Elena Galimberti - 21 anni
Università Statale di
Milano
(sede di Sesto San
Giovanni)
Mediazione linguistica e
culturale
Dopo
che ci era stata fatta questa proposta tramite l’università e dopo aver sentito
l’entusiasmo e i commenti positivi dei ragazzi che avevano aderito al progetto
l’anno scorso, ho deciso di cogliere al volo questa opportunità e approfittarne
per fare il mio primo viaggio in Russia. L’esperienza a Novokemp è stata senza
ombra di dubbio una delle più belle vissute finora e che ripeterei più che
volentieri.
Non
ero mai stata in un campeggio, neanche in Italia, e prima della partenza ho
iniziato a chiedermi come sarebbe stato, come mi sarei trovata in un paese per
me nuovo, come sarei riuscita a comunicare con i bambini e con i responsabili e
come avrei potuto immergermi al massimo in questa esperienza.
I
primi giorni, sotto il punto di vista linguistico, sono forse stati quelli un
po’ più complicati: abituarsi a capire e parlare praticamente tutto il giorno
in una lingua nuova che si studia da poco non è facile, ma giorno dopo giorno
comunicare è diventato sempre meno complicato.
La
lingua è stata la ragione principale che mi ha spinto a intraprendere questa
esperienza, che sotto questo punto di vista ha dato sicuramente i suoi frutti
grazie all’aiuto dei bambini e dei collaboratori di Radimici che con molta
pazienza e disponibilità ci hanno insegnato molto. Però, dopo aver vissuto
un’esperienza del genere, posso affermare che l’apprendimento linguistico è
stata solo una piccola parte di tutto ciò. A Novokemp ho trovato non un semplice
campo-vacanze per bambini, ma qualcosa che potrei quasi definire una famiglia
un po’ allargata.
Come
i bambini, anche noi avevamo la nostra casetta (semejka), dove dormivamo, mentre per quanto riguarda i pasti ci
recavamo alla mensa del campo, dove mangiavamo una volta che avevano finito i
bambini, e dove abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare una cucina diversa
dalla nostra. Non abbiamo mai avuto problemi ad ambientarci; bambini ed
educatori ci hanno fin da subito coinvolto nelle attività, le quali erano
sempre molto bene organizzate, con giornate a tema (giorno dei pirati, giorno
degli indiani, olimpiadi, giornata internazionale…), giochi a stazioni e
spettacolini.
Ogni
giorno era organizzato alla perfezione e alla “planërka”, le riunioni a cui partecipavamo insieme a responsabili
ed educatori dopo pranzo e dopo la fine delle attività serali, ci venivano
assegnate le attività e discutevamo di come fosse andata la giornata nelle diverse
“semejke” e nei vari gruppi. La
mattina eravamo impegnati nei nostri laboratori: il laboratorio di danza, di
lingua italiana, lingua giapponese e lavoretti manuali, mentre nel pomeriggio
aiutavamo i ragazzi russi con i giochi e attività.
Durante
la nostra permanenza a Novokemp, tra le varie escursioni fatte nei paesi
vicini, abbiamo avuto la possibilità di visitare la sede di Radimici a
Novozybkov, dove collaboratori e volontari operano anche durante tutto il resto
dell’anno in aiuto dei bambini maggiormente colpiti dal problema delle
radiazioni, vedendo come Novokemp sia solo una delle tante iniziative che
questa associazione propone per questi ragazzi.
Sono
davvero rimasta stupita dall’organizzazione di questo campo e anche,
soprattutto, dall’educazione dei bambini, che in generale erano molto più
educati rispetto ai ragazzi italiani con i quali mi è capitato di lavorare. Ci
accoglievano e salutavano sempre con il sorriso, ci riempivano di caramelle,
dolci e regalini, e pieni di entusiasmo e curiosità erano sempre pronti a farci
domande su di noi, sul nostro paese e sulla nostra cultura.
È
stata quindi un’esperienza che a livello umano mi ha trasmesso e insegnato
tantissimo sulla cultura di un paese che prima non conoscevo, sui cibi, usi e
costumi, che mi ha permesso di sfatare e guardare sotto un’altra luce stereotipi
e pregiudizi ai quali siamo soggetti prima di conoscere di persona un paese
nuovo. È impossibile riuscire ad esprimere quanto mi abbiano dato le persone
che ho conosciuto a Novokemp; chi più e chi meno, ciascuno ha contribuito a
rendere questo viaggio un arricchimento a livello personale e con alcuni di
loro il rapporto continua ancora virtualmente, con qualche chiacchierata in
chat o su Skype.
Vorrei
quindi ringraziare davvero di cuore chi ci ha offerto questa meravigliosa
possibilità, gli amici di Radimici e tutti i responsabili ed educatori che con
la loro cortesia e ospitalità hanno reso possibile e ci hanno fatto vivere al
meglio questo scambio culturale e, infine, un grazie enorme ai miei fantastici
compagni di viaggio Camilla, Chiara, Gabriele, Ludovica e Michela, che tra
tante risate e chiacchierate hanno reso questa esperienza ancora più bella.
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