Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

22/10/14

NOVOKEMP - AGOSTO 2014 - RELAZIONE DI MICHELA



Michela Grugni - 24 anni

Università Statale di Milano

(sede di Sesto San Giovanni)

Mediazione linguistica e culturale


Novokemp – Agosto 2014



A marzo ho deciso di fare domanda per Novokemp, senza sapere esattamente a cosa sarei andata incontro. Ero alla ricerca di un’esperienza nuova, diversa, che mi desse la possibilità di migliorare la mia conoscenza della lingua russa, ma non mi sarei aspettata nulla di tutto quello che è avvenuto dopo. Avevo già avuto a che fare con bambini russi provenienti dalle zone colpite dal disastro nucleare di Chernobyl collaborando con un’associazione della mia città che ogni anno ospita un piccolo gruppo di bambini ed era stata un’esperienza molto bella e significativa e mi sarebbe piaciuto ripeterla in un contesto in cui i bambini non fossero lontani dalla loro cultura e dalla loro lingua. Così, appena ho letto l’annuncio sulla bacheca della nostra facoltà ho deciso di scrivere a Stefano per sapere se ci fossero ancora posti.



I mesi prima della partenza sono stati molto travagliati per molte ragioni: inizialmente non sarei dovuta partire perché non c’erano abbastanza posti, poi finalmente arriva la tanto attesa mail che conferma che posso prendere parte al progetto, ma quasi contemporaneamente la situazione tra Russia e Ucraina inizia a peggiorare e inizio a pensare se sia davvero il caso di andare, poi arriva il momento della lunga burocrazia, i visti che non arrivano, le difficoltà nel trovare voli economici ma allo stesso tempo ad un orario utile a non perdere la coincidenza con il treno, eccetera, eccetera. In alcuni momenti ho pensato che forse non sarebbe valsa la pena, ma con il senno di poi sono molto contenta di non aver ascoltato le preoccupazioni di amici e parenti, di non essermi lasciata vincere dalla burocrazia e di essere salita con cinque sconosciuti (che sarebbero poi diventati i miei “figli”) su quel primo volo Milano-Riga.



Il nostro viaggio inizia così: aeroporto di Malpensa, ansia mista a felicità e paura. I miei compagni di viaggio sono tutti più piccoli di me e alla loro prima esperienza in Russia, mi chiedono supporto e aiuto e iniziano a chiamarmi “mamma” fin dal primo giorno, ma hanno saputo cavarsela alla grande. Due aerei, troppe scale e troppe valigie nel labirinto della metropolitana di Mosca, caldo atroce e pioggia a catinelle, ma anche tante figuracce e tante risate. Passiamo a Mosca meno di 24 ore, sufficienti per iniziare a conoscerci e ad immergerci nell’accogliente atmosfera russa.



Ed ecco in breve la mia, anzi la NOSTRA (perché senza i compagni di viaggio non sarebbe stata la stessa cosa) esperienza a Novokemp:

IL VIAGGIO

Il viaggio verso la stazione di Uneča inizia verso le 7 di sera sul treno “ubriaco” Москва-Климов. Eravamo pronti al peggio ma tutto sommato il viaggio è andato bene, anche se il treno non era particolarmente comodo e pulito (poco spazio, cattivo odore, molto rumore). Dopo (troppe) poche ore di sonno arriviamo a destinazione dove ci attende Saša, il direttore del campo. Arriviamo a Novokemp insieme alle prime luci dell’alba e sembra tutto così surreale: la stanchezza, l’emozione, il bosco, le casette colorate, il the e i biscotti prima di riposarsi un po’... Ci viene detto che avremmo potuto sfruttare tutta la giornata per riprenderci dal lungo viaggio, ma ci sembrava di buttare via tempo, così all’ora di pranzo eravamo tutti svegli, puliti e pronti a cominciare questa avventura.

Al ritorno abbiamo viaggiato sul treno Брест-Москва in partenza da Uneča alle 23.53 e in arrivo a Mosca alla stazione “Белорусский” alle 11.20. Il viaggio del ritorno è stato decisamente più comodo e confortevole, il treno era pulito e si riusciva a dormire senza essere disturbati dagli altri passeggeri o dal rumore del treno stesso. Meno emozionante del primo e carico di tristezza e nostalgia per tutto quello che ci stavamo lasciando alle spalle.



LA LINGUA

Nonostante le iniziali difficoltà il problema della lingua è svanito in pochi giorni. Siamo stati accolti nel migliore dei modi e tutti personale, animatori e bambini si sono dimostrati comprensivi e sempre pronti a venirci incontro e ad aiutarci, nonostante le difficoltà linguistiche. Anzi, forse proprio per paura che a causa della lingua e della lontananza da casa non riuscissimo a sentirci a nostro a nostro agio e ad esprimere al meglio le nostre emozioni, spesso ci veniva chiesto se andasse tutto bene e se ci fosse qualcosa di cui avremmo voluto parlare (anche riguardo a fatti personali). In questo caso ha avuto un ruolo molto importante Katja, la nostra responsabile, anzi, la nostra “russkaja mama”, che si è dimostrata sempre molto attenta ai nostri stati d’animo, alle nostre esigenze e al nostro comportamento, affinché sia noi che i bambini potessimo trarre il massimo vantaggio da questa esperienza. Katja purtroppo per motivi personali è dovuta andare via prima della fine del nostro soggiorno. La sua mancanza si è sentita fin dal primo giorno: ci mancava chiacchierare con lei, la sua risata e persino il suo modo di “sgridarci” quando le nostre stanze erano troppo in disordine o quando ci dimenticavamo di lavarci le mani prima di pranzare. Quando Katja è partita, Saša (il direttore) e Oksana (la psicologa) hanno fatto di tutto per farci sentire a nostro agio.



VITTO E ALLOGGIO

Eravamo stati preparati psicologicamente alle “condizioni spartane” del campo e alla necessità di avere “spirito di adattamento” per affrontare questa esperienza. In realtà, almeno a mio avviso, questa preparazione psicologica non era del tutto necessaria. Abituata a fare vacanze spartane, il piccolo campo di Novokemp non mi è sembrato altro che una sorta di “campeggio”. Siamo stati alloggiati in quella che veniva chiamata “гостиница” (albergo), ovvero una piccola casetta con 10 posti letto (con letti a castello, divisi in due camere per donne e uomini), una piccola cucina e una saletta. La sistemazione era abbastanza comoda, l’unico problema, almeno nella stanza delle ragazze, sono state le valigie. Non le abbiamo mai disfatte perché c’era solo un armadio molto piccolo e per questo a volte convivere con cinque persone e cinque valigie aperte sul pavimento è stato un po’ difficoltoso, ma non è mai stato un vero e proprio problema poiché passavamo davvero poco tempo in camera.

Per quanto riguarda il vitto nel complesso la valutazione è positiva. Certo, dipende dai gusti e dalla capacità di adattarsi alla cucina di una mensa in un altro paese. In generale il menù delle tre settimane è stato un po’ ripetitivo, ma nonostante questo abbiamo avuto anche occasione di provare alcuni piatti tipici. Una o due volte a settimana si ha la possibilità, grazie alla disponibilità dei collaboratori, di andare al supermercato e comprare tutto ciò che può servire e anche generi alimentari. La casetta dove eravamo alloggiati, inoltre, era sempre ben fornita di the, caffè e biscotti.



ATTIVITÀ CON I BAMBINI

Le attività con i bambini sono sostanzialmente di tre tipi: quelle gestite e organizzate direttamente da noi; quelle organizzate dagli educatori; le “giornate a tema”. Per quanto riguarda le prime, solitamente si svolgevano la mattina dalle 10 alle 13, i bambini avevano la possibilità di scegliere a quali attività partecipare tra le tante proposte e per quanto tempo fermarsi. I primi giorni le nostre attività (balli di gruppo, laboratorio creativo e corso di giapponese) hanno avuto molto successo, al punto che a volte era difficile riuscire a seguire, ascoltare ed aiutare tutti i bambini. Fortunatamente fin da subito i ragazzi più grandi, capendo le nostre difficoltà, ci hanno aiutato ad organizzare e a gestire le attività. Aspetto negativo: forse tre ore per queste attività sono troppe e i bambini si stufano e forse sarebbe meglio cambiare le attività ogni settimana affinché per i bambini non risultino troppo ripetitive. Per quanto riguarda le attività del pomeriggio il nostro compito era essenzialmente quello di affiancare un educatore nei giochi “a stazione” organizzati per i bambini. In questo caso il nostro ruolo non era particolarmente rilevante poiché nella maggior parte dei casi si trattava di attività in cui era solo necessario spiegare ai bambini le regole del gioco e vigilarli mentre giocavano. A volte ci sarebbe piaciuto poter partecipare ai giochi in modo più attivo. Una volta a settimana circa venivano invece organizzate “giornate a tema” (giornata internazionale, giorno dei pirati, giorno degli indiani ecc.) che consistevano in una serie di giochi dove i bambini potevano raccogliere punti, braccialetti, medaglie in base al numero di attività a cui prendevano parte. A mio parere le giornate a tema erano quelle in cui i bambini si divertivano di più e in cui tutti gli animatori e collaboratori erano coinvolti attivamente e si aveva la possibilità di prendere parte ai giochi insieme ai bambini. Nel complesso ritengo che le attività siano state molto interessanti per i bambini, anche se a volte un po’ ripetitive. Forse proprio per questo motivo nell’ultima settimana i nostri laboratori sono stati un po’ abbandonati e i bambini preferivano spendere il tempo con noi, ma in modo diverso, per esempio giocando insieme a ping-pong o a pallavolo, oppure invitandoci a bere il the con loro nell’“ora del silenzio”.



RAPPORTI CON I COLLABORATORI DI RADIMICI E CON GLI ALTRI EDUCATORI

I primi giorni i collaboratori di Radimici ci hanno raccontato la storia dell’associazione, di cosa si occupa, com’è nata, com’è organizzato il campo ecc., e credo che sia stato molto utile per comprendere al meglio la realtà in cui eravamo appena arrivati. Nei giorni successivi abbiamo iniziato a fare amicizia con gli educatori, grazie alle attività pomeridiane. Non abbiamo avuto nessuna difficoltà ad interagire con loro, ci hanno fatto subito sentire a nostro agio coinvolgendoci, non solo nelle attività per i bambini, ma anche invitandoci a chiacchierare con loro nelle ore libere e riunendoci tutti insieme la sera dopo la lunga giornata di lavoro. E’ stato molto bello che si interessassero al nostro stato d’animo, alla nostra cultura, alla nostra vita in Italia ed è stato altrettanto bello che considerassero molto importante la nostra opinione e il nostro giudizio sulla gestione delle attività del campo. Durante la nostra permanenza sono state inoltre organizzate due gite, la prima a Ljaliči e l’altra a Novozybkov per conoscere e visitare l'associazione “Radimici”.



ORGANIZZAZIONE DEL CAMPO

Tutti i giorni, durante la riunione serale vengono decise e presentate le attività del giorno successivo. Il campo è molto ben organizzato, la giornata è scandita da orari da rispettare affinché ci sia il tempo per fare tutto ciò che è in programma e per sapere sempre cosa fare, dove farlo e come farlo. Le riunioni, a volte molto lunghe, sono molto importanti perché viene lasciata a tutti la possibilità di parlare e di esprimere la propria opinione su com’è andata la giornata, su come si sono comportati i bambini, su quali siano stati gli aspetti positivi e negativi della giornata. Durante queste riunioni veniva lasciata anche a noi la possibilità di raccontare la nostra giornata e le nostre impressioni.



L’esperienza a Novokemp è stata molto bella, utile ed intensa sotto molti punti di vista. Sono partita con l’intenzione di migliorare la lingua e sono tornata a casa arricchita come persona. A Novokemp mi sono sentita a casa, grazie all’accoglienza dei bambini e di tutti i collaboratori, non ho riscontrato particolari problemi culturali né di altro genere. Con i bambini non è stato per nulla difficile interagire, anzi, si sono subito dimostrati molto interessati a noi e alla nostra cultura. Ogni giorno venivamo invitati a giocare con loro o nelle loro casette a prendere il the durante le ore libere. Ci hanno regalato tante emozioni e tanto affetto e noi ci auguriamo di aver fatto lo stesso e di aver contribuito a rendere la loro esperienza indimenticabile. Abbiamo soprannominato Novokemp “Лагерь любви и дружбы”, ovvero il campo dell’amore e dell’amicizia perché effettivamente è così: bambini (anche molto piccoli) lontano da casa e dalla propria famiglia che invece di piangere e lamentarsi ricercano “fratelli e sorelle maggiori” nei ragazzi più grandi, nei collaboratori e nei volontari italiani venuti da lontano per conoscerli; persone che lavorano insieme da tutta la vita e sono come una grande famiglia, sempre disposti ad aiutare e risolvere i problemi; rapporti che si fanno molto intensi e in sole tre settimane si ha la sensazione di conoscersi da tutta la vita; barriere culturali che non esistono...



Novokemp  è un posto magico, fuori dal mondo, fuori dal tempo, è uno stile di vita, è dimenticarsi della propria dignità ballando il “ballo dell’ascella” allo spettacolo di chiusura e travestendosi ogni giorno, è camminare scalzi nel bosco, fare un falò di notte sotto la pioggia sulla riva del fiume, cantare “Алые паруса” fino alla nausea solo per far contenti i bambini, arrostire šašlyki e godersi un momento di pace nella russkaja banja. È perdersi e allo stesso tempo ritrovare se stessi, è tornare bambini ogni giorno e allo stesso tempo crescere, maturare e responsabilizzarsi, è trovare la pace nel caos, ed è moltissime altre emozioni, sensazioni, ricordi e sentimenti che non si possono spiegare: sono racchiusi in un angolino del tuo cuore ma ronzano continuamente nella tua mente e riescono sempre a strapparti un sorriso e una lacrimuccia quando riaffiorano.



Michela Grugni

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