I fantasmi di Chernobyl che si specchiano sul Palazzo di Vetro e sul futuro
Il 2019 si è concluso con una risoluzione da teatro dell’assurdo delle Nazioni Unite, che esorta a “mitigare e minimizzare" le conseguenze del disastro nucleare
L’emergenza di Chernobyl durerà sicuramente a lungo. Perché la zona radioattiva intorno alla torre esplosa di Pripyat venga messa in sicurezza, occorrerebbero lavori ciclopici del costo di decine miliardi che nessuno è disposto
a finanziare. Gli scienziati avvertono che la contaminazione per
centinaia di anni, e in alcuni punti perfino per millenni, rimarrà
troppo elevata.
Chernobyl, di conseguenza, a meno di un
miracolo della solidarietà globale, per un tempo indefinito rimarrà come
uno di quei quadri allucinati di Arnold Böcklin che ispirarono Savinio e
suo fratello De Chirico. Titolo: “La città dei morti.”
E l’ONU? La domanda è ingenua. Le Nazioni
Unite, è vero, attraverso la IAEA (International Atomic Agency) alla
quale aderiscono oltre 150 paesi, sarebbero in teoria la sola
istituzione sopranazionale indipendente e qualificata per affrontare i
tre obiettivi che, nell’era atomica, sono i più fondamentali per la
sopravvivenza dell’umanità: 1) sicurezza degli impianti nucleari; 2)
interventi nel caso di disastri come Chernobyl; 3) controlli
anti-proliferazione rigorosi e non discriminatori, come punto di
partenza per rilanciare un nuovo piano di disarmo nucleare.
Utopia? Purtroppo il
clima politico globale si muove in senso opposto a quello che la logica
imporrebbe. Le Nazioni Unite, ignorate e umiliate dalle cosiddette
Grandi Potenze, e in primo luogo dagli Stati Uniti, scivolano verso la
progressiva irrilevanza.
Data: 11.01.2020
Fonte: www.lavocedinewyork.com