L’idea della creazione del Centro informazioni su
Cernobyl «Radimici» nacque nei primi anni d’attività dell’organizzazione
“Radimici per i bambini di Cernobyl”. Fu proprio allora, un paio d’anni dopo la
catastrofe nucleare nella cittadina ucraina di Cernobyl, che agli studenti di
Radimici divenne evidente che nel corso del lavoro dei volontari con gli
anziani, i bambini invalidi e orfani si sarebbe dovuto raccogliere del
materiale per poi con il tempo creare una sorta di museo.
In quegli anni tuttavia l’organizzazione era ancora
piuttosto fragile, i componenti cambiavano di anno in anno, non c’era un posto
dove conservare i materiali raccolti… La cosa era in buona parte dovuta al
fatto che Radimici s’era allora orientata alla realizzazione di altri progetti
sociali, lasciando a una scadenza indefinita l’idea della creazione del Centro
su Cernobyl.
Fin dagli inizi Radimici opera sul territorio della città
e della provincia di Novozybkov, tra quelli più contaminati della Russia. Lo
status di “Zona di trasferimento” a chi ci vive fa ricordare costantemente
Cernobyl. Di certo tutto quello che abbiamo ricevuto in eredità da Cernobyl
resterà con noi, con i nostri discendenti e con le generazioni a venire. E
tutti concordano con noi sul fatto che si debba conservare la memoria degli
eroi liquidatori, i quali non risparmiarono la propria salute quando vennero
chiamati dal paese, dei villaggi evacuati dopo la catastrofe o andatisi
gradualmente sparendo negli anni successivi, dei destini delle persone nella
cui vita Cernobyl ha lasciato la sua traccia.
Dai dati di un sondaggio tra gli abitanti di Novozybkov
si può trarre la conclusione che la gente, oggi come in passato, ha difficoltà
a raccapezzarsi con le informazioni provenienti dai giornali, dalla
televisione, dalla radio, dalla bocca dei medici o di altri specialisti. Gli
esperti rilevano che a tutt’oggi molti abitanti di Novozybkov si considerano a
tutti gli effetti delle “vittime” di Cernobyl, nonostante che in parte i
principali problemi della popolazione della città e della regione (senza
considerare i casi particolari) siano legati alle condizioni psicologiche
negative, alla cattiva alimentazione, al fumo, al consumo di alcolici e di
droga.
Altrettanto negativamente agiscono fattori come il lavoro
logorante, lo stile di vita sedentario, il consumo di prodotti alimentari che
superano le norme per il contenuto di radionuclidi. Allo stesso tempo è attendibilmente
noto che non poche persone che nelle prime settimane dopo la catastrofe di
Cernobyl si trovavano nei territori sotto l’azione delle radiazioni e non
presero per tempo i preparati profilattici di iodio sono risultate tra le
vittime dell’irradiamento. In conseguenza dell’accumulo di iodio radioattivo
nei loro organismi insorgono di frequente complicazioni legate alle disfunzioni
della tiroide.
Oltretutto negli ultimi 20 anni è cresciuta una nuova
generazione informata piuttosto male e in modo disordinato su quello che
successe a Cernobyl nell’aprile del 1986.
Per far sì che il mondo si ricordi di Cernobyl e le
future generazioni si prefigurino la pericolosità di catastrofi ambientali
nucleari di portata mondiale è indispensabile raccontarlo alla gente. I nostri
figli devono ricordarsi che Cernobyl è l’insieme di milioni di tragedie umane e
devono essere consapevoli del pericolo che minaccia le loro vite e di come fare
per evitarlo. È assolutamente necessario “propagandare” nella futura
generazione uno stile sano di vita.
È proprio con questi obiettivi che ci siamo impegnati per
creare il Centro informazioni su Cernobyl. Nel farlo, bisognava anche tenere
conto del fatto che il Centro non sarebbe dovuto essere simile ad altri già
esistenti. Esso sarebbe dovuto diventare un luogo con funzioni informative ed
esplicative tra la popolazione, che si mantiene in rete con gli enti medici,
educativi e amministrativi, con le organizzazioni di Cernobyl, che propaganda
uno stile sano di vita tra gli scolari e gli studenti, che diffonde le
informazioni sull’attività di Radimici nell’ambito socio-sanitario.
