Ventotto anni fa, il 26 aprile 1986, a Chernobyl si verificò il più
grave incidente che abbia mai coinvolto una centrale nucleare, e ancora
oggi si sta combattendo per arginare gli effetti delle radiazioni. E'
stata finita da poco la prima metà della nuova struttura, il New Safe
Confinement, che verrà sovrapposta al vecchio “sarcofago” in cui era
stato confinato il reattore numero 4, che mostra da tempo segni di
deterioramento. Purtroppo già si sa che per problemi tecnici e
finanziari il completamento dell'opera, previsto per la fine dell'anno
prossimo, avverrà in ritardo, non prima del 2017, sempre che l'attuale
crisi in Ucraina non comporti ulteriori ritardi.
Nel frattempo
continuano il monitoraggio e gli studi sulla cosiddetta Zona di
esclusione, in cui si registrano ancora livelli di radioattività
migliaia di volte superiori a quelli del fondo naturale. Anche le
ricerche più recenti hanno confermato l'elevato tasso di mutazioni nella
flora e nella fauna dell'area, e uno studio appena pubblicato dalla rivista «Oecologia» ha
dimostrato che interessano anche i microrganismi, tanto che i batteri
che normalmente decompongono gli organismi morti procedono nel loro
lavoro a un ritmo lentissimo.
(Tutte le immagini e testi delle didascalie cortesia Andrea Bonisoli Alquati, postodoctoral research associate alla University of South Carolina a Columbia, dove studia gli effetti ecologici degli incidenti nucleari di Chernobyl e Fukushima. Per "Le Scienze" ha scritto l'articolo L'ombra di Fukushima, pubblicato a marzo 2014.)
(Tutte le immagini e testi delle didascalie cortesia Andrea Bonisoli Alquati, postodoctoral research associate alla University of South Carolina a Columbia, dove studia gli effetti ecologici degli incidenti nucleari di Chernobyl e Fukushima. Per "Le Scienze" ha scritto l'articolo L'ombra di Fukushima, pubblicato a marzo 2014.)
Data: 26.04.2014
Fonte: www.lescienze.it
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