Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

27/03/12

DELEGAZIONE D'INVERNO - FEBBRAIO 2012


Racconto del viaggio in Russia dal 19 al 26 febbraio 2012 della delegazione delle Russie di Cernobyl

Partecipanti: Franco Borghetti, Carla Bellezza, Sonia Panzeri, Caterina Bianchi, Benedetta Cocco (circolo Legambiente «Il brutto anatroccolo», Vb), Lino Zaltron (Circolo Legambiente Castronno, Va), Stefano Fronteddu (coordinatore Le Russie di Cernobyl)


LA NOTTE RUSSA: GEORGIANI E COREANI

Atterriamo a Mosca Domodedovo alle 18.30 del 19 aprile. La Russia, per decreto presidenziale, nello scorso autunno non ha più spostato l’ora indietro come l’Europa, così invece di due ora ci sono tre ore di differenza. Per questo non si fa in tempo ad andare a Mosca città a prendere il treno della sera per Novozybkov. Nostalgia dei vagoni aperti russi. Non resta che fare il viaggio di notte con il pulmino di Andrej, il nostro autista di Novozybkov. 700 chilometri. Tempo previsto: 9-10 ore con soste.

Prima sosta per un caffè in una sorta di autogrill gestito da georgiani. Ovviamente non abbiamo rubli. Andrej ci paga qualche caffè e un chačapuri (focaccia col formaggio georgiana) in otto, oltre a offrirci le polpette della moglie. Mentre con Franco e Andrej andiamo a cercare un bancomat al benzinaio vicino, i georgiani impietositi offrono agli italiani infreddoliti fuori dal locale dei loro tipici pani appena sfornati.

Seconda sosta. «Andrej, quando vedi qualcosa per mangiare che t’ispira, magari fermati» «Chorosho». Dopo un’ora ci fermiamo a un caffè (l’unico) lungo la strada. Andrej scende e va a ispezionare, torna scuotendo la testa: «No, è mal frequentato». Si prosegue nel nulla. Verso le 23.00 nuova fermata e nuova ispezione: «Questo mi sembra decente». Difficile comprendere i criteri… Il posto, gestito da coreani, è piuttosto squallido e puzza di frittura d’olio d’infima qualità, fatto confermato dalla pesantezza dei piatti. Mangiamo veramente male.

«Vi avviso, da Kaluga a Brjansk la strada è pessima, piena di buche, si sobbalzerà un po’, poi però dopo Brjansk è bella» «Quanto c’è da Kaluga a Brjansk?» «200 chilometri.» «Minchia…». Solitamente i russi tendono sempre un po’ a esagerare, soprattutto quando si tratta di cifre e dimensioni… ci sarà qualche buca… No, non in questo caso.

IL VENTO SOLARE

Alle 6.30 arriviamo a Novozybkov al Vento solare, alberghetto con annesso un mini centro benessere. Sono anni che è in ristrutturazione, questa volta però, tra lo stupore generale, è stato ristrutturato veramente, molte parti sono nuove, e accanto è stato anche aperto un café-ristorante semilusso per gli standard locali. Le porte delle camere sono nuovissime, gli interni invece esattamente come prima. Anche i prezzi, per fortuna.

Alle 10.00 siamo al reparto provinciale all’Istruzione. Quest’anno ci accolgono un po’ di fretta, essendo in quei giorni impegnati a fare d’urgenza una catalogazione delle scuole per il sito Internet del ministero. La stessa cosa si ripeterà anche a Zlynka. Nelle istituzioni sono tutti di fretta e un po’ agitati, anche per tutte le iniziative preelettorali. Il 4 marzo infatti in Russia si terranno le elezioni presidenziali. Julija e Ol’ga (assessora e assistente) ci danno comunque i dati sul risanamento dei bambini nel 2011, dicendo che nel 2012 la situazione dovrebbe essere più o meno simile.

RADIMICI

Visitiamo l’associazione “Radimici per i bambini di Cernobyl”, sempre a Novozybkov. Ci fa un’ottima impressione. Sono ben organizzati, fanno molte attività con i ragazzi. Ne condividiamo le linee e gli obiettivi. Un peccato, e anche un po’ assurdo, che non ci siamo mai incrociati prima, avendo operato per tanti anni nello stesso posto. Radimici funziona dal 1994. Legambiente anche iniziò nel 1994 ad accogliere in primi bambini di Cernobyl.

