Monologhi dell’atomica
L’essenziale è invisibile agli occhi. Opinabile, ma nel caso dei due disastri nucleari di Nagasaki e Černobyl’, irrefutabile. Perché il passato è difficile da vedere quando le lamiere mutilate dal fuoco vengono smaltite e rimpiazzate da nuovi eco-mostri. Perché le radiazioni sono un ottimo, per quanto insospettabile, compagno di vita. Fedeli sino alla morte: la tua.
Elena Arvigo ci costringe ad aguzzare la vista, ad affinare l’orecchio e a sentire il lamento di questo invisibile passato generato, creato e ribadito dalla sconfinata pretesa di onnipotenza dell’uomo. Prendendo in prestito le voci di Svetlana Aleksievich e Kyoto Hayashi, superstiti dei disastri più tremendi mai firmati da mano umana, l’attrice porta in scena l’altra faccia della catastrofe, quella di chi l’ha vissuta da dentro, senza la protezione della consapevolezza e della verità, da sempre appannaggio dell’impunità statale e militare.
Due testimonianze scomode perché semplicemente vere, pronunciate da altrettanto semplici donne che hanno dovuto, loro malgrado, diventare straordinarie. Un amore interrotto dalla chimica tremenda della grafite e dell’idrogeno e una città spazzata via da una tremenda rabbia ingiustificabile sono il pretesto per parlare dei pericoli che l’accoppiata essere umano/energia nucleare ha imposto e impone ancor oggi al mondo intero.
Leggi tutto...
Data: 27.01.2016
Fonte: www.teatro.persinsala.it
Un abbraccio, un bacio, persino un’arancia. Tutto diventa fatale nei Monologhi dell’atomica di Elena Arvigo, in scena al Teatro Due per la rassegna Una stanza tutta per lei.
L’essenziale è invisibile agli occhi. Opinabile, ma nel caso dei due disastri nucleari di Nagasaki e Černobyl’, irrefutabile. Perché il passato è difficile da vedere quando le lamiere mutilate dal fuoco vengono smaltite e rimpiazzate da nuovi eco-mostri. Perché le radiazioni sono un ottimo, per quanto insospettabile, compagno di vita. Fedeli sino alla morte: la tua.
Elena Arvigo ci costringe ad aguzzare la vista, ad affinare l’orecchio e a sentire il lamento di questo invisibile passato generato, creato e ribadito dalla sconfinata pretesa di onnipotenza dell’uomo. Prendendo in prestito le voci di Svetlana Aleksievich e Kyoto Hayashi, superstiti dei disastri più tremendi mai firmati da mano umana, l’attrice porta in scena l’altra faccia della catastrofe, quella di chi l’ha vissuta da dentro, senza la protezione della consapevolezza e della verità, da sempre appannaggio dell’impunità statale e militare.
Due testimonianze scomode perché semplicemente vere, pronunciate da altrettanto semplici donne che hanno dovuto, loro malgrado, diventare straordinarie. Un amore interrotto dalla chimica tremenda della grafite e dell’idrogeno e una città spazzata via da una tremenda rabbia ingiustificabile sono il pretesto per parlare dei pericoli che l’accoppiata essere umano/energia nucleare ha imposto e impone ancor oggi al mondo intero.
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Data: 27.01.2016
Fonte: www.teatro.persinsala.it
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