Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

28/07/11

CERNOBYL – IL NUOVO GRANAIO D’EUROPA


La zona di Cernobyl diventerà un’impresa agricola per l’Ucraina e per l’Europa. V’i s’inizierà a coltivarci le materie prime per il biocarburante, ma non la colza, bensì il miglio. In seguito, quando la terrà sarà stata ripulita dal miglio, ci si pianteranno cereali, tra cui il frumento. E poi si passerà all’allevamento del bestiame. Non si tratta di fantascienza, ma del nuovo programma per la riabilitazione delle terre di Cernobyl. 

Il primo a dichiarare che i piani di riabilitazione della produzione agricola nella zona cominceranno a breve è stato il governatore della regione di Kiev Anatolij Prisjažnjuk: «Stiamo concludendo l’accordo con un investitore che si prenderà le terre più contaminate dall’avaria». L’Agenzia statale ucraina per la direzione della zona d’interdizione ha già sottoscritto un memorandum di collaborazione con l’impresa belga-ucraina Phyto Fuels Investments e con l’olandese Wageningen University and Reseach Center. Il comproprietario della prima assicura che il biocarburante coltivato a Cernobyl rimpiazzerà per l’Ucraina un miliardo di metri cubi di gas. E Nikolaj Proskura, vicecapo dell’Agenzia statale per la direzione della zona, ha dichiarato che, in primo luogo, con il miglio è facile, lo si semina una volta e lo si falcia per quindici anni. In secondo luogo, le spighe di tale pianta garantiscono la sicurezza antincendio della zona. In terzo luogo, Kiev avrà una fonte d’energia alternativa». Alla semina verrà destinata la metà dei 2.540 km² della zona.

Il governo ucraino è pronto a coltivare a Cernobyl sia miglio sia colza, l’importante è che se ne ricavino soldi. Adesso la zona è un territorio in perdita. Il costo della conservazione della centrale è di 1,5 miliardi di dollari. E dalla conferenza internazionale dell’aprile 2011 si è riusciti a raccoglierne solo 550 milioni di euro.

L’idea di vendere colza dalla zona di Cernobyl a Turchia, Pakistan ed Emirati arabi è sorta nel 2009 durante la crisi economica. Allora il Ministero delle emergenze d’Ucraina propose di tagliare i boschi radioattivi, decorticarli e venderli, e nelle terre liberatesi sviluppare una produzione agricola su vasta scala.

Nel 1990 la zona aveva già provato a diventare produttrice di merci per i luoghi non contaminati. In uno stagno contaminato di 600 ettari si cominciò ad allevarci il pesce, 300 km² di bosco vennero destinati al taglio, si riattivò un’azienda agricola nel villaggio di Kupovato all’interno della zona, si provò a reintrodurre negli spazi ucraini gli uri, scomparsi da tempo. E sia questi sia i pesci li si mandava poi a “terminare la crescita” nelle zone pulite. Ma quel pesce aveva dai 5 ai 40 mila becquerel per kg per una norma di 150. Inoltre nei dintorni della centrale si avviò una produzione di animali selvatici, si allevavano i visoni, che però perdevano il pelo. Sempre lì si provò a coltivare il frumento, ma a causa delle mutazioni se ne ricavò un suo antenato preistorico. Centinaia di ettari furono destinati alle patate, ma anch’esse avevano mutazioni. Allora nella zona vennero introdotti i cavalli di Przwalski dalla riserva protetta di Askanja-Nova. Si riteneva che avrebbero calpestato e logorato l’erba radioattiva, ripulendo la zona. L’erba e le piantagioni sperimentali i cavalli se le mangiarono, moltiplicandosi, e ora imperversano a mandrie per la zona, spaventando i locali abitanti abusivi.

I belgi già allora parteciparono a questi esperimenti a Cernobyl, che si dovette interrompere perché non c’erano più soldi. Ora la zona si sta trasformando in un oggetto turistico. Il ministero vi organizza delle visite a pagamento. In prospettiva si pensa alla trasformazione della zona in una Las Vegas ucraina e di trasferirci tutte le case da gioco del paese. L’Ucraina ha fatto propria e superato l’esperienza della Bielorussia, che ha concepito un programma di ritorno alla produzione agricola delle terre di Cernobyl entro il 2020. I primi germogli Kiev è intenzionata a vederli già nel 2012.

In seguito all’incidente di Cernobyl la fuoriuscita di radiazioni dalla centrale è stata di 50 milioni di curie, pari all’esplosione di 500 bombe atomiche. In Ucraina la nube radioattiva ha coperto 12 delle 25 regioni, circa 44 mila km², con più di tre milioni di abitanti. Per le conseguenze dell’irradiazione sono morte più di 300 mila persone.

PRO

Nikolaj Proskura, vicecapo dell’Agenzia statale per la direzione della zona:

«Gli esperimenti di coltivazione di diverse colture su questi territori hanno mostrato che si può seminare, ad esempio, la colza, trasformandola poi in carburante. Ci sono metodi di combustione delle biomasse che non inquinano l’aria. I radionuclidi rimangono nella cenere e possono finire nelle acque sotterranee. Per questo la cenere verrà cementificata e trasportata nei depositi speciali. Questa produzione non necessita di molto personale e permetterà alla zona d’interdizione di trasformarsi da territorio che spilla quattrini dal bilancio nazionale in territorio economicamente indipendente».

CONTRA

Dmitrij Grodzinskij, accademico dell’Accademia delle scienze d’Ucraina:

«Il ritorno alla vita dei territori contaminati è un’infatuazione sconsiderata. La zona è molto eterogenea per la contaminazione, in alcuni punti l’emissione è minima, in altri elevatissima. In quelle terre non bisogna coltivarci niente. Tanto più che durante i lavori agricoli si alza la polvere radioattiva. Io non capisco perché dobbiamo andare a dissodare quelle terre, quando siamo pieni di terre pulite infestate dalla malerba».

Data: 20.05.2011
Fonte: www.news.mail.ru
Traduzione: S.F.

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