NOVOKEMP - AGOSTO 2014 - RELAZIONE DI GABRIELE

Gabriele De Vecchi - 20 anni

Università Statale di Milano

(sede di Sesto San Giovanni)

Mediazione linguistica e culturale

Relazione esperienza a Novokemp

Sono arrivato a Novokemp alle cinque del mattino del 9 agosto, dopo circa undici ore di treno notturno da Mosca che mi aveva regalato poche ore di sonno e con indosso ancora le infradito, retaggio del diluvio che ci ha colti improvvisamente a Mosca; insomma, non ero al pieno delle mie capacità e questo ha reso ancora più “surreale” l’incontro con Saša e Maksim (il direttore del campo e uno dei volontari che lavorano lì) alla piccola stazione di  Uneča e il successivo arrivo a Novokemp. Dopo qualche ora di sonno nella nostra nuova casa incontriamo finalmente Katja, la nostra fantastica “mamma russa” la quale ci accompagna per un tour del campo e ci presenta agli altri volontari che giorno dopo giorno avremmo conosciuto sempre di più. E da quel momento ebbe inizio quell’esperienza unica che mi porterò sempre nel cuore, che mi ha regalato tante emozioni, che mi ha fatto innamorare della Russia e che mi porta a sperare di poterci tornare anche in futuro.

Il compito di noi italiani al campo era quello di organizzare dei piccoli laboratori mattutini per i bambini, i quali, provenienti quasi tutti dalla regione di Brjansk, avevano da un minimo di 6 anni a un massimo di 15-16, e che erano liberi di scegliere quali attività seguire (bisogna ricordare che il tema principale del ciclo a cui ho partecipato era l’utilizzo del computer, quindi, oltre ai nostri laboratori, ce ne erano altri come quello di web design ecc.). Per quanto mi riguarda, io e una mia amica tenevamo un piccolo corso di giapponese e non vi lascio immaginare il nostro stupore nel vedere quanto ai bambini interessasse e quanto bravi fossero; nel giro di due settimane, infatti, avevano già praticamente imparato a leggere e a scrivere!

Dopo pranzo e dopo la “тихий час”, ovvero l’ora di riposo in cui solitamente eravamo invitati dai bambini nelle loro casette a bere il tè, venivano organizzati  dei giochi che coinvolgevano tutti e che solitamente erano costituiti da piccole “piazzette” con attività differenti e noi, insieme agli altri volontari russi, gestivamo tali attività.

Alla sera invece, a seconda dei giorni, si ballava nella discoteca del campo oppure i bambini e i volontari preparavano qualche numero, canzoni, balletti e si esibivano davanti a tutti. E come non ricordare la “планёрка”, ovvero la riunione che si teneva ogni giorno dopo le attività serali, nella quale si pianificavano le attività del giorno successivo e nella quale ognuno di noi aveva il compito di raccontare come era andata la giornata, mettere in evidenza gli aspetti positivi e negativi e fare critiche e proposte.

Inoltre, durante tutti i 21 giorni, sono stati organizzati interi giorni tematici come quello degli indiani, quello dei pirati, il giorno internazionale e così via e, per noi italiani, sono state organizzate delle gite nei dintorni del campo e a Novozybkov, città in cui abbiamo visitato la sede di Radimici, l’associazione che oltre ad organizzare il campo Novokemp si occupa di tanti altri progetti a favore della collettività, come la riabilitazione di giovani con problemi psicomotori, la disponibilità di effettuare screening gratuiti alla tiroide (si ricordi che tutte queste aree soffrono ancora degli effetti devastanti della tragedia di Chernobyl), la possibilità per i giovani di usufruire di computer e aule ricreative e tanto altro.

Per quanto riguarda il vitto e alloggio al campo, niente da dire, tutto perfetto, anzi devo ammettere che a volte ho nostalgia della cucina russa; certo, ci vuole un certo spirito di adattamento in quanto gli alloggi sono ovviamente un po’ spartani ma, personalmente parlando, non è stato affatto un grande problema; in più l’organizzazione degli orari, delle attività e della divisione del lavoro è perfetta e questo mi ha aiutato molto.

Per quanto riguarda la lingua, per me che venivo da solo un anno di russo in università, dopo un primo impatto un po’ traumatico è stata una strada totalmente in discesa: ho imparato moltissimo e mi hanno sempre aiutato tutti, bambini compresi, dimostrando una grande pazienza e un grande spirito di collaborazione. Ma devo ammettere che, in fin dei conti, l’opportunità di migliorare il mio russo è passata in secondo piano rispetto all’emozione di aver trovato a Novokemp una vera e propria famiglia, di aver conosciuto persone veramente fantastiche che lavorano duramente e con grande passione per dare il meglio ai bambini, di essermi letteralmente immerso in una cultura diversa per arrivare a scoprire che in realtà russi e italiani sono spiritualmente molto simili.

In conclusione, non posso che consigliare questa fantastica esperienza che ti insegna a metterti in gioco, ti propone continue sfide, ti fa crescere e ti regala emozioni che raramente si possono provare e, come ho già detto, non vedo l’ora di poter tornare anch’io.

Gabriele De Vecchi