A Radimici si occupano di tante cose: volontariato giovanile, corsi d’informatica, attività d’integrazione dei disabili, riabilitazione per bambini con paralisi cerebrale e altre malattie (a questo scopo vengono a curarsi a Novozybkov da ogni angolo della Russia), check-up della tiroide, divulgazione delle informazioni su Cernobyl e la radioprotezione, scambi di stage formativi internazionali (soprattutto con Svizzera e Germania). D’estate gestiscono inoltre la colonia-campeggio per ragazzi Novokemp, in una zona non contaminata della regione di Brjansk, dove organizzano dei turni tematici: artistico, informatico, riabilitativo, integrativo.

Parlando con Pavel Vdovičenko, il fondatore di Radimici, ci troviamo in sintonia su vari punti: dal no all’energia nucleare (è forse la prima volta che in Russia lo sentiamo apertamente da qualcuno) allo sviluppo del volontariato giovanile, a degli interscambi culturali attivi, alla maggiore utilità del risanamento in Russia piuttosto che dell’accoglienza all’estero.

Ci proponiamo di trovare dei progetti su cui collaborare. Di cose ce ne sarebbero tante, finanziamenti permettendo. Loro preferiscono impegnarsi in progetti e collaborazioni a lungo termine, anche di 10-15 anni, per dare prospettiva alle attività intraprese. Prossimamente sul nostro sito approfondiremo la conoscenza di Radimici, pubblicando informazioni più dettagliate sulle loro attività ed elaborando delle proposte di collaborazione (la prima potrebbe essere l’invio a Radimici nella prossima di due stagisti italiani dell’università di lingue, tra cui Elena, la figlia di Lino).

MASLENICA

Come tradizione, arriviamo al villaggio di Vereschaki con due ore di ritardo. Tutti i bambini della scuola ci aspettano comunque, anche perché hanno preparato dei giochi e concorsi per il carnevale russo, la Maslenica, da fare insieme nella palestra. Aiutata da giudici assai benevoli con gli ospiti, la squadra della delegazione si piazza a pari merito al primo posto con i ragazzi più grandi della scuola, nonostante evidenti impacci nelle staffette… Finiti i giochi, ci offrono i primi bliny (simbolo del carnevale russo) con miele e marmellata di lamponi.

Con Zinaida, la direttrice, parliamo dell’eterna questione del tetto della sala teatro (e mensa). Stanno aspettando che un’impresa di Brjansk (con la quale si è già stipulato un contratto, anche in accordo con l’assessorato all’Istruzione) venga a Vereschaki a fare una perizia per confermare o meno l’inagibilità del locale a causa di alcune crepe sul soffitto. Se la situazione non fosse peggiorata dalla precedente perizia la sala potrebbe essere riutilizzata, altrimenti bisognerà fare costose ristrutturazioni. Già la sola perizia è venuta a costare sui 1.000 euro, finanziata dal Comune di Stresa nell’ambito del progetto Villaggi-Amici. Si è deciso d’impegnarsi con questa perizia, altrimenti la situazione sarebbe rimasta in stallo chissà ancora per quanto tempo, ed è un peccato che non venga utilizzata la sala principale della scuola, dove un paio d’anni fa si era finanziato il rifacimento di tutte le vetrate.

Più tardi siamo invitati a casa della famiglia di Aljosha, un ragazzo che anni fa era stato a Stresa, dove ci aspetta la banja, la sauna russa. Dalla casettina in legno della banja, dove la temperatura arriva a 100 gradi, usciamo fuori e ci buttiamo nella neve, urlando, a –15 gradi con i cagnolini del cortile che ci abbaiano dietro, guardandoci come deficienti. Segue il consueto banchetto delle case contadine con una tavolata stracolma di cibo e di samogon (la vodka distillata in casa). Torniamo in albergo con in mano i piatti con pietanze avanzate, che Alla, la padrona di casa, ci ha voluto assolutamente dare “per la strada”.

Il villaggio è tutto bianco, abbellito sotto la neve da dove spuntano solo le facciate colorate  e decorate delle casette di legno. In giro c’è silenzio e quasi una pace assoluta, sporadici cani e gatti vagano nel bianco totale delle vie del villaggio. Solo nella strada principale ogni tanto passa qualche mezzo di trasporto.

