Conto salato per il nucleare europeo, la gestione dei rifiuti cresce fino a 566 miliardi di euro
«Ad oggi – osserva la Commissione europea – tutti gli Stati membri hanno notificato i loro programmi nazionali finali, tranne l'Italia»
L’avventura nucleare europea, che si trova oggi a fare i conti con
una gestione dei rifiuti radioattivi complessa quanto lunga – le scorie
più pericolose necessitano di essere custodite in sicurezza per migliaia di anni –, si sta rivelando sempre più costosa da gestire. Secondo l’ultimo rapporto
prodotto dalla Commissione Ue, si parla di cifre che superano il mezzo
bilione: «Solo per gestire i rifiuti nucleari l’Europa dovrà spendere
500 miliardi di euro – sintetizza
il direttore scientifico del Kyoto club, Gianni Silvestrini –, 100 in
più rispetto alla precedente valutazione Ue. La metà delle risorse per
il Green deal», che si propone appunto di mobilitare investimenti pari a
1.000 miliardi di euro per la transizione ecologica del Vecchio continente.
La mole di rifiuti radioattivi che l’Europa è chiamata a gestire è
ingente e in continua crescita: tutti gli Stati membri generano questo
tipo di rifiuti attraverso molteplici attività, che spaziano dalla
produzione di elettricità alla ricerca scientifica, fino alle comuni
applicazioni mediche. La presenza delle centrali nucleari, com’è
evidente, è però centrale nella produzione di rifiuti radioattivi: ad
oggi queste centrali sono operative in 14 Paesi, mentre altri due
(ovvero l’Italia e la Lituania) hanno abbandonato i loro programmi
nucleari e stanno portando avanti il decommissioning degli impianti
presenti sul territorio.
Data: 21.01.2020
Fonte: www.greenreport.it
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