Gli animali di Chernobyl ci svelano quanto noi umani siamo insignificanti
La catastrofe nucleare ha messo a repentaglio solo la specie umana: attorno alla centrale esplosa nel 1986 oggi c’è un’oasi eccezionale di biodiversità
Chernobyl, per quanto possa suonare impossibile,
è oggi una delle oasi naturali più ricche di biodiversità del pianeta:
è, letteralmente, un paradiso terrestre. Peter Hayden, un documentarista
neozelandese, nel 2007 è entrato nella zona contaminata, dove dal 1986
non vive più un solo umano, e ha raccontato la storia di una gatta di
tre anni e dei suoi micetti, di un giovane lupo solitario che finalmente
trova la sua compagna, di due cuccioli di orso che esplorano le case
abbandonate… e poi cervi e cavalli selvatici, aquile e cinghiali, alci e
civette, castori e linci, insetti multicolori e vegetazione
lussureggiante. Il documentario si intitola «Chernobyl Reclaimed: An Animal Takeover» e merita davvero di essere visto. Tre anni fa un inviato del National Geographic ha compiuto un viaggio analogo
e ha raccontato con uguale meraviglia l’esplosione della vita animale
intorno alla centrale che tuttora emette radiazioni. Come è possibile?
La scomparsa dell’uomo ha significato
la scomparsa dei pesticidi, dei gas di scarico e di ogni altra forma di
inquinamento, nonché dei cacciatori e delle automobili, migliorando
drasticamente, nel giro di pochi anni, la qualità dell’ambiente e le
opportunità di vita. E questo spiega il ripopolamento impetuoso della fauna selvatica,
tranne che per un dettaglio: la radioattività. Gli studiosi non hanno
una spiegazione certa, ma l’ipotesi più probabile è che l’attesa di vita
degli animali sia troppo breve per consentire lo sviluppo di cellule
tumorali; in aggiunta, gli animali si riproducono molto più rapidamente
di noi e dunque, in assenza della pressione antropica, ristabiliscono
senza difficoltà l’equilibrio eventualmente intaccato da morti
premature. Infine, non sono state rilevate mutazioni genetiche
significative, tranne il piumaggio di un uccello e poco altro.
Data: 13.06.2019
Fonte: www.corriere.it
Nessun commento:
Posta un commento