MONTAGNE ROSSE

Il 21 febbraio per la prima volta andiamo a visitare la provincia di Krasnaja Gora (“Montagna rossa”), tra le più contaminate della regione di Brjansk. Si trova sopra quella di Novozykov, al confine con la provincia bielorussa di Cecersk a ovest e la regione di Mogilëv a nord. Passato Vereschaki, la strada per arrivarci è a lungo bianca e deserta, fino al capoluogo attraversiamo soltanto un paio di villaggetti. Krasnaja Gora non è neanche una città, ma un “villaggio di tipo urbano” (6.200 abitanti, 14.500 in tutta la provincia).

L’aspetto è qui piuttosto dismesso, più simile a Zlynka che a Novozybkov. All’assessorato all’Istruzione (qui cittadino e provinciale insieme) il direttore Ivan e la sua vice Tamara ci raccontano che nella loro provincia sono stati evacuati molti villaggi negli anni successivi a Cernobyl e che di conseguenza è rimasta un’ampia zona “morta” nella parte nord.

La provincia di Krasnaja Gora è piuttosto isolata; lontana dalla strada di collegamento Brest-Brjansk-Mosca, ha più legami con la Bielorussia che non con le città russe più grandi. Poche associazioni estere sono arrivate da queste parti, per alcuni anni ha operato un’associazione tedesca, poi basta. Prima i bambini – non tanti – andavano a risanarsi in Germania, Italia, Francia. Attualmente all’estero non ci va più nessuno. Dai dati sul risanamento interno che ci espongono la situazione qui è un po’ migliore (il 66% dei bambini è andato nel 2011 in sanatorio) rispetto a Novozybkov e Zlynka.

Ci mostrano un grosso album dal titolo: «Nella patria… senza la patria…». È una raccolta di memorie dei villaggi evacuati della provincia compilata da un’insegnante locale. È un buon materiale da tradurre per le nostre “Memorie di Cernobyl”. In attesa di poter contattare questa signora per avere i testi, fotografiamo tutto il libro.

«Perché “Montagna rossa”?». «Perché ci troviamo su un altura da dove si vede sotto la valle con il fiume Besed’. Rossa è legata al periodo sovietico…». Il concetto di altura è molto relativo… a noi che viviamo sotto le Alpi pare di trovarci in un’assoluta pianura… Mentre il nome del villaggio di Perelazy, dove andremo subito dopo, deriva dal verbo “perelezt’” (перелезть, oltrepassare). Leggenda narra che in tempi antichi dei mercanti provenienti dalla Polonia-Lituania dovettero con difficoltà guadare il fiume Besed’ prima di poter insediarsi dall’altra parte e fondarvi il futuro centro abitato.

La scuola di Perelazy – a sette km dal capoluogo – è abbastanza tipica di un villaggio russo: edificio squallido, poco luminoso, ma ben tenuto, pochi bambini rispetto agli ampi spazi. La scuola è però dignitosa e ben organizzata dal collettivo degli insegnanti, diretti da una direttrice generalessa in stile sovietico. Ci fanno vedere tutte le classi e le attività della scuola (come ormai quasi ovunque in Russia, anche nei villaggi più sperduti l’aula d’informatica è ben attrezzata con computer nuovi, spesso più delle scuole italiane) e un ricco museo etnografico del villaggio allestito e curato da insegnanti e alunni.

Una cosa che colpisce: siamo i primi stranieri a mettere piede a Perelazy. Questo ci era già capitato un paio di volte in dei villaggi in provincia di Novozybkov e di Zlynka. Di sicuro quelli dell’assessorato non ci hanno fatto vedere uno dei villaggi più malmessi della provincia, come avevamo cercato di chiedere al momento della richiesta della visita, anche nella prospettiva di proporlo magari per un eventuale gemellaggio.

IL GIORNO DEL DIFENSORE DELLA PATRIA
(OVVERO UNA SETTIMANA DI RETORICA PATRIOTTICA)

Tornati a Novozybkov, abbiamo una mezz’ora di tempo prima dell’appuntamento alla Scuola d’arte. Marija ci porta alla Casa della cultura, dove quasi ci costringe a vedere un pezzo dello spettacolo cittadino per il Giorno del difensore della Patria, chiamata anche “festa degli uomini” (che in realtà è due giorni dopo, ma tutta la settimana ovunque ci sono iniziative a riguardo…). Si alternano canzoni, interventi, discorsi, tutto in stile molto kitsch e retorico; belli solo i balli in costume dell’ensamble di danza Kalina.

