È stata dura, ma alla fine siamo arrivate a Novokemp!
Sette ore di viaggio in aereo
(compreso il cambio), mezz’ora di metro e dieci di treno sono sembrate un mese.
Le prime impressioni sul popolo russo le ho apprese proprio in metro, la
gentilezza degli uomini, disponibili nel dare informazioni e nell’aiutarci con
le valigie, mi ha stupita.
Salite sul treno che da Mosca porta a
Brjansk tutti ci guardavano: eravamo noi quattro, che come immancabili italiane
starnazzavamo nel vagone numero 6.
L’aria che si respirava era viziata e faceva un caldo soffocante, ma non c’era competizione: eravamo troppo stanche per permetterci di soffermarci su questi particolari e ci siamo addormentate avvolte nel nostro sudore.
In stazione ci aspettava un simpatico
signore sui quaranta, che avremmo però rivisto assai poche volte. Ammiravamo il
paesaggio dal finestrino: i boschi di betulle e le rade casette di legno ci si
riproponevano all’infinito, tanto che ci chiedevamo dove fossimo finite.
Arrivate a destinazione ci siamo
fiondate nelle docce e, subito dopo, a cibarci come predatrici selvagge, per
poi finire a letto e riprenderci da quelle lunghe ore di viaggio.
Katja, era lei la signora che ci
avrebbe accudite per tutto il nostro soggiorno, ha iniziato a parlarci delle
origini di Novokemp: il sanatorio dove vengono ospitati i bambini che vivono in
zone contaminate dalle radiazioni della centrale nucleare esplosa a Chernobyl
negli anni ’80. «Ci sono anche bambini jnfnwqeyhvn...
(così io percepivo il messaggio), invalidi smakngisdjlopovrvic...
noi questo mese ospitiamo dei sordo-muti babushka
kot svetlana... il mese prossimo arriveranno dei vostri amici, il loro
turno sarà quello informatico, i bambini impareranno ad usare il computer! Cruiza kalashnikov tavarish… il vostro
tema è invece quello culturale e voi, in quanto italiane, siete una grande
risorsa, dovete portare la vostra cultura e far conoscere un po’ d’Italia a
questi bambini che, per la maggior parte, non si sono mai mossi dalla Russia».
Prestavo molta attenzione alle parole di Katja, le captavo e ricostruivo il
discorso. Dopo un anno di studio di questa magnifica lingua non mi era possibile
comprendere tutto, per questo spesso mi affidavo all’interpretazione. Le mie
compagne italiane, però, dicevano che forse più che interpretazione a volte
lavoravo di fantasia, per questo mi giudicavano una persona molto creativa.
Loro studiano assieme a me
all’Università di Mediazione Linguistica e Culturale di Milano. Francesca era
la nostra responsabile, lei sapeva il russo molto bene, era al primo anno della
specialistica e aveva vissuto a Mosca per quattro mesi. Jennifer e Federica
invece erano al secondo anno.
Il secondo giorno sono arrivati i
nostri bambini. Ci guardavano incuriositi, si avvicinavano timidamente per
conoscerci e, una volta rotto il ghiaccio, ci tempestavano di domande. Pochi
giorni dopo già si erano affezionati a noi e ci riempivano di abbracci e... ancora
domande, che si facevano sempre più complesse, soprattutto quelle dei bambini
più grandi.
Per quanto riguarda il clima è stata
una sorpresa, prima di partire mi sono ripetutamente chiesta “perché devo
abbandonare la calda estate italiana, tanto attesa durante l’anno, per sfidare
il gelo sovietico?”, avevo riempito la valigia di felpe e jeans, ma è stato
bello scoprire che questi jeans non mi sarebbero serviti affatto! Le
temperature erano sui 30°-35°C e a volte arrivavano ai 40°. E in Italia? È
stata un’estate piovosa e fredda, niente da invidiare dalla “fredda” nazione.
Grazie a questo clima abbiamo potuto
fare tante attività all’aperto, si decidevano ogni sera, durante la poco attesa
“planërka”. Questo era un soporifero
momento in cui, ad uno ad uno, i rappresentanti delle semejke e noi animatori degli atelier raccontavamo della propria
giornata, dei problemi e delle cose che ci sono piaciute. Era molto bello dare
spazio e voce ad ognuno, era un modo per coinvolgere tutti e pure noi
stranieri, tal volta esclusi per limiti linguistici.
I primi giorni eravamo tutti molto
carichi, ma presto, quasi per tutti, le cose da dire erano sempre le stesse.
Era però quasi comico recitare ogni giorno la famosa frase: «Сегодня день
прошел хорошо, дети понравится игp, спасибо всем» (Oggi la giornata è trascorsa bene, ai bambini sono piaciuti i giochi,
grazie a tutti). Questa frase la ripetevamo tra di noi anche in altri momenti
della giornata per farci due risate.
Cercavo ogni giorno di formulare frasi
più complicate, ma mi dimenticavo di prepararmele prima della riunione, quindi
improvvisavo e spesso il mio intervento terminava con una risata. Ho imparato
così che attività non si dice aktivnusti,
così come fuochi d’artificio non viene tradotto alla lettera e altre parole
molto interessanti che, ahimè, ho dimenticato. Una volta stabiliti i piani per
il giorno dopo eravamo pronti per una nuova giornata.
Io e Federica ci occupavamo di danze e
giochi italiani, mentre Francesca e Jennifer tenevano lezione d’italiano, durante
la quale spesso insegnavano delle canzoni, e un corso di yoga.
Queste erano le attività della
mattina. Durante il pomeriggio c’erano sempre dei giochi diversi, dove i
bambini correvano da una base all’altra per guadagnare punti. Proprio in queste
“basi” ci trovavamo noi animatori, divisi a due a due. Questo è stato un
momento molto utile per conoscere meglio i nostri colleghi russi e un’ottima
occasione per parlare.
Il programma serale prevedeva o la
discoteca oppure uno spettacolino con dei balletti preparato durante il giorno
da bambini e animatori. In entrambi i casi ci si divertiva molto! Era buffo
quando, durante i lenti in discoteca, i bambini ci invitavano a ballare
porgendoci la mano da veri gentiluomini.
I giorni si ripetevano, le attività si
somigliavano, eppure è sorprendente come non ci fosse mai monotonia nelle
nostre giornate russe.
Dopo che i bambini andavano a letto,
spesso crollavamo anche noi dalla stanchezza, ma a volte festeggiavamo con una
deliziosa grigliata qualche evento. C’era sempre qualcosa per cui far festa: un
compleanno, l’arrivo di un nuovo ospite o l’ultima serata di qualcuno.
Giulia Fortunato
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