Radioattività in Friuli: il territorio
È il caso della famigerata nube tossica che si sprigionò da Cernobyl il 26 aprile 1986 e che investì, oltre all'Ucraina, tutta l'Europa. In Italia, la nube entrò dall'Est, proprio dal Friuli-Venezia Giulia. Università ed enti di ricerca iniziarono immediatamente un approfondito monitoraggio delle radiazioni che si erano scaricate a terra, attraverso lo studio diretto del suolo e di alcuni organismi. Tra di essi i funghi ed i licheni furono privilegiati, in quanto si tratta di organismi molto sensibili alle variazioni nelle condizioni ambientali (1).
A distanza di tre anni dall'esplosione, alcuni ricercatori dell'università di Trieste e dell'ospedale S. Maria della Misericordia di Udine misurarono nel dettaglio la distribuzione della contaminazione da cesio radioattivo in Friuli-Venezia Giulia a partire dall'analisi di alcuni funghi (2). Lo studio venne portato avanti per comprendere quali erano state le aree maggiormente colpite dalle radiazioni, quindi più bisognose di interventi sanitari ed ambientali. I dati dello studio vennero pubblicati dopo essere stati messi in relazione con i dati relativi all'abbondanza di precipitazioni nei giorni successivi all'esplosione. Venne scoperta una forte relazione tra le due misurazioni: in pratica, ci si accorse che nelle zone in cui aveva piovuto maggiormente nei dieci giorni successivi all'esplosione si rilevava una maggiore concentrazione di radiazione a terra, assorbita proprio dai funghi.
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Data: 27.01.2011
Fonte: www.baronirampanti.blogspot.it
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