Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

28/04/14

LE CONSEGUENZE AMBIENTALI DELL'INCIDENTE DI CHERNOBYL


Ventotto anni fa, il 26 aprile 1986, a Chernobyl si verificò il più grave incidente che abbia mai coinvolto una centrale nucleare, e ancora oggi si sta combattendo per arginare gli effetti delle radiazioni. E' stata finita da poco la prima metà della nuova struttura, il New Safe Confinement, che verrà sovrapposta al vecchio “sarcofago” in cui era stato confinato il reattore numero 4, che mostra da tempo segni di deterioramento. Purtroppo già si sa che per problemi tecnici e finanziari  il completamento dell'opera, previsto per la fine dell'anno prossimo, avverrà in ritardo, non prima del 2017, sempre che l'attuale crisi in Ucraina non comporti ulteriori ritardi.
Un contatore Geiger mostra livelli di radiazioni (13,83 mR/h) equivalenti a migliaia di volte i livelli di fondo in aree incontaminate. Zona di esclusione di Chernobyl, Ucraina, 2011 

Nel frattempo continuano il monitoraggio e gli studi sulla cosiddetta Zona di esclusione, in cui si registrano ancora livelli di radioattività migliaia di volte superiori a quelli del fondo naturale. Anche le ricerche più recenti hanno confermato l'elevato tasso di mutazioni nella flora e nella fauna dell'area, e uno studio appena pubblicato dalla rivista «Oecologia» ha dimostrato che interessano anche i microrganismi, tanto che i batteri che normalmente decompongono gli organismi morti procedono nel loro lavoro a un ritmo lentissimo.

(Tutte le immagini e testi delle didascalie cortesia Andrea Bonisoli Alquati, postodoctoral research associate alla University of South Carolina a Columbia, dove studia gli effetti ecologici degli incidenti nucleari di Chernobyl e Fukushima. Per "Le Scienze" ha scritto l'articolo L'ombra di Fukushima, pubblicato a marzo 2014.)

Data: 26.04.2014
Fonte: www.lescienze.it

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