Per prima cosa, quando si cominciò a lavorare alla
creazione del Centro, era necessario trovare persone che conoscessero molto
bene il “tema di Cernobyl”. Iniziammo così a contattare liquidatori disposti a
collaborare con noi, cittadini che avessero accesso alle informazioni sui primi
passi compiuti dai dirigenti di vario livello tra il 1986 e il 1990 per il
superamento delle conseguenze della catastrofe a livello locale. Ci
interessavano in particolare le ricerche scientifiche su diverse tematiche.
Un ruolo piuttosto attivo nella prima fase del progetto
fu svolto dagli studiosi dell’Istituto per i problemi di sicurezza nello
sviluppo dell’energia nucleare Irina Abalkina e Sergej Pancenko. Con la loro
partecipazione venne elaborato un piano di lavoro per il progetto, vennero
pianificati gli obiettivi e pensate le prospettive per il futuro. Grazie a loro
nel Centro per Cernobyl comparvero i primi materiali: i CD “Sherlock Holmes. Il
caso delle radiazioni”, “Cernobyl in 3 dimensioni”, “Vivere su questa terra”,
carte geografiche, resoconti, fotografie, brochure e molti altri. In breve
tempo si riuscì ad allestire la prima esposizione “Cernobyl – 20 anni dopo”,
per la quale vennero scelti i materiali più idonei: fotografie, carte, cd
esplicativi, filmati.
Il 14 aprile 2006, poco prima del 20° anniversario della
tragedia, si tenne la cerimonia d’inaugurazione dell’esposizione su Cernobyl. I
primi visitatori furono i rappresentanti degli enti dell’istruzione,
dell’amministrazione cittadina, degli istituti sanitari, dei mass-media e dei
liquidatori. Poi il centro l’hanno incominciato a visitare – e lo visitano a
tutt’oggi – gli scolari e gli studenti di Novozybkov. È interessante osservare
il cambiamento dei loro sguardi e del loro atteggiamento nel corso della
visita: all’inizio indifferente, poi, man mano che si sviluppa il racconto,
l’indifferenza si trasforma in inquietudine, partecipazione emotiva e grande
interesse.
La visita inizia con un racconto fotografico a tappe:
“Quando e come successe l’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl”, “Le
cause dell’incidente”, “L’evacuazione della popolazione”, “Come si sono diffuse
le fuoriuscite radioattive”, “La costruzione del sarcofago”, “La liquidazione
delle conseguenze nei territori contaminati”, “Le terribili conseguenze della
catastrofe di Cernobyl” ecc.
La parte successiva della visita consiste nella visione
di cd e video informativi. Vivido e impressionante risulta il cd informativo
“Cernobyl in 3 dimensioni” con il suo video archivio. L’incidente nucleare
viene raffigurato quanto più vicino alla realtà: il filmato della situazione dentro
il reattore prima dello scoppio, i quadri dell’incendio e del suo spegnimento,
lo scenario intorno alla centrale nucleare, la depurazione del territorio dai
rottami radioattivi, la costruzione del sarcofago.
Un altro materiale didattico interessante e coinvolgente
per gli scolari delle classi medie è il cd “Sherlock Holmes. Il caso delle
radiazioni”. Si tratta di una sorta di manuale didattico che con le parole dei
celebri eroi di Conan Doyle svela il significato di nozioni come “radiazioni”,
“roentgen”, “curie”, “sindrome radioattiva acuta”, “iodio radioattivo” ecc., dà
risposte a molte domande di carattere quotidiano: come ridurre il contenuto di
radionuclidi nei prodotti alimentari, perché nei boschi il livello di
radiazioni è più elevato che in città, da che cosa dipende la durata della vita
ecc.
A conclusione della visita ai visitatori viene proposto
di guardare il filmato “Vivere su questa terra”. Esso racconta di come la gente
di Novozybkov abbia percepito la catastrofe nucleare, abbia lottato per la
sopravvivenza della città, abbia seppellito i boschi contaminati, ripulito la
terra, di come si sia curata, sia rimasta in vita ecc. Il filmato lascia sì un
pesante fardello, ma costringe ad aprire gli occhi, a guardare il mondo in un
altro modo.
Di fondamentale importanza, infine, il fatto che a ogni
visitatore, prima che torni a casa, vengono consegnati alcuni promemoria sulla
tiroide e sulle sue patologie e delle brochure sui temi: “Come difendere
l’organismo dalle radiazioni”, “Le radiazioni e l’alimentazione”, “Che cosa
bisogna sapere sulla preparazione e trasformazione degli alimenti prodotti in
zona contaminata”.
Fonte: Radimici
Data: 2012
Autore: Ekaterina Bykova
Traduzione: S.F.
Link al file PDF del documento
Nessun commento:
Posta un commento