Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

21/02/13

LA FORESTA RUSSA

Nell’immaginario russo la foresta ha avuto da sempre una forte carica di connotazioni negative, tanto che per sottolineare l’ignoranza di una persona, si dice spesso che è “fitta come un bosco”. In una commedia del 1871 intitolata appunto La foresta il drammaturgo russo Aleksandr Ostrovskij l’ha innalzata quale simbolo del degrado morale della società. Per vasti territori della Siberia Orientale e dell’Estremo Oriente la foresta è sempre stata una grande ricchezza, che però nei nostri giorni sta subendo uno scempio senza precedenti.
Specie vegetali uniche e animali in via di estinzione hanno il loro habitat nelle foreste di quelle zone, comprese tra le ecoregioni censite dal WWF. Di particolare importanza ambientalistica è la parte sud dell’Estremo Oriente dove nei folti boschi di cedri abitano la tigre ussuriana e il leopardo dell’Amur. Fino a ora le lotte ambientaliste hanno riscontrato grosse difficoltà ad arginare la sempre crescente domanda di legname che proviene dell’oltre confine, dalla Cina per l’appunto. La richiesta di legno russo è diventata ancora maggiore dopo che, a causa del disastroso allagamento del Fiume Azzuro, la Repubblica Popolare Cinese aveva imposto delle rigide limitazioni per l’abbattimento delle foreste.

Come rileva la ricerca messa a punto dal WWF nel 2010 e incentrata sui rischi della collaborazione tra la Russia e la Cina nelle zone limitrofe, nel 2009 la quota di legname russo esportato in Cina era del 32 %, in continuo aumento. Il 69 % di questa cifra proveniva dalla Siberia Orientale e circa il 24 % dall’Estremo Oriente. Stando ai dati del 2008 più del 60% del legno esportato era grezzo, senza la minima lavorazione. Il che vuol dire che in questo scambio commerciale con la Cina, la Russia si presenta sostanzialmente come un paese del terzo mondo, che fornisce a prezzi vantaggiosi grandi quantità di materie prime ad un altro stato.

Spessissimo si tratta del legname privo di qualsiasi certificazione, il che vuol dire che non c’è la garanzia che gli alberi siano stati abbattuti regolarmente. E dire che in Russia non mancano le foreste tutelate, anzi, secondo il sistema di certificazione FSC (Forest Stuartship Council) riconosciuto a livello internazionale, che ha come scopo la corretta gestione delle foreste e la tracciabilità dei prodotti derivati. Al 12 febbraio 2013 in Russia risultano certificati ben 33,02 milioni di ettari di foresta. Secondo la ricerca del WWF, il problema sta nel fatto che l’export del legname tra la Russia e la Cina di frequente si svolge attraverso una serie di intermediari interessati a commerciare il legno al prezzo più basso possibile. Sarebbero questi ultimi a infondere, trattando con i compratori cinesi, l’idea che in Russia questo legname non esiste. Ma, secondo il WWF, il paradosso è che il legno che arriva in questo modo in Cina, viene miracolosamente riconvertito riemergendo, magari sul mercato europeo, con il bollino del FSC.

A parlarci del disboscamento dissennato avvenuto nel Territorio del Litorale, promosso dalla crescente richiesta cinese di legnami, è il capo del ufficio forestale della sede dell’Amur del WWF, Evgenij Lepeshkin. Sono due le forme principali di gestione delle foreste che si riscontrano nel Territorio del Litorale, come del resto in tutta la Russia: quella degli “affittuari” (5 milioni di ettari sul totale di 12) e quella dei “contratti statali”, che diversamente dal primo tipo prevede soprattutto la conservazione delle foreste e solo in secondo luogo l’abbattimento. Molto spesso però in tutti e due i casi assistiamo a forme di abbattimento non regolare, con il tacito accordo degli stessi affittuari o gestori, che o comprano loro stessi il legname così ottenuto, o vengono rimunerati con qualche sotterfugio. Così facendo vengono tagliati grandi quantità di alberi fuori della zona assegnata, che molto spesso sono di qualità più elevata rispetto a quelli ubicati in zone autorizzate. È difficile contrastare questo tipo di abbattimento, visto che la presenza degli affittuari sul territorio è comunque legalizzata. È più facile invece cogliere in flagranza di reato dei singoli individui o delle bande che organizzano dei veri e propri abbattimenti notturni nelle foreste.

Un’atra nota dolente è il disboscamento delle foreste protette, che di fatto è stato reso possibile dal nuovo Codice Forestale firmato dall’allora presidente Vladimir Putin nel 2007. Il Codice ha suscitato numerose proteste tra gli ambientalisti, perché, abolendo l’organismo di controllo della guardia forestale, ha avuto un ruolo determinante nell’espansione incontrollata degli incendi scoppiati in Russia nell’estate del 2010. Quella parte delle foreste protette che non viene affittata, viene assegnata dallo stato attraverso dei concorsi a degli appaltatori. Accade molto spesso che i concorsi vengano vinti da organizzazioni parastatali, le cosiddette “aziende statali”, che sono quel che resta delle istituzioni forestali com’erano prima dell’introduzione del nuovo Codice. L’appaltatore avrebbe come compito il mantenimento del bosco e la vigilanza sugli incendi, mentre per quanto riguarda l’abbattimento, esso potrebbe riguardare solo gli alberi meno preziosi. Molto spesso però accade che le “aziende statali” rivendano i boschi a dei subappaltatori i quali a loro volta le rivendono, in un circolo vizioso. Ciò comporta due conseguenze: gli specialisti che sono chiamati a effettuare i normali lavori di manutenzione sono privati della possibilità di farlo, in quanto il terreno è stato più volte venduto e rivenduto, mentre quelli che per ultimi hanno acquistato il lotto, avendolo pagato una cifra esorbitante, invece di abbattere gli alberi più scadenti tagliano quelli migliori.

Un altro dramma è quello che sta vivendo ormai da anni il Territorio di Transbaikal nella Siberia Orientale. Ne ha parlato di recente l’inviata del giornale Amurskaja pravda che si è recata nel distretto di Krasnyj Chikoj, dove annualmente l’azienda del legno transiberiana ha il diritto in base ad un accordo, di abbattere 15 mila metri cubi di cedro all’anno. La città di Zabajkalsk, il capoluogo del Territorio di Transbaikal, è collegata con la confinante città cinese di Manzhouli con una ferrovia dove annualmente transita il legname per un importo di 10 miliardi di dollari. Mentre le popolazioni di cedri vanno scomparendo, gli abitanti locali, che delle noci di cedro hanno sempre vissuto, sono disperati.

Un ambientalista di Pechino, Wen Bo, interrogato sulla situazione nel Territorio di Transbaikal dalla BBC nel 2008, quando già le conseguenze del disboscamento erano manifeste, ha giustificato così gli imprenditori cinesi: “Se ai russi non importa delle loro foreste e se i funzionari li incoraggiano a fare business illegalmente, distribuendo laute mazzette, imparano presto come si fanno affari in un ambiente del genere”.
Anna Lesnevskaya
 
Data: 19.02.2013

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