Con Andrej e Galina parliamo soprattutto del possibile scambio culturale tra la Scuola d’arte di Novozybkov e il liceo artistico di Vicenza, che dovrebbe prevedere il viaggio dei ragazzi russi in Veneto e viceversa. La proposta è accolta molto favorevolmente, si tratta di definire tempi, età dei ragazzi, modalità d’ospitalità, programma, costi e altri aspetti organizzativi. Andrej ci conferma inoltre che il concorso di disegno ci sarà anche nel 2012. Ci consegna i diplomi per i bambini e i ragazzi italiani che hanno partecipato all’edizione 2011, oltre a una cartella con nuovi disegni del concorso da utilizzare per le mostre in Italia.

Per quanto riguarda la semiprivatizzazione a cui è stata costretta suo malgrado la scuola d’arte, per il momento non ha portato grandi cambiamenti. Alcune lezioni in ogni caso sono diventate a pagamento, perché parte del budget deve ricavarlo la scuola stessa (soprattutto per pagare gli insegnanti).

All’incontro alla Scuola d’arte vengono a salutarci anche alcuni ragazzini di Novozybkov che erano stati da noi gli anni scorsi per lo scambio culturale “Coloriamo Cernobyl”. È stato il primo tentativo di invitare un gruppo di bambini di Cernobyl via Facebook (nella sua variante russa VK). Fatto difficilmente immaginabile 5-10 anni fa, oggi quasi tutti i bambini della zona di Cernobyl (dai 12 anni in su) hanno una loro pagina su Facebook o VK (la versione russa, molto diffusa, con circa 70 milioni di utenti), anche nei villaggi più sperduti. È un fenomeno che sta cambiando e sempre più cambierà il rapporto dei bambini o ex bambini di Cernobyl con il resto del mondo. La possibilità di comunicare liberamente, se è un valore per tutti, lo è in particolare per quelle province, una possibilità in più per uscire dall’isolamento della “zona di Cernobyl”.


TRA MILITARISMO E TRADIZIONI POPOLARI

Per cominciare la giornata dedicata alla provincia di Zlynka facciamo visita al Reparto all’istruzione, che si trova in un edificio ormai da anni in pessime condizioni. Anche qui ci ricevono cordialmente ma un po’ di fretta, presi da catalogazioni, festa del difensore della patria e iniziative preelettorali. La vice responsabile Alla ci espone i dati del risanamento dei bambini del 2011, assicurandoci che le cose sono andate meglio che nel 2010 (in realtà sono dati sconfortanti, soltanto il 33% dei bambini della provincia è andato di fatto in sanatorio…). Ci accordiamo comunque per il rinnovo del progetto Dubrava nel 2012. Poi ci sottolineano come qui loro siano tutti per Putin e il suo partito il quale, sostengono, negli ultimi anni ha molto aiutato il settore dell’istruzione. Come spesso accade, si tende a confondere i servizi dovuti dello stato (come quello di portare migliorie e nuove attrezzature nelle scuole) come una sorta di regali del partito Russia unita. Una notizia triste: nei giorni precedenti è bruciata la scuola in legno del villaggio di Petrjatinka. Anche per questa faccenda continua a squillare il telefono.

Per Zlynka ci accompagna Ivan, il giovane direttore della scuola di Dobrodeevka. «Ivan, facciamo in tempo a passare dal mercato di Zlynka. Ci dai una mezzoretta?» «Ma siete sicuri che volete vederlo?... Là comunque bastano 10 minuti!…». In effetti su un’area abbastanza ampia sia le bancarelle che i visitatori non sono molti… con la neve ha comunque il suo fascino anche il mercatino di Zlynka, come d’altronde la stazione dei pullman con alcuni pezzi d’epoca (sia pullman che autisti) ancora in funzione…

Per la prima volta visitiamo la scuola di Vyshkov – grosso villaggio non distante dal capoluogo – allo scopo soprattutto di conoscere la filiale della scuola di musica di Zlynka con cui quest’anno vorremmo realizzare il progetto musicale “Viburno rosso”. La scuola è grande – parte in un vecchio bell’edificio in legno –, ben organizzata e dignitosamente attrezzata (in confronto alle altre scuole dei villaggi più piccoli della provincia, molto più dismesse). L’energica vicedirettrice ci fa fare il consueto giro dell’istituto. Nella scuola ci sono 250 bambini.

