www.tpi.it
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