Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

15/01/20

GLI ANIMALI DI CHERNOBYL CI SVELANO QUANTO NOI UMANI SIAMO INSIGNIFICANTI

Gli animali di Chernobyl ci svelano quanto noi umani siamo insignificanti

Gli animali di Chernobyl ci svelano quanto noi umani siamo insignificanti

 

La catastrofe nucleare ha messo a repentaglio solo la specie umana: attorno alla centrale esplosa nel 1986 oggi c’è un’oasi eccezionale di biodiversità 

 

Chernobyl, per quanto possa suonare impossibile, è oggi una delle oasi naturali più ricche di biodiversità del pianeta: è, letteralmente, un paradiso terrestre. Peter Hayden, un documentarista neozelandese, nel 2007 è entrato nella zona contaminata, dove dal 1986 non vive più un solo umano, e ha raccontato la storia di una gatta di tre anni e dei suoi micetti, di un giovane lupo solitario che finalmente trova la sua compagna, di due cuccioli di orso che esplorano le case abbandonate… e poi cervi e cavalli selvatici, aquile e cinghiali, alci e civette, castori e linci, insetti multicolori e vegetazione lussureggiante. Il documentario si intitola «Chernobyl Reclaimed: An Animal Takeover» e merita davvero di essere visto. Tre anni fa un inviato del National Geographic ha compiuto un viaggio analogo e ha raccontato con uguale meraviglia l’esplosione della vita animale intorno alla centrale che tuttora emette radiazioni. Come è possibile?

La scomparsa dell’uomo ha significato la scomparsa dei pesticidi, dei gas di scarico e di ogni altra forma di inquinamento, nonché dei cacciatori e delle automobili, migliorando drasticamente, nel giro di pochi anni, la qualità dell’ambiente e le opportunità di vita. E questo spiega il ripopolamento impetuoso della fauna selvatica, tranne che per un dettaglio: la radioattività. Gli studiosi non hanno una spiegazione certa, ma l’ipotesi più probabile è che l’attesa di vita degli animali sia troppo breve per consentire lo sviluppo di cellule tumorali; in aggiunta, gli animali si riproducono molto più rapidamente di noi e dunque, in assenza della pressione antropica, ristabiliscono senza difficoltà l’equilibrio eventualmente intaccato da morti premature. Infine, non sono state rilevate mutazioni genetiche significative, tranne il piumaggio di un uccello e poco altro. 


Data: 13.06.2019
Fonte: www.corriere.it

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