Sono passati quasi 30 anni da quando, il 26 aprile 1986, l’unità 4 di uno dei reattori della centrale di Chernobyl, in Ucraina, veniva distrutta da un terribile incidente
che avrebbe pesantemente contaminato aria e terreni circostanti. Un
disastro di proporzioni catastrofiche, che fece sentire i propri effetti
in mezza Europa, Italia compresa.
Dopo tre decenni, pare che tutto il materiale radioattivo sprigionato
non abbia ancora terminato di causare danni. Una recente ricerca del Norwegian Institute for Air Research
ha infatti dimostrato che gli incendi che scoppiano regolarmente
nell’area boschiva nei pressi del reattore, provocano ancora la
diffusione nell’aria del famigerato Cesio 137, elemento estremamente radioattivo e pericoloso.
Questo isotopo, lo ricordiamo, come tutti gli elementi radioattivi è stato collegato a un aumento del rischio di cancro negli esseri umani.
Nella presentazione dello studio, pubblicato da “Ecological Monographs”, i ricercatori hanno delineato un quadro poco confortante dell’area: “Misurazioni
sul campo e simulazioni hanno confermato che numerosi contaminanti
radioattivi sono ancora presenti in questi siti in quantità molto
elevate”.
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Data: 16.02.2016
Fonte: www.ambientebio.it
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