«Prima del concerto del gruppo musicale vi facciamo assistere all’esibizione delle canzoni-marce delle prime classi. Siete fortunati a essere capitati proprio oggi…» «Chorosho» Cos’altro possiamo dire… Andiamo dunque in palestra dove si svolge l’iniziativa, una sorta di simulazione militare dedicata al giorno del difensore della patria… classi di bambinetti di 7-9 anni, maschi e femmine, che, schierati in file, a turno marciano, scandiscono slogan, fanno rapporto agli insegnanti-ufficiali… tutto urlato in stile militare… comanda le operazioni l’insegnante di ginnastica, un esaltato che urla come un ossesso… agghiacciante.

Ci risolleviamo un po’ con l’esibizione del gruppo musicale della scuola “Souvenir”. Accompagnati alla fisarmonica dal musicista Aleksandr Zencenko, ci presentano uno spettacolo di canti e balli popolari di ottimo livello.

IL MORSO DEL CAVALLO

Il resto della giornata siamo ospiti nel villaggio di Dobrodeevka, dove insieme ai bambini  (ne sono rimasti solo 32) e agli insegnanti della scuola celebriamo nuovamente La Maslenica, il carnevale russo, qui con tutte le sue tradizioni: concerto folkloristico di Carnevale, giochi e concorsi con i bambini, distribuzione dei regali, banchetto con tè, montagne di bliny, miele e altri dolci.

Il direttore Ivan, in un momento di lucidità, ci fa vedere, ringraziandoci, le attrezzature e il materiale didattico acquistati con il contributo del comune di Baveno, con cui il villaggio è gemellato. Alla domanda su cosa possa servire alla scuola per il 2012, Ivan risponde che sarebbero da rifare le finestre dei locali dell’asilo, perché ultimamente non tengono più il freddo.

Il carnevale prosegue con il giro per il villaggio su un carretto-slitta trainato da un cavallo.  La tradizione vuole infatti che si faccia il giro delle case cantando canzoni e ricevendo in cambio dolci e caramelle (e samogon…). Dunque, la delegazione sulla slitta, attorniata dai bambini, Elena che viene dietro suonando la fisarmonica. La giornata è luminosissima, splende il sole sul villaggio ricoperto di neve.

Mentre nella confusione generale si sta preparando il cavallo sulla via davanti al cancello della scuola e i bambini gli danno pezzi di pane da mangiare, non si sa come né perché la mano di Carla finisce fra i denti del cavallo. Momenti di spavento, un male acuto che poi per fortuna si attutisce con la neve ghiacciata. Il padrone del cavallo, un kolchoziano ciucco perso, non fa che ripetere: «Non è colpa mia, non è colpa mia!». Comunque, caricata sulla slitta Carla con l’impronta dei denti del cavallo sulla mano, si parte.

Si cerca l’infermiera del FAP del villaggio (da noi ristrutturato, forse in previsione…), ma quella che c’era prima è andata in pensione, quella attuale è in giro non si sa dove… il FAP è chiuso. Allora durante il giro Elena propone di passare dal cimitero, in un boschetto ai limiti del villaggio, dove c’è la tomba di sant’Aleksandra, alla quale la gente si rivolge per guarigioni e altre richieste. «Funziona sempre, da lei vengono a implorare da tutta la Russia». Carla fa una supplica in dialetto piemontese. Non si sa se per la santa, lo iodio verde di Elena o la neve ghiacciata di Dobrodeevka, comunque il dolore piano piano passa… e aumentano man mano le risate (degli italiani ovviamente, i russi erano molto più preoccupati…). Oltre a sant’Aleksandra – racconta Lena – nell’altro piccolo cimitero del villaggio è sepolto Annibal, l’antenato africano di Puškin, il maggiore poeta russo.

Tra le altre, passiamo anche a casa di Nadja, otto figli tutti maschi, un marito improbabile. Ogni anno ne troviamo uno nuovo e ogni anno lei afferma convinta: «Questo è l’ultimo». Lei comunque è contenta, nella casa – povera ma spaziosa e dignitosa – c’è un’atmosfera gioiosa. Poi incontriamo Oksana, 18 anni e una bambina appena nata in braccio, sul padre non si esprime.

