Il crack del nuclearefrancese: conti catastrofici per Areva ed Edf
“I contribuenti dovranno pagare il
fallimento dell’industria nucleare francese”. Si apre così il racconto
di “greenreport” sulla voragine degli EPR, i reattori che doveva
comprare l’Italia, prima del referendum. Il 25 febbraio il Consiglio di
amministrazione del gigante nucleare Francese Areva si è riunito per
esaminare i conti dell’bilancio chiuso il 31 dicembre 2015 e ha
comunicato che «Areva ha appena trovato un accordo con 6 banche di
prestito su un prestito ponte di 1,1 miliardi di euro, destinato ad
assicurare la liquidità dell’impresa per l’anno fiscale 2016, il
Consiglio ha deciso di differire di 24 ore la chiusura dei conti per
permettere la finalizzazione della documentazione tecnica afferente a
questi finanziamenti. Di conseguenza, la pubblicazione dei risultati è
stata rinviata di 24 ore». Ma, come dicono quelli di Réseau Sortir du
Nucléaire, il fatto che non sia ancora riuscita a chiudere i suoi conti
è «segno delle difficoltà inestricabili che attraversa l’impresa. Una
cosa è sicura: il “fiore all’occhiello” dell’industria francese dovrebbe
conoscere nuove perdite quest’anno. E’ inaccettabile che il salvataggio
di questa filiera senza futuro incomba ai cittadini».
Le Monde rivela che «Secondo diverse
fonti, lo Stato – che detiene l’86,5 % di Areva – ha preteso all’ultimo
minuto che questa somma non sia più rimborsata nel gennaio 2017, come
previsto, ma piuttosto a giugno. Cioè dopo l’elezione presidenziale». La
cosa non è piaciuta per niente ai banchieri e alla fine, dopo una notte
di trattative serrate, condotte dall’Agence des participations de
l’Etat (APE). Société générale, Crédit agricole, BNP Paribas, Natixis,
il governo ha rinunciato a questo rinvio e Crédit mutuel e HSBC hanno
accettato di accordare il finanziamento. Ma i preoccupatissimi
amministratori di Areva hanno preferito assicurarsi che la documentation technique fosse davvero firmata, prima di validare i conti.
Data: 27.02.2016
Fonte: www.europaviva21.it
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