cronaca delle persecuzioni dei difensori dell’ambiente in Russia
PANORAMA 2013
Il 2013 è stato dichiarato dale autorità russe Anno dell’Ecologia.
Nel corso del 2013, secondo i dati di «Ekouznik»,
sono stati uccisi tre ecologisti: Igor’ Sapatov, Nikolaj Podol’skij e Sergej
Malašenko. Inoltre è deceduto per le conseguenze di un feroce pestaggio il
giornalista Michail Beketov, che si occupava di informazione ambientale.
Le autorità russe,
alla vigilia delle Olimpiadi di Soci, hanno inasprito le persecuzioni degli
attivisti ecologisti del Territorio di Krasnojarsk. Sono state intentate alcune
cause penali. Diversi dirigenti e attivisti delle organizzazioni ambientaliste
locali hanno subito perquisizioni, interrogatori e anche arresti.
Gli abitanti della
regione di Voronež hanno intensificato le proteste contro i tentativi di
avviare l’estrazione del nichel nelle terre nere (černozëm), nei pressi del parco naturale di Prichoperskij, sulle
rive del Chopër, uno dei fiumi più puliti d’Europa. Alla difesa del territorio
si è unita anche la comunità dei kazaki. I fautori della protesta sono stati
brutalmente picchiati dai sorveglianti della compagnia del nichel. I locali
agenti della sicurezza hanno dato il via a una campagna di persecuzione degli
attivisti. Le perquisizioni sono avvenute con singolare cinismo. In
particolare, Nelli Rudčenko ‒ una delle attiviste in difesa del Chopër ‒ è
stata costretta a rimanere in piedi al gelo con solo una camicia addosso
durante tutta la perquisizione. Alla fine dell’anno è stato trattenuto uno dei
più celebri attivisti kazaki impegnati a difendere le loro terre, Igor’ Žitenev.
Tra le regioni del
paese, quella di Mosca rimane una delle più aggressive nei confronti degli
eko-attivisti. Dopo un brutale attacco e le ferite da coltello riportate, è
rimasta viva per miracolo una politica locale, Ljudmila Garifulina, che si era
schierata per la salvaguardia delle zone verdi dal folle sviluppo edilizio. Gli
attivisti verdi hanno subito arresti e contro di loro sono state intentate
cause giudiziarie. Una di esse è stata condotta contro un operatore della
Forestale che aveva tentato di trattenere dei bracconieri VIP. Aleksandr
Dovydenko è stato licenziato e in seguito condannato con la condizionale.
Quest’anno è morto Michail Beketov, il quale era stato brutalmente picchiato a
Chimki e che non si è più ripreso dalle conseguenze di quell’aggressione. I
mandanti e gli esecutori di quel crimine a oggi non sono ancora stati trovati.
Un’ampia risonanza ha
avuto il caso della nave Arctic Sunrise.
Gli attivisti di Greenpeace, l’organizzazione ecologista nota e rispettata in
tutto il mondo, hanno provato a difendere con mezzi pacifici l’Artico russo.
L’azione di protesta indiscutibilmente pacifica ha provocato una reazione del
tutto inadeguata da parte dei Servizi di sicurezza russi. La nave è stata
sequestrata e scortata fino a Murmansk. Per tutto il tempo l’equipaggio è
rimasto senza collegamenti. Successivamente, i tribunali hanno preso la
decisione di fare arrestare I membri dell’equipaggio. I prigionieri sono stati
trattenuti in condizioni inaccettabili, non a tutti sono stati messi a
disposizione gli interpreti. La campagna mediatica aggressiva intrapresa dai mass-media
controllati dal governo ha fatto degli eko-attivisti ora dei pirati ora degli
assalitori. Le accuse mosse loro dalla Procura non si sono discostate dalle
versioni dei mass-media governativi. Infine, insieme ai veri e propri attivisti
di Greenpeace sono stati arrestati anche dei giornalisti che cercavano di fare
luce su quest’avvenimento.
Purtroppo, la regione
di Murmansk non si è contraddistinta soltanto per l’arresto degli attivisti di
Greenpeace. Nel 2013 vi sono infatti stati uccisi due eko-attivisti: Nikolaj
Podol’skij e Sergej Malašenko.
Non è stata fatta
luce sull’assassinio dell’eko-attivista Igor’ Sapatov in Tatarstan.
Dall’analisi degli
episodi di persecuzione nei loro confronti, se ne conclude che per la maggior
parte gli eko-attivisti sono stati oggetto di persecuzione in quei casi dove le
autorità locali (o federali) appoggiavano progetti di strutture commerciali e
coprivano i metodi criminali delle compagnie nei riguardi della protesta civile
della cittadinanza.
Un pericolo non di
poco conto per i verdi è derivato quest’anno dalle forze di sicurezza e dai
tribunali, i quali hanno prodotto cause amministrative e penali per i motivi
più fantastici.
Nel diagramma seguente è
raffigurato il quadro delle persecuzioni degli attivisti ambientali per
regione, secondo i dati di monitoraggio di “Ekouznik”. Le cifre indicano il
numero degli attivisti uccisi, arrestati o sottoposti ad altro tipo di
persecuzione in una data regione.
Regione di Murmansk – 32
Territorio di Krasnojarsk –
8
Regione di Mosca – 5
Regione di Voronež – 3
Tatarstan – 1
Regione di Sverdlovsk – 1
Il triste primato è
detenuto dalla regione di Murmansk, nella quale sono stati assassinati due
eko-attivisti e il tribunale ha condannato all’arresto 30 membri
dell’equipaggio della nave “Arctic Sunrise” di Greenpeace.
Segue il territorio di
Krasnojarsk, dove 8 attivisti hanno subito pressioni di vario genere fino
all’arresto.
5 eko-attivisti sono stati
perseguitati nella regione di Mosca, dove è stato brutalmente picchiato Michail
Beketov, poi deceduto nel 2013.
Uno degli omicidi degli
ecologisti è avvenuto in Tatarstan.
Link alla versione completa del rapporto (in russo)
Data: 01.09.2014
Fonte: www.ecouznik.livejournal.com
Autore: Oleg Kozyrev
Articolo originale: Экоузник-2013.
Годовой доклад
Traduzione: S.F.
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