Deposito nucleare italiano, cosa significa gestire le scorie?
Scorie nucleari: chi le produce, come si classificano
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Data: 30.03.2018
Fonte: www.wired.it
Ci siamo quasi. A tre anni dalla stesura, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), il documento che contiene la lista delle località compatibili alla costruzione del deposito nazionale delle scorie nucleari, sta per essere resa pubblica dal ministro Carlo Calenda, che – almeno nelle intenzioni – vuole completare questa prima fase dell’iter prima di rimettere il mandato al suo successore. Come vi abbiamo ampiamente raccontato, con la costruzione del deposito nazionale tutti i rifiuti della filiera nucleare italiana, attualmente sparsi in 22 siti (centrali dismesse, laboratori di ricerca e aziende), convoglieranno in un’unica area dove saranno auspicabilmente conservati in sicurezza. Dopo aver enucleato i cosiddetti criteri di esclusione, i parametri dettati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) a Sogin per individuare i territori non adatti a garantire la sicurezza del deposito, ci occupiamo ora di capire come verranno gestite e mantenute le scorie una volta che il deposito sarà completato.
Scorie nucleari: chi le produce, come si classificano
La più grande fonte di scorie nucleari, a livello globale, è costituita dai rifiuti radioattivi prodotti dall’esercizio delle centrali nucleari
(ricordiamo però che nel nostro paese la costruzione di centrali
nucleari è proibita dal 1987). Altre fonti, che contribuiscono in misura
minore, sono i macchinari usati per analisi e terapie mediche e alcune macchine industriali utilizzate principalmente per le analisi produttive di parti metalliche e per altre applicazioni di analisi e ricerca.
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Fonte: www.wired.it
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