Nell’ovest della Repubblica di Chakassija (Federazione Russa), sulle alture del Kuzneckij Alatau, a monte del fiume Belyj Ijus si trova la «Miniera di Kommunar», una delle più antiche imprese di estrazione dell’oro in Chakassija e in tutta la Siberia. Nel 1899 venne aperta una grossa vena aurifera e da allora fino alla Rivoluzione furono estratte 4,5 tonnellate d’oro.
Nel 1928 ebbe inizio il ripristino della miniera e il rinnovamento dell’estrazione dell’oro. Presto nella miniera fu introdotto il processo di cianurazione degli scarti dell’amalgamazione, all’avanguardia per quei tempi, che consentiva di ricavare una maggiore quantità di oro.
Oggi la miniera di Kommunar da impresa fiorente che era è diventata un’impresa depressa e deficitaria. Nel 2009 essa ebbe un deficit di 6,5 milioni di rubli, e nel corso degli ultimi anni ha visto la caduta dell’estrazione dell’oro. Ma la cosa più preoccupante è che dall’epoca della passata prosperità è rimasta in eredità una vera e propria “Cernobyl chimica” – un enorme deposito di scorie dove per decenni sono stati gettati gli scarti dell’estrazione aurifera.
Questo deposito di scorie fu costruito nel classico stile di sfruttamento delle risorse naturali degli anni Trenta: venne sbarrata parte della valle con un argine di terra e nella cavità ottenuta si cominciò a gettare gli scarti pericolosi e tossici dell’estrazione dell’oro. Gradualmente si venne a formare un grande lago, riempito fino all’orlo di liquido grigiastro. La composizione esatta di questo liquido non è nota, ma è evidente che si tratti di veleno mortifero.
In via di principio era noto che i composti tossici di quel deposito di scorie andavano a finire nell’acqua e nel terreno. Di recente tuttavia sono comparsi dei dati ufficiali. Nel maggio 2010 un Laboratorio specializzato statale della Repubblica di Chakassija ha effettuato l’analisi di campioni di terreno e di acque di drenaggio in un appezzamento nella zona della stazione di pompaggio della miniera. Dai risultati delle analisi di laboratorio è stata stabilita un’eccedenza di contenuto di cianuro e ioni di nitrato nel terreno rispetto alla norma di quel dato territorio. Il superamento dei livelli di cianuri era da 5,8 a 10,6 volte la norma, degli ioni di nitrato da 1,2 a 2,3 volte. Dall’analisi chimica quantitativa è stato inoltre riscontrato il superamento della concentrazione dei derivati del petrolio rispetto a quel territorio da 1,21 a 4,95 volte. In seguito è stato precisato: «Il superamento del livello ammesso di contenuto di sostanze inquinanti nei campioni di terreno e di acqua va dalle 2 alle 8 volte, di contenuto di rame di 44,6 volte, di contenuto di cianuri di 9,6 volte».
Sebbene i campioni siano stati prelevati nella zona adiacente al deposito di scorie, cionondimeno durante il periodo d’esistenza del deposito i composti di cianuri sono penetrati nelle acque sotterranee, nel suolo e nel terreno, nelle piante, e si sono diffusi su un vastissimo territorio, in particolare scendendo lungo il corso del fiume Belyj Ijus. Da questo punto di vista tutta la zona adiacente alla miniera, compreso il villaggio di Kommunar, è soggetta a calamità naturale, e da essa andrebbe trasferita tutta la popolazione.
Ma questo non è l’unico pericolo. Adesso infatti, quando è evidente che il deposito di scorie è pieno fino all’inverosimile, sorge la minaccia della rottura di questo argine. Nel settembre 2009 nella regione di Magadan si ruppe l’argine del deposito di scorie di un’impresa di Karamkensk, e i composti di cianuri sono andati a finire nei fiumi Chasyn e Arman’.
Un’analoga rottura dell’argine della miniera di Kommunar porterebbe a una catastrofe di grossa portata, in quanto i cianuri andrebbero a finire nel fiume Belyj Ijus e poi nel Čulym; e potrebbero anche finire nelle prese d’acqua di molti centri abitati: Balachta, Nazarovo, Ačinsk, senza contare i villaggi più piccoli dislocati scendendo il corso del Belyj Ijus e del Čulym. Anche se il veleno non fosse in concentrazioni mortali, l’impatto sulla salute della popolazione di questi villaggi e cittadine sarebbe sconvolgente e si quantificherebbe come minimo in alcune migliaia di morti premature.
Va compreso che il deposito di scorie della miniera di Kommunar non è una discarica qualunque, ma una vera e propria “Cernobyl chimica”. Soltanto uno dei componenti contenenti veleno – il cianuro di potassio – basterebbe da solo ad avvelenare la popolazione di alcune cittadine, soprattutto se andasse a finire nei fiumi e nelle prese idriche. Il livello di pericolosità di questo deposito non diminuisce con il tempo. In un territorio così fortemente inquinato da metalli pesanti e composizioni chimiche tossiche non si deve vivere. In quella valle dove si trova il deposito di scorie nessuno dovrebbe abitarci costantemente.
Che cosa si può fare? […]
Esistono metodi di trasformazione di questi composti per una produzione utile o per lo meno per renderli inoffensivi. Bisogna però capire che un completo ripristino del deposito di scorie esige moltissime forze e spese. Non soltanto va liquidato il lago di sostanze velenose, ma anche rimosso e portato via il terreno contaminato, abbattuta e portata via tutta la vegetazione contaminata dai cianuri. E comunque sia, per un periodo di tempo molto lungo, nell’ordine dei 50-60 anni, non si potrà neanche parlare di una riutilizzazione di questo territorio. […]
Data: 27.12.2010
Fonte: www.babr.ru
Autore: Dmitrij Verchoturov
Traduzione: S.F.
Link al file PDF dell'articolo: La Cernobyl chimica della Chakassija
Link all'articolo originale: Хакасский химический Чернобыль
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