Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

22/10/14

NOVOKEMP - AGOSTO 2014 - RELAZIONE DI CAMILLA



Camilla Carrara - 19 anni

Università Statale di Milano

(sede di Sesto San Giovanni)

Mediazione linguistica e culturale


NOVOKEMP, AGOSTO 2014



Il 7 agosto 2014 sono atterrata all’aeroporto di Mosca con gli altri amici italiani. Dopo aver trascorso un giorno nella capitale, ci siamo avventurati sul tanto temuto treno cosiddetto “ubriaco”, curiosi ma non molto rassicurati da tale definizione. In realtà ho personalmente vissuto uno dei viaggi più rilassati della mia vita; ero in cuccetta con due simpatici signori originari della Kamčatka, che mi hanno mostrato fotografie di orsi scuoiati mentre mangiavo biscotti e grissini. Ho poi dormito qualche ora, e alle cinque della mattina sono scesa alla stazione di Uneča. Ci aspettavano sulla banchina due figure poco visibili nell’oscurità. Notando che prendevano le nostre valigie con un’inspiegabile sicurezza e le caricavano su di un furgone rosso, li abbiamo seguiti, mossi da una altrettanto inspiegabile fiducia. Queste due fantastiche persone erano Saša, direttore di Novokemp, e Maksim, volontario del campo, i quali ci hanno spiegato poi l’inconfondibile aurea di disorientamento grazie alla quale identificavano ogni straniero.



Il 9 agosto, circa alle 6 della mattina, sono dunque giunta a Novokemp dopo un viaggio tra foreste e campi immensi. La prima visione che ricordo e che tuttora permane nella mente mia è di alberi altissimi, tanto da coprire il cielo, che si intravedeva azzurro attraverso il fogliame. Odore di buono, di naturale, di fresco. Ogni mattina era bello respirare a pieni polmoni, riempiendosi di Russia selvaggia. Entrando nella casetta di legno, la nostra гостиница, è stato come tornare alle vacanze d’infanzia nella baita di montagna: tavolo e pareti in legno, letti a castello con caldi piumoni avvolgenti e un senso di calore. Ed io che pensavo di vivere tre settimane in condizioni piuttosto squallide. Mi manca molto quella casetta, il nostro regno di disordine e confidenze, di chiacchierate con tè bollente tra le mani e tante risate.



Il primo giorno ho poi conosciuto Grigor’evna, la signora addetta alla pulizia dei bagni! Quanto mi manca Grigor’evna... Aveva modi un po’ bruschi, certo, ma solo lei mi ha insegnato la suddivisione dei saluti a seconda dell’altezza del sole nel cielo. Cara, saggia Grigorevna! Inizialmente ricordo che ero piuttosto bloccata nel parlare, avendo terminato il primo anno di russo sapevo dire parole senza nessi logici, dunque la nostra prima conversazione è stata difficoltosa ed imbarazzante. Ho iniziato a rendermi conto dei progressi linguistici quando le sue frasi, talvolta burbere, talvolta gentili, hanno iniziato ad acquistare un senso nella mia mente.

Porto nel cuore molte persone di Novokemp, bambini e volontari. Qualche volta mi trovo a sorridere, mentre verso il tè, frenando l’istinto di riempire altre tazze per gli amici. Sorrido anche quando, non capendo un discorso, mi trovo ad urlare “что??”, oppure quando annuisco ripetendo “да да”. È davvero una reazione automatica, e questo penso sia bellissimo, significa che un po’ di russo ha messo le radici in un angolo della mia mente, e non devo impegnarmi per farlo restare. Per questo devo ringraziare la pazienza di tutti, senza esclusioni, perché nel campo non ho mai percepito barriere linguistiche, nonostante l’evidente divario. Mi sono sempre sentita in armonia, accettata, parte del gruppo, come se fossi in una famiglia un po’ inusuale. I bimbi ripetevano mille volte, e non sto iperbolizzando, domande, discorsi o semplici parole, e nei loro occhi si leggeva tanto divertimento ma anche tanta tenerezza. Ho ricevuto biglietti colmi di tenerezza e ingenuità dalle bambine, che mi abbracciavano e ripetevano quanto bella simpatica carina super fantastica fossi!



I volontari russi del campo sono sempre stati disponibili e molto aperti al dialogo, con alcuni di loro ho instaurato belle amicizie e anche ora ci sentiamo e scriviamo, nonostante la distanza. Organizzare giochi e laboratori con loro è stato divertente e molto educativo, avevano un rigore ed una disciplina a mio parere maggiore rispetto a noi italiani, dunque erano una sorta di modello. Il punto di riferimento per eccellenza di tutti noi era Katja, la nostra mamma russa. Per almeno una settimana dopo il mio ritorno in Italia mi sembrava di sentire la sua voce squillante chiamare: “Ragazze! Gabri!”. Temevamo quel richiamo, soprattutto nei momenti di ozio più totale, ma in fondo è diventato parte indispensabile della giornata, era come la panna sopra il gelato al cioccolato. Katja è stata davvero fantastica con noi, ci ha accudito come figli e divertito con la sua risata sonora e inconfondibile.



Il caldo abbraccio dei bimbi, la condivisione delle proprie vite raccontate in russo italianizzato, la quotidianità scandita dai ritmi del campo, gli spiedini nella notte attorno al fuoco, i bagni nel fiume, i pranzi più veloci del mondo, svegliarsi la mattina con uno scopo meraviglioso nella mente, i neologismi  improbabili coniati nella disperazione, umanità amore amicizia altruismo... Insomma, il viaggio di ritorno sull’elegante treno bielorusso è stato accompagnato da una nuvola di malinconia. Ho tanti ricordi vividi nella mente, ripensando ora al mese in Russia mi sembra ancora molto vicino a me, è come se avessi vissuto una vita parallela che sfiorava il reale odierno. Tutte le parole che si possono pronunciare in merito al campo, i racconti, le fotografie... Nulla può veramente rappresentare e spiegare il vissuto. Forse è bello così, cullare i ricordi personalmente, come fossero bimbi fragili. Non posso reprimere un sorriso quando tali ricordi emergono, mi pervadono sensazioni positive e il mio sguardo vaga lontano, oltre le grigie strade di Milano, oltre i libri universitari, oltre gli alti palazzi. Vedo solo campi, foreste di betulle, manine sporche di pennarello e la volta stellata oltre i rami. Grazie Novokemp!



Camilla Carrara

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