La giornata finisce con una lunga cena insieme al collettivo degli insegnanti della scuola con i consueti canti, giochi e infiniti brindisi. Quando stiamo quasi riuscendo a partire, un signore armeno tira fuori un cd di musica italiana («La migliore! Ne sono innamorato») e ci costringe a ballare un’altra mezzora Toto Cutugno, Albano e Romina e roba del genere. La migliore…

TRASFORMISMO E “REZAK”

Il 23 mattino arriviamo a Klincy. Sistematici in albergo, andiamo subito al ginnasio, dove ci aspettano i ragazzi dell’eko-club “Sozvezdie”, nostri partner in vari progetti. Oggi è in realtà una giornata festiva (sempre per il “difensore della patria”…) e anche il nostro programma è piuttosto rilassato e ricreativo. Dopo i saluti, un caffè e un po’ di sci di fondo nel cortile della scuola (si doveva andare nel bosco ma la neve è un po’ molle), ci prendono in consegna alcuni ragazzini volontari del club, senza insegnanti, e ci portano a fare un giro per la cittadina.

Purtroppo è saltato l’incontro con il sindaco di Klincy, a cui tenevamo per sottoporgli alcune questioni relative all’attività di “Sozvezdie” (tra le altre il sostegno dell’amministrazione per trovare una sede autonoma per il club e per renderlo organizzazione autonoma). Ma in questi giorni è stato convocato a Brjansk per le iniziative preelettorali. Tra l’altro veniamo a sapere che anche questo sindaco è passato  al partito al potere Russia Unita… L’anno prima ci aveva colpito per le sue dichiarazioni non proprio filogovernative e per essere in un partito all’opposizione…

«Certo, uno può scegliere di bersi una birra chiara o una birra scura. Ma c’è una terza possibilità, per chi è più ricco d’immaginazione, costui si verserà insieme la chiara e la scura e si berrà un “rezak” (“taglio”). Io ad esempio me lo faccio e ve lo consiglio…». È una delle tante “introduzioni filosofiche” di Jura, imprenditore-chitarrista di Klincy, che ci ha organizzato e allietato la serata con sauna, spiedini (i migliori!, lasciati a marinare dell’acqua minerale “Essentuki”) e canzoni presso un locale del sanatorio Zatiš’e, non lontano da Klincy.

Zatiš’e è il famoso sanatorio vicino alla zona radioattiva dove vanno a risanarsi buona parte dei bambini delle province contaminate. Sono anni che i nostri amici di Klincy ce lo decantano e tentano di convincerci a mandare i bambini qui (cosa che ovviamente non abbiamo mai preso in considerazione). Il posto in realtà sembra bello, ci sono vari edifici in un ampio bosco di pini, anche se lo vediamo al buio.

FESTA DEL VOLONTARIATO

Al mattino del 24 vengono a prenderci in albergo Nastja, Masha e Vlad, i tre ragazzi che avevano fatto lo stage ecologico in Italia lo scorso settembre. Oggi siamo affidati a loro. Insieme andiamo all’orfanotrofio di Klincy, che ci interessava visitare e con il quale collaborano i ragazzi un po’ più piccoli di “Sozvezdie” (organizzano feste e spettacoli per i bambini, portano regali ecc.). Nonostante la tristezza che suscita di per sé un orfanotrofio e i bambini magrolini, la struttura è ben tenuta e attrezzata, le educatrici sono molto attive, l’atmosfera serena. Non si percepisce affatto una sensazione di sconforto e povertà come in altri orfanotrofi visitati in anni precedenti nelle zone contaminate.

Al ginnasio l’energica direttrice Larisa Dmitrievna ci fa fare il giro di tutte le classi durante le lezioni (per caso in metà delle classi c’è d’inglese). Dopodiché il resto della giornata è dedicato alla Festa del volontariato, una bella iniziativa organizzata dai nostri partner. In pratica hanno radunato presso il ginnasio i club di volontariato giovanile di tutte le scuole della città, ognuno dei quali ha presentato le sue attività. Dagli interventi ne risulta che i giovani di Klincy fanno volontariato per lo più secondo tre indirizzi: 1) sociale (assistenza a categorie di persone bisognose, anziani, bambini, malati); 2) preventivo (campagne di prevenzione contro la droga e l’alcol); 3) ecologico (analisi dei problemi ecologici della città, lavoro di ricerca e informazione su Cernobyl). L’impressione è buona, ci sono tanti ragazzi che fanno volontariato e si occupano di temi importanti, forse più di quel che pensavamo; il limite è che tutto rimane sempre all’interno delle istituzioni scolastiche o del doposcuola statali (l’unica eccezione è Radimici di Novozybkov).

L’iniziativa è infinita, tra interventi, canti, balli, premiazioni ecc, la delegazione italiana è un po’ provata, anche perché non danno la possibilità di tradurre la maggior parte degli interventi. Per finire, siamo invitati alla festicciola di carnevale dei bambini delle prime classi con tavolata di dolci, giochi e staffette (anche qua un po’ allucinanti, dedicati al Difensore della patria… siamo anche costretti a far parte delle squdre “Reparti d’assalto”, “Teste di cuoio” ecc, insieme ai padri dei bambini, anche loro poco entusiasti…). Prima di lasciarci andare, la direttrice ci porta nel suo ufficio e, tra gli altri discorsi, ci propone, oltre ai progetti con il club ecologico, una collaborazione più stretta con il ginnasio, in particolare uno scambio di visite di un gruppo di scolari. Alle 11 di sera, dopo una cena in birreria, si riparte in pulmino per Mosca.

PIPISTRELLI E ANIME MORTE

Passata la notte in viaggio senza eventi né ricordi particolari, arriviamo a Mosca verso le 8 di sabato mattina. Ci fermiamo nella zona del metro Barrikadnaja, dove abbiamo prenotato un appartamento. L’aria è bella gelida. Nevica. Tutte le caffetterie intorno sono chiuse. Per far colazione Andrej trova in una viuzza un ristorante georgiano aperto 24 ore. I prezzi a Mosca sono diversi, un cappuccino 4 euro. Prima di entrare in appartamento, facciamo un giro fino alla Piazza Rossa, dove riusciamo a vedere il Mausoleo con la mummia di Lenin (forse per l’ultima volta, a quanto pare la vogliono togliere). La Piazza Rossa – nel cui centro è stata allestita una pista da pattinaggio con tribune in stile americano – è in parte blindata, ci sono vari controlli e metal detector. Per Mosca in generale bisogna stare attenti a camminare sui marciapiedi perché dappertutto buttano giù dai tetti blocchi di neve e di ghiaccio.

A parte una perdita d’acqua dal soffitto del bagno, l’appartamento trovato su Internet è bello e spazioso (210 € a notte!). Al pomeriggio si torna al Cremlino per visitarne i musei. Incontriamo Ljuda, una ex bambina di Dobrodeevka che ora fa l’università a Mosca, è l’unica di quel villaggio che è riuscita ad andare a studiare lontano. È contenta di essere a Mosca, di essere potuta “scappare” dalla provincia, dove mancano motivazioni e prospettive per i giovani. Le raccontiamo delle marce militari dei bambini che abbiamo visto alla scuola di Vyshkov (dove lei ha fatto le ultime classi) e del tipo esaltato che urlava: «Ma sì, era il mio insegnante di ginnastica, è una persona bravissima». «Ma perché strilla come un matto?». «Coi bambini russi bisogna fare così, altrimenti non li tieni».

Dai cavalli di Dobrodeevka al teatro Bolshoj. Serata di gala per la delegazione. Sei delegati si accontentano dell’operetta “Il pipistrello” nella sala nuova del Bolshoj, biglietto a 20 €. Caterina opta invece per “Le anime morte”, nella sala principale, a 290 €… La settimana russa si conclude, com’era iniziata, nel ristorante georgiano a mangiare chačapuri e altre specialità del Caucaso. Domenica mattina, prima di andare in aeroporto, si fa a tempo ad andare a visitare la galleria Tret’jakovskij, principale museo d’arte russa. Carla si ritrova davanti a un quadro russo che riproduce quasi la scena del carnevale di Dobrodeevka con slitta e cavallo… Prendiamo un caffè con Galja di Vereschaki, anche lei studia medicina a Mosca ed è contenta, nonostante il forte legame che ha con il suo paese e la sua famiglia. Da Vereschaki sono di più i ragazzi che fanno l’università a Mosca o in altre grosse città, merito probabilmente anche della buona preparazione che dà loro la scuola del villaggio.


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