Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

16/03/16

GLI ELEMENTI RADIOATTIVI DI CHERNOBYL POTREBBERO DIFFONDERSI ANCORA UNA VOLTA. LO STUDIO



incendio_elementi radioattivi

Sono passati quasi 30 anni da quando, il 26 aprile 1986, l’unità 4 di uno dei reattori della centrale di Chernobyl, in Ucraina, veniva distrutta da un terribile incidente che avrebbe pesantemente contaminato aria e terreni circostanti. Un disastro di proporzioni catastrofiche, che fece sentire i propri effetti in mezza Europa, Italia compresa.

Dopo tre decenni, pare che tutto il materiale radioattivo sprigionato non abbia ancora terminato di causare danni. Una recente ricerca del Norwegian Institute for Air Research ha infatti dimostrato che gli incendi che scoppiano regolarmente nell’area boschiva nei pressi del reattore, provocano ancora la diffusione nell’aria del famigerato Cesio 137, elemento estremamente radioattivo e pericoloso.

Questo isotopo, lo ricordiamo, come tutti gli elementi radioattivi è stato collegato a un aumento del rischio di cancro negli esseri umani.

Nella presentazione dello studio, pubblicato da “Ecological Monographs”, i ricercatori hanno delineato un quadro poco confortante dell’area: “Misurazioni sul campo e simulazioni hanno confermato che numerosi contaminanti radioattivi sono ancora presenti in questi siti in quantità molto elevate”.

Leggi tutto...

Data: 16.02.2016
Fonte: www.ambientebio.it

 

Nessun commento:

